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Tumori femminili, infertilità e procreazione medicalmente assistita: a Pisa inaugurata nuova sede del percorso integrato

La preservazione della capacità riproduttiva della donna prima e dopo terapia oncologica, e il percorso assistenziale integrato, che è parte del percorso infertilità e procreazione medicalmente assistita, sono i temi cardine al centro della giornata di lunedì 29 ottobre. All’ospedale Santa Chiara si svolge infatti un incontro formativo dal titolo: “Fertilità nella donna prima e dopo la malattia oncologica” con numerosi esperti che si confrontano su tutti gli aspetti clinici, assistenziali, organizzativi ed etici posti dalla tematica individuata. Durante il convegno è inoltre prevista l’inaugurazione della nuova sede del percorso “Infertilità e procreazione medicalmente assistita”, individuata nell’Edificio 5 (ex Urologia), con ambulatori e sale operatorie (pre-esistenti) dove i pazienti potranno incontrare tutti gli specialisti coinvolti nel percorso. Un leggero restyling con il vantaggio di offrire un unico punto di accoglienza multi specialistico (per giunta vicinissimo ai reparti di Ostetricia e Ginecologia), alle coppie con problemi di infertilità o intenzionati a intraprendere la procreazione medicalmente assistita.

La giornata di studi è stata promossa dal Dipartimento materno-infantile, diretto dal Dr. Claudio Favre e dall’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia 1 universitaria, diretto dal Prof. Giuliano  Giusti (l’incontro si svolge al I piano dell’Edificio 2), con la collaborazione del Dr. Vito Cela, referente per l’Aoup della procreazione medicalmente assistita, del Dr Paolo Artini, del Dr. Nicola Pluchino, della Dr.ssa Federica Pancetti, del Dr. Andrea Michelotti (Oncologia medica), della Dr.ssa  Manuela Roncella, del Centro Senologico, del Prof. Angiolo Gadducci, ginecologo oncologo. L’inaugurazione del percorso allestito all’Edificio 5 è avvenuta invece alle 13, durante la pausa dai lavori congressuali, alla presenza delle autorità e dei professionisti coinvolti.

Oggi i progressi nei trattamenti medico-chirurgici sulle pazienti oncologiche hanno condotto innanzitutto a un allungamento della vita e alla possibilità concreta, una volta finita la terapia e superata la malattia, di intraprendere un cammino per ottenere una gravidanza, grazie alla possibilità di superare gli effetti dei trattamenti terapeutici (chirurgici, con immunosoppressori o farmaci antiblastici, che minano la fertilità) ricorrendo alla crioconservazione di ovociti e tessuto ovarico prima dell’inizio della terapia. Tale possibilità risulta cruciale soprattutto nelle pazienti in età pediatrica che ricevono la diagnosi di malattia oncologica.

Il convegno organizzato mira proprio a far acquisire conoscenze teoriche e aggiornamenti su questi temi: preservazione della fertilità delle pazienti oncologiche, tecniche di procreazione medicalmente assistita, tecniche di crioconservazione per il congelamento di gameti e tessuto ovarico, problematiche medico legali legate alla conservazione del tessuto, effetti delle chemioterapie sull’apparato riproduttivo.

 

