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Vaccini antinfluenzali: a ciascuno il suo. Ovvero: più protezione per tutti, a partire dagli anziani

ritiro-vaccini-influenzaliIl medico deve selezionare i vaccini antinfluenzali più adatti alle diverse tipologie di pazienti. E così anche il Sistema Sanitario Nazionale: deve scegliere accuratamente i prodotti sulla base dei risultati scientifici disponibili, per assicurare che ogni cittadino sia adeguatamente protetto. L’appello a una migliore gestione dei diversi presidi contro l’influenza arriva dal congresso della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Salute Pubblica, dove Paolo Bonanni, professore ordinario del dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Firenze, è intervenuto su questo tema.  

 L’invecchiamento della popolazione come fattore da tenere sempre più in considerazione.

In un’epoca dove l’invecchiamento della popolazione è sempre più marcato – nel 2015 gli italiani over 65 erano il 22%, percentuale in crescita di anno in anno, e gli ultraottantenni il 6,7% – si registra una crescita esponenziale di malati particolarmente fragili, persone cioè colpite da più patologie contemporaneamente, che presentano un quadro clinico complesso e hanno bisogno di assistenza continuativa. Un fenomeno che rappresenta una vera emergenza per il servizio sanitario almeno fino al 2043, anno in cui la crescita degli ultra-65enni si stabilizzerà al 32-33% della popolazione. “In questo contesto, per gli anziani o per quanti sono affetti da patologie croniche, l’epidemia influenzale rappresenta una delle cause principali di ospedalizzazione e di morte”, ha spiegato Bonanni. Oltre alle morti direttamente imputabili a un episodio acuto di influenza o alle polmoniti che spesso si sovrappongono allo stato influenzale, infatti, l’influenza è associata a un aumento di mortalità per cardiopatia ischemica, ictus e diabete. Oltre il 90% delle morti correlate all’influenza coinvolge individui con più di 65 anni.

 L’importanza della protezione attraverso la vaccinazione antinfluenzale

È chiaro quindi quanto sia importante garantire a questa fascia di popolazione la migliore protezione possibile. In Italia sono disponibili quattro tipi diversi di vaccino – split, a subnità, adiuvato e intradermico -. Tutti i presidi contengono i 3 virus indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (due A e un B) mentre solo uno contiene due virus B. “L’obiettivo primario della vaccinazione antinfluenzale è la riduzione di casi di complicanze e morte e in quest’ottica non tutti i vaccini sono uguali e interscambiabili, essendo ognuno più adatto alle esigenze preventive di specifiche fasce di popolazione”, ha sottolineato Bonanni. I dati scientifici indicano chiaramente quanto sia importante, prima di tutto, vaccinare il più alto numero possibile di persone che fanno parte delle categorie considerate a rischio – over 65, malati cronici, donne in gravidanza, operatori sanitari – e poi usare il prodotto più adatto a ogni paziente.

 I benefici della vaccinazione adiuvata negli anziani over 65

Gli anziani, anche se in buona salute, hanno una ridotta capacità di risposta agli stimoli antigenici ed è quindi importante scegliere per loro un vaccino in grado di potenziare la risposta immune: un’azione che si ottiene grazie al vaccino intradermico o adiuvato. “L’immunogenicità del vaccino adiuvato con MF59 è stata studiata in numerosi trial clinici che hanno dimostrato come questo evochi nell’anziano una risposta più elevata rispetto a quelli non adiuvati, non solo nei confronti dei ceppi omologhi circolanti, ma anche verso ceppi “eterologhi”, ha aggiunto Bonanni. Questo vuol dire che il vaccino adiuvato garantisce una risposta allargata, in grado cioè di proteggere anche da virus circolanti che abbiano subito, come spesso accade, delle modificazioni durante la stagione influenzale, mutando leggermente rispetto a quelli contenuti nel vaccino.

 L’efficacia del vaccino adiuvato con MF59 negli anziani è stata studiata negli anni scorsi in Lombardia, dove è stato condotto uno studio[1] che ha coinvolto oltre 170mila pazienti over 65 divisi in due gruppi: vaccinati con adiuvato e vaccinati con vaccino non adiuvato. Sebbene si trattasse di pazienti più fragili, le ospedalizzazioni degli anziani immunizzati con il vaccino adiuvato sono state il 25% in meno di quelle occorse ai pazienti vaccinati senza adiuvante. “I dati di cui disponiamo ci indicano chiaramente quale sia la strategia migliore da seguire per scegliere fra i diversi prodotti disponibili. Così da offrire a ognuno la protezione più elevata”, ha concluso Bonanni.