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Tumore al polmone: nuovo sondaggio mondiale

pobrane Il sondaggio, effettuato a livello mondiale, ha valutato le percentuali di realizzazione del test per individuare le mutazioni a carico di EGFR e l’approccio terapeutico nella pratica clinica dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato. Per quasi 1 paziente su 4, tra quelli sottoposti al test per la valutazione dello stato mutazionale di EGFR, i risultati non sono giunti in tempo utile per guidare la scelta terapeutica. I risultati di un nuovo sondaggio mondiale condotto sugli oncologi esperti di tumore polmonare indicano che, nonostante l’81% dei pazienti con nuova diagnosi di carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) sia stato sottoposto al test per individuare mutazioni di EGFR, un numero considerevole di essi non ha ricevuto una terapia personalizzata sulla base del tipo di tumore o della sua caratterizzazione molecolare[1] I risultati del sondaggio, promosso da Boehringer Ingelheim, a cui hanno partecipato 562 oncologi di 10 Paesi (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti), sono stati presentati, come late-breaking abstract, nella sessione Migliori Abstract ESMO-IASLC, del  European Lung Cancer Conference (ELCC) 2015, di Ginevra. 

L’indagine ha evidenziato che, in quasi 1 paziente su 4 con NSCLC avanzato, la terapia di prima linea è stata avviata prima che fossero disponibili i risultati del test sulle mutazioni EGFR, con differenze significative fra le varie regioni geografiche (intervallo: dal 12% in Asia al 30% in Europa).1 Le ragioni principali per cui non tutti i pazienti vengono sottoposti al test, sono risultate essere (oltre all’istologia del tumore): “tessuto insufficiente”/”incertezza sul fatto che il tessuto fosse sufficiente”, “scarsa efficienza” e “tempi troppo lunghi per avere i risultati”.

Le linee guida internazionali[2] raccomandano che il test per l’individuazione delle mutazioni EGFR venga eseguito al momento della  diagnosi di NSCLC avanzato, e che i risultati guidino le scelte sulla terapia, per garantire che i pazienti ricevano trattamenti specifici appropriati sulla base del tipo di tumore. Questo è importante perché i pazienti con carcinoma polmonare avanzato con mutazione EGFR possono trarre benefici in termini di  sopravvivenza libera da progressione della malattia e qualità di vita attraverso terapie target, rispetto alla chemioterapia standard.2  Inoltre, dati recenti hanno mostrato che una specifica terapia target ha aumentato la sopravvivenza complessiva dei pazienti con la mutazione più frequente (Del19) rispetto alla chemioterapia.[3]

Il NSCLC è la forma più diffusa di tumore polmonare.[4] Mutazioni specifiche di questo tumore, note come mutazioni EGFR, vengono riscontate nel 10-15% dei pazienti caucasici e nel 40% di quelli asiatici.[5] Ci sono diversi tipi di mutazioni EGFR, le più comuni sono le delezioni dell’esone 19 (Del19) e la mutazione L858R dell’esone 21 .[6]

Il Professor Gerd Stehle, Vice Presidente Medicine Therapeutic Area Oncology di Boehringer Ingelheim ha poi commentato che “l’impegno della ricerca sul tumore polmonare da parte di Boehringer Ingelheim va al di là degli studi clinici. Questa indagine mondiale fa parte delle attività che conduciamo costantemente per approfondire le  conoscenze sulla pratica clinica, utilizzando queste informazioni per rispondere al meglio alle necessità dei pazienti e di chi se ne prende cura”.

Italia

Per quanto riguarda i risultati relativi all’Italia, si evidenzia che il test per la mutazione EGFR prima della terapia di prima linea viene effettuato nel 79%  dei casi (in confronto al 77% della media europea).

In aggiunta, nel 67% dei casi è stato effettuato il test e i risultati sono stati disponibili prima dell’inizio della terapia di prima linea rispetto ad una media europea del 57%.

“In Italia un’elevata percentuale di pazienti affetti da tumore polmonare viene sottoposta al test per la mutazione del fattore di crescita epidermico (EGFR) – sottolinea la Professoressa Silvia Novello, Presidente di WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe) – ma ci sono pazienti (e familiari) che richiedono di iniziare subito la terapia di prima linea, senza attendere l’esito del test. Alla luce dei dati emersi da questo lavoro presentato credo che ci siano alcuni concetti importanti da sottolineare nell’interesse dei pazienti: oggi esistono terapie mirate per alcuni tipi di tumore polmonare e i casi con mutazione di EGFR ne sono un esempio, che traggono beneficio da un trattamento specifico, fin dal momento della diagnosi. E’ fondamentale che tutti gli elementi necessari per impostare una terapia vengano acquisiti prima di iniziare la terapia stessa e, pur comprendendo lo stato di angoscia che accompagna quei momenti, è necessario aspettare quel tempo tecnico per la realizzazione di tutti i test, compreso quello per la mutazione di EGFR, che ormai in Italia è in media pari a una settimana.”

Il sondaggio

Con l’intento di approfondire le conoscenze sulla diagnosi, sul test per le mutazioni e sul trattamento dei pazienti con NSCLC avanzato, è stato condotto, a livello mondiale, un sondaggio online su 562 medici in 10 Paesi (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti). Il sondaggio, che si è svolto tra dicembre 2014 e gennaio 2015, ha valutato la prevalenza del test per individuare le mutazioni EGFR, l’atteggiamento e le barriere nei confronti del test, e il modo in cui i risultati del test influenzano la scelta della terapia.

Infografica sul sondaggio: http://www.lifewithlungcancer.info/egfrtestingItaly.html

Boehringer Ingelheim in Ambito Oncologico

http://newscentre.boehringer-ingelheim.com/education_hub1/oncology/backgrounder/bi_oncology_backgrounder.html

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