Si stima che oggi nel mondo esistano dai 60 agli 80 milioni di coppie non fertili, per cui il fenomeno rappresenta un problema di notevole impatto sulla salute mentale e sul benessere sociale. Mentre la sterilità è l’incapacità di ottenere una gravidanza entro due anni di regolare attività sessuale, l’infertilità è invece l’incapacità della donna di portare a termine la gravidanza. Può essere quindi utile ricorrere a un centro specializzato nella cura di questi problemi, affinché la coppia possa essere aiutata a coronare il proprio desiderio di avere un bambino. L’infertilità nei paesi sviluppati è un problema di consistenti proporzioni ed in forte aumento. Si stima infatti che il 15% delle coppie in età fertile sia affetta da severe disfunzioni riproduttive e che un ulteriore 10% soffra di patologie di gravità più modesta. Gli attuali stili di vita giocano certamente a sfavore della funzione riproduttiva. Per ragioni sociali e professionali molte donne pospongono il desiderio della gravidanza a un’età in cui la fertilità è sensibilmente ridotta. Per quanto riguarda gli uomini, invece, le caratteristiche del seme sono progressivamente peggiorate nel corso degli anni. Fattori ambientali come l’inquinamento possono essere in parte responsabili dell’aumentata incidenza dell’infertilità maschile e femminile; anche il consumo di alcool e sostanze psicotrope ha effetti nocivi sulla fertilità. In ogni caso è difficile risalire sempre a specifiche cause, per l’estrema varietà di agenti a cui siamo esposti quotidianamente. In Italia, si stima che ogni anno 500.000 coppie chiedano un consulto per infertilità. Alla luce delle seguenti osservazioni, nasce l’esigenza di un progetto per garantire la realizzazione di un percorso assistenziale di diagnosi e cura  dell’infertilità, con l’obiettivo di raggiungere elevati standard assistenziali nell’ambito della procreazione medicalmente assistita. Il percorso creato all’interno dell’Aoup offre quindi screening e consulenza alle coppie in cerca di gravidanza.  In questo progetto sono coinvolti i professionisti di tante strutture dell’Azienda ed esso garantisce un’attenta valutazione dell’infertilità, sia che  derivi da fattori femminili, sia che provenga da cause maschili, sia quando la causa sia ignota.

 

E’ ormai chiaro che alterazioni genetiche sono presenti in circa il 15% degli uomini e il 10% delle donne infertili, intendendo per esse sia alterazioni cromosomiche che mutazioni di singoli geni. Ove necessario, quindi, la coppia verrà indirizzata a un’accurata consulenza genetica. In altri casi, invece, sarà sempre il team di specialisti a costruire il percorso diagnostico-terapeutico, sia medico che chirurgico, intorno alla coppia, a seconda delle esigenze. Si prevede quindi un colloquio iniziale con un ginecologo esperto in materia, e poi, attraverso esami clinici e strumentali (diagnostica ecografica, ormonale, endoscopica, andrologica), le consulenze specialistiche che saranno di volta in volta necessarie (biologi, endocrinologi, oncologi, senologi, ematologi, radioterapisti, pediatri, genetisti, psicologi, sessuologi, psichiatri, andrologi, reumatologi, fisiopatologi della riproduzione, ginecologi, infermieri e ostetriche), fino all’individuazione della diagnosi e della terapia, coinvolgendo sempre tutte le figure richieste. La fase diagnostica sarà affiancata dalla possibilità di offrire alla paziente uno step terapeutico anche chirurgico, grazie alla presenza, nei locali del Centro, di sale operatorie e ambulatori chirurgici dove si svolgeranno interventi di chirurgia mini-invasiva per il ripristino della fertilità, come nel caso di dell’endometriosi (isteroscopia e laparoscopie operative). Il tutto allo scopo di garantire al paziente infertile un percorso che lo aiuti nella risoluzione del problema infertilità, sia con un approccio chirurgico, ove necessario, sia con un approccio medico, verso la procreazione medicalmente assistita. Ma il punto di forza di questo percorso è principalmente la preservazione della fertilità nelle donne che iniziano un percorso di cura per la malattia neoplastica, grazie alla multidisciplinarità dell’offerta assistenziale con la collaborazione del team oncologico integrato. Essa permetterà di offrire alle pazienti trattamenti ed opzioni di preservazione e ripristino della fertilità come il congelamento ovocitario e  la crioconservazione del tessuto ovarico, che consiste nella possibilità di mantenere il tessuto gonadico prelevato prima dell’inizio della chemio/radioterapia in una banca di crioconservazione anche per anni. Una volta ottenuta la guarigione dalla malattia oncologica, il tessuto gonadico potrà essere utilizzato ai fini della gravidanza (edm).