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Tumore al polmone: 38.500 nuove diagnosi in Italia nel 2012 con un aumento maggiore soprattutto tra le donne

Il carcinoma polmonare rappresenta uno dei big killer mondiali: nel 2012 in Italia, dove rappresenta il terzo tumore più diffuso,  un quarto delle nuove diagnosi sono state registrate tra la popolazione femminile.I progressi fatti nel corso degli ultimi anni sulla biologia del tumore al polmone – afferma il Prof. Federico Cappuzzo, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica “Istituto Toscano Tumori-Ospedale Civile” Livorno – “consentono oggi di usare farmaci biologici che risultano non solo più efficaci della chemioterapia ma anche meno tossici e con il vantaggio della somministrazione orale“.

Durante le giornate nazionali del malato oncologico, l’associazione Walce Onlus vuole lanciare un appello: “Piuttosto che stigmatizzare la malattia,” – afferma Silvia Novello pneumo oncologa presso l’A.O.U. San Luigi di Orbassano (TO) e presidente di Walce Onlus – “andrebbero attuate campagne contro il fumo a livello capillare e questo andrebbe fatto sin dall’età infantile, visto che molti approcciano la prima sigaretta già in età adolescenziale“. Il tumore al polmone, con le 38.500 nuove diagnosi registrate in Italia nel 2012, di cui un quarto tra le donne (circa 9.600),[1] risulta essere il terzo tipo di tumore più frequente nel nostro Paese.

Dai dati relativi al 2012 emerge quindi un aumento del 14,6% del numero di casi si tumore al polmone rispetto al 2000, quando erano 33.570. La differenza è ancora più marcata se si prende in considerazione la popolazione femminile: dal 2000 al 2012 i casi di tumore al polmone sono aumentati del 57,8% passando da 6.080 a 9.600, anche se i più colpiti restano gli uomini con 28.900 casi. [2]

 L’aumento dell’incidenza di tumore al polmone nella popolazione femminile può essere messa in relazione all’andamento del principale fattore di rischio, il fumo di sigaretta. Negli ultimi decenni, infatti, mentre l’abitudine al fumo mostra un trend in discesa per gli uomini, si assiste viceversa a un aumento della percentuale delle fumatrici.[3]

Considerata la stretta correlazione fra il tumore del polmone e  l’abitudine tabagica” – ricorda Silvia Novello – “il tumore polmonare viene ancora considerato ‘una colpa’, soprattutto rispetto ad altre malattie tumorali in cui non vi siano fattori di rischio legati ad un ‘vizio’Oltre a ciò – conclude Silvia Novello – non va trascurato che il 15% circa dei pazienti affetti da questa malattia non ha mai fumato e che di questi pazienti la maggior parte sono donne“.

Le opzioni terapeutiche per il trattamento del tumore al polmone variano in base al tipo e allo stadio del tumore, alle sue dimensioni, alla posizione all’interno del polmone, alla sua possibile diffusione ad altre parti del corpo e alla condizione fisica del paziente. Nei casi di tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) un’alternativa alla chemioterapia è costituita dalla terapia biologica che stimola il sistema immunitario per inibire la crescita e la diffusione del tumore colpendo il “bersaglio” contro cui è diretta, presente solo nelle cellule tumorali.

In particolare” – dichiara il Prof. Cappuzzo – “l’erlotinib si è rivelato particolarmente efficace nei pazienti con la mutazione di uno specifico gene, l’EGFR, ma anche in pazienti privi di tale mutazione”.

 A breve erlotinib sarà disponibile anche per il trattamento in prima linea del NSCLC localmente avanzato o metastatico con mutazioni attivanti dell’EGFR, una proteina che si estende per tutta la membrana cellulare e che, legandosi al fattore di crescita epidermico (EGF), può condurre ad una crescita del tumore e allo sviluppo di metastasi.

La registrazione di erlotinib come trattamento di prima linea – spiega il Prof. Cappuzzo – “rappresenta un’importante nuova possibilità terapeutica per tutti i pazienti affetti da carcinoma polmonare con mutazione di EGFR. Il farmaco” – conclude il Prof. Cappuzzo – “offre infatti la possibilità di controllare per un tempo più lungo rispetto alle altre terapie tradizionali, e con scarsa tossicità, una malattia estremamente aggressiva per la quale in passato esistevano solo trattamenti endovenosi difficilmente tollerati dal paziente”.

