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Virus Cina: vertici politici, ‘limiti e carenze’ in risposta a epidemia

Milano, 4 feb. (Adnkronos Salute) – Ammissioni e operazione di autoanalisi ai vertici della leadership politica cinese. A parlare di “limiti e carenze” nella risposta del Paese all’epidemia di nuovo coronavirus è il Comitato permanente del Politburo, che ha chiesto un miglioramento del sistema di gestione delle emergenze in Cina. E ha anche ordinato un “severo” giro di vite nei mercati illegali degli animali selvatici, dove si pensa che il virus sia emerso.

“È necessario rafforzare la vigilanza del mercato, vietare risolutamente e reprimere duramente il commercio illegale di animali selvatici”, si puntualizza nel rapporto, secondo quanto riporta la ‘Bbc’ online. “In risposta alle carenze dobbiamo migliorare il nostro sistema nazionale di gestione delle emergenze e le nostre capacità nella gestione di compiti urgenti e pericolosi”. La gestione iniziale dell’epidemia da parte del governo del gigante asiatico è stata ampiamente criticata. I funzionari sono stati accusati di aver minimizzato la gravità del virus in un primo momento e, in alcuni casi, di aver tentato di mantenere segrete le notizie.

Un medico di Wuhan che aveva tentato di mettere in guardia i suoi colleghi sull’epidemia alla fine dell’anno scorso è stato accusato di “aver fatto commenti falsi” e la polizia gli ha intimato di fermare quella “attività illegale”. Solo più avanti, a gennaio, il governo ha ordinato l’isolamento virtuale della provincia di Hubei, dove si ritiene abbia avuto origine il virus. L’impatto dell’epidemia è stato forte anche nelle regioni vicine. Hong Kong ha confermato la sua prima morte per nuovo coronavirus. L’emittente Rthk ha riferito che l’uomo di 39 anni era già affetto da una malattia. Aveva visitato Wuhan il 21 gennaio. Hong Kong ha 15 casi confermati e ha sospeso 10 dei 13 valichi di frontiera con la Cina continentale.

Taiwan ha prospettato che a partire da venerdì dovrebbe essere negato l’ingresso a tutti i cittadini stranieri che sono stati nella Cina continentale negli ultimi 14 giorni. Macao – uno dei maggiori centri di gioco dell’Asia – ha anche annunciato che avrebbe temporaneamente chiuso tutti i casinò della regione per una durata di due settimane, con possibilità di estensione del periodo di stop. Nonostante il numero di decessi sia sopra quota 400, secondo le statistiche raccolte dagli esperti il tasso di mortalità del nuovo virus è di circa il 2,1%, molto più basso di quello della Sars che arriva a circa il 9,6%.

Fuori dalla Cina ogni Paese monitora i suoi casi. Dalle Filippine, Paese che ha registrato anche un morto, alla Corea del Sud che riporta il caso di una connazionale risultata positiva al coronavirus dopo aver visitato la Thailandia, territorio con un alto numero di casi. La paziente 42enne è tornata in Corea il 19 gennaio e ha mostrato sintomi il 25 gennaio. Le autorità sanitarie locali ritengono “possibile” che il contagio sia avvenuto appunto durante il suo viaggio in Thailandia. Molte nazioni, intanto, hanno evacuato i loro cittadini dalle aree colpite della Cina, mettendoli spesso in quarantena all’arrivo in patria. E diverse sono le misure messe in campo da ciascun Paese. L’Oms ha avvertito che la chiusura dei confini potrebbe persino accelerare la diffusione del virus, se i viaggiatori entrassero nei Paesi attraverso canali non ufficiali.

Gli epidemiologi ipotizzano che più di 75 mila persone potrebbero essere state contagiate a Wuhan, e le stime dell’università di Hong Kong suggeriscono che il numero totale di casi potrebbe essere molto più alto del dato ufficiale. Secondo gli esperti, è probabile che la maggior parte delle persone infette guarisca completamente come succede per una normale influenza. Un componente della National Health Commission cinese ha affermato che una settimana è risultata sufficiente per una ripresa dai sintomi che si manifestano in forma non grave.