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Tumori, nanoparticelle a forma di frutto della passione per terapie del futuro

Roma, 16 mag. (AdnKronos Salute) – Piccole particelle, con una forma che ricorda i frutti della passione, potrebbero essere utilizzate per diagnosticare e curare nello stesso tempo alcuni tumori solidi, come quelli testa-collo o del pancreas, attraverso impulsi laser. E’ la ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia: di Pisa, sostenuta dalla Fondazione Airc, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Materials Horizons’. Lo studio è stato coordinato da Valerio Voliani dell’Iit. Grazie anche a un ‘My First Airc Grant’ (Mfag), Voliani ha lavorato per circa quattro anni alla realizzazione e allo studio delle particelle a forma di frutto della passione.

L’obiettivo era trovare nuovi metodi per trattare i tumori in modo localizzato, riducendo gli effetti collaterali delle chemioterapie tradizionali, unendo la terapia del calore con quella farmacologica.

In particolare le nuove nanoparticelle “sono costituite da un involucro di vetro ripieno di particelle d’oro ultrapiccole di dimensione fino a 3 nanometri – sottolinea lo studio – Inoltre rispondono alla luce infrarossa, riscaldandosi localmente temperature elevate, oltre i 43 gradi, così da essere in grado di ‘cuocere’ le proteine interne alle cellule tumorali e, di conseguenza, indurre tali cellule alla morte. Le future terapie oncologiche potrebbero prevedere l’iniezione delle particelle ‘frutto della passione’ nel tessuto malato e la loro attivazione tramite una comune luce laser, simile a quella usata nei dispositivi per la depilazione”.

Il gruppo di ricerca di Voliani ha dimostrato l’efficacia del trattamento in aggregati di cellule tumorali cresciuti in tre dimensioni in laboratorio. I ricercatori del gruppo hanno maturato una notevole esperienza nello sviluppo di questi aggregati cellulari che riproducono il più fedelmente possibile le micrometastasi tumorali. “Si tratta di un metodo di studio innovativo, in accordo con la cosiddetta regola delle 3R (refinement, reduction, replacement) promossa anche dal ministero della Salute per l’individuazione di approcci integrativi, là dove possibile, alla sperimentazione animale”, sottolineano gli scienziati.

Tuttavia alcuni esperimenti in animali di laboratorio sono imprescindibili. In collaborazione con la In Vivo Pharmacology Facility, coordinata da Rosalia Bertorelli dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, il gruppo di Voliani ha dimostrato che le nanoparticelle, dopo essere state iniettate in un organismo animale, sono eliminate attraverso feci e urine, senza il rischio di accumuli potenzialmente tossici. “Questo lavoro avvicina l’applicazione dei nanomateriali metallici alla clinica, prospettando nuove possibilità per i pazienti. Grazie al sostegno di Airc – conclude la nota – Voliani potrà dedicarsi agli ulteriori studi preclinici sull’efficacia terapeutica delle nanoparticelle, così da identificare nei prossimi anni nuove terapie più efficaci e meno invasive per i pazienti”.