 Fattori di rischio e sintomi

Il tumore al polmone si divide in due forme principali: il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) e il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), che costituisce la forma più comune con l’85% dei casi.[4]

 Il fumo di sigaretta rappresenta il più consistente fattore di rischio al quale sono ascrivibili l’85-90% di tutti i carcinomi polmonari. Inoltre il fumo passivo fa aumentare del 20% la probabilità di sviluppare il cancro al polmone nei coniugi di fumatori. Oltre al fumo gli altri fattori di rischio sono l’inquinamento atmosferico, l’esposizione a sostanze tossiche (es. radon, metalli pesanti) e i processi infiammatori cronici (come ad esempio la tubercolosi).[5]

 I sintomi più comuni del tumore al polmone non sempre si manifestano con chiarezza e possono essere simili a quelli di altre malattie. Ciò significa che a volte sono trascurati, e questo è uno dei motivi per i quali molti pazienti si recano dal medico solo nella fase avanzata della malattia. I sintomi più comuni del cancro al polmone sono mancanza di respiro e/o affanno, tosse cronica e/o ripetuti attacchi di bronchite, raucedine della voce, dolore toracico, perdita di peso e di appetito senza una ragione apparente.[6]

 Mutazione dell’EGFR

Alcune forme di tumori NSCLC sono caratterizzati da mutazioni attivanti del recettore del fattore di crescita epidermico (EGF) che modifica le strutture della proteina EGFR conducendo ad una accelerazione della crescita e della divisione cellulare e allo sviluppo di metastasi (con diffusione del tumore ad altre parti dell’organismo). Il tumore NSCLC con mutazioni attivanti dell’EGFR è considerato una forma geneticamente distinta ed è più comune nei non fumatori, nei pazienti con adenocarcinoma, nelle persone di origine asiatica  e nelle donne.[7],[8]

 Il Gruppo Roche

Con sede centrale a Basilea, Svizzera, Roche è leader nell’area salute dove opera nei settori farmaceutico e diagnostico con un forte orientamento alla ricerca. Roche è la più grande azienda di biotecnologie al mondo, con farmaci innovativi nelle aree oncologia, virologia, malattie infiammatorie, metabolismo e sistema nervoso centrale. E’ leader mondiale nella diagnostica in vitro, nella diagnostica istologica del cancro ed è all’avanguardia nella gestione del diabete. Fornire farmaci e strumenti diagnostici che permettano miglioramenti tangibili della salute, della qualità di vita e della sopravvivenza dei pazienti è la strategia di Roche nella Medicina Personalizzata. Roche conta oltre 80.000 dipendenti nel mondo e nel 2009 ha investito quasi 10 miliardi di franchi svizzeri in ricerca e sviluppo registrando un fatturato di 49,1 miliardi di franchi svizzeri. Roche è proprietaria di Genentech, negli Stati Uniti, e ha interessi di maggioranza in Chugai Pharmaceutical, Giappone.

Ulteriori informazioni: www.roche.com 

 Roche Italia

Il Gruppo Roche è presente in Italia dal 1897. Oggi è attivo con le sue due competenze, quella farmaceutica rappresentata da Roche S.p.A. e quella Diagnostica, rappresentata da Roche Diagnostics S.p.A.

Roche S.p.A. produce e commercializza prodotti farmaceutici ed è la prima azienda in Italia nel settore ospedaliero e in oncologia. E’ leader nell’area dell’anemia e dei trapianti e nell’area delle epatiti; ha inoltre un’importante presenza nell’area emergente della reumatologia. Tra la sede di Monza e l’impianto produttivo di Segrate (Milano) oggi Roche S.p.A. conta 1.181 dipendenti.

Roche Diagnostics S.p.A. – E’ leader della diagnostica in vitro, con un portafoglio prodotti unico. Grazie all’attività svolta da più di 600 collaboratori tra dipendenti ed agenti fornisce un ampissimo range di prodotti e servizi innovativi rivolti a ricercatori, medici, pazienti, ospedali e laboratori.