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Tecniche innovative in chirurgia vascolare

Minore invasività e maggiore sicurezza. Riduzione della permanenza in ospedale e migliore recupero post operatorio. Sono state queste le linee direttrici su cui si è sviluppata la Chirurgia Vascolare dell’Ospedale di Pistoia diretta dal dottor Alfredo Sabato. L’anno 2011 è stato decisivo: i chirurghi vascolari, insieme alle equipe infermieristiche, agli operatori delle sale di emodinamica, ai neurologi, ai diabetologi, ai ferristi e agli anestesisti, hanno compiuto notevoli progressi con le nuove tecnologie e le innovative metodiche operatorie. Sono stati realizzati nuovi percorsi assistenziali che hanno portato numerosi vantaggi per i pazienti. In un solo anno dal suo arrivo il dottor Sabato è riuscito a modificare i trattamenti nei confronti dei pazienti vascolari, con interventi che nel passato richiedevano un impatto anestesiologico e chirurgico notevoli.  

L’attività si è sviluppata all’interno dell’area Funzionale Chirurgica di cui è responsabile il dottor Sandro Giannessi in stretta collaborazione con l’unità operativa Diagnostica ed Interventistica del cuore e dei vasi diretta dal dottor Marco Comeglio. 

L’indirizzo multidisciplinare e l’integrazione tra gli staff delle diverse unità operative hanno ottenuto il pieno sostegno della direzione sanitaria diretta dalla dottoressa Silvia Briani, la quale vede nell’attuale assetto organizzativo e di cura della Chirurgia vascolare uno dei punti di forza dell’intera area chirurgica che ha saputo assecondare questi importanti cambiamenti anche in previsione della realizzazione del Nuovo Ospedale di Pistoia.   

Trattamento degli aneurismi aorta addominale. Oggi all’Ospedale di Pistoia con le tecniche endovascolari (EVAR o Endo Vascular Aneurism Repair), l’invasività è ridotta al minimo, l’anestesia è locale o loco-regionale, l’impatto chirurgico è paragonabile ad un intervento per ernia inguinale. la ripresa funzionale è di circa 7 giorni con tempo di permanenza in ospedale di 3 giorni.

Prima gli aneurismi  venivano curati quasi esclusivamente con apertura della cavità addominale, in anestesia generale, e la ripresa funzionale del paziente avveniva in uno o più mesi con permanenza in ambiente ospedaliero da10 a15 giorni.  

Patologie ostruttive delle arterie degli arti inferiori. Anche queste patologie ora sono trattate con le tecniche endovascolari (PTA, stenting), sviluppate in collaborazione con l’Emodinamica. I pazienti sottoposti all’intervento trascorrono una sola notte di ricovero, l’anestesia è locale e la ripresa funzionale quasi immediata. In questo ambito è stato elaborato un ulteriore percorso assistenziale condiviso con in gli Internisti e i Diabetologi che ha prodotto come risultato una riduzione notevole delle amputazioni d’arto per arteriopatia periferica. Prima dell’avvento della  chirurgia endovascolare, ai pazienti veniva praticato un by-pass in vena autologa o con materiale sintetico (Goretex) con lunghi tempi chirurgici e lenta ripresa funzionale del paziente.  

Prevenzione ictus ischemico. Innovazioni ulteriori sono state apportate nella prevenzione dell’ictus ischemico cerebrale con le nuove tecniche di monitoraggio cerebrale in corso di chirurgia carotidea. Durante tale tipo di intervento chirurgico si utilizza un duplice monitoraggio del paziente con i potenziali evocati (PES) e con l’ossimetria cerebrale transcutanea (NIRS). Questo permette di ridurre i rischi intraoperatori ischemici a carico del tessuto cerebrale a meno dell’1 %. Sempre in collaborazione con l’Emodinamica è iniziato il trattamento endovascolare con lo stenting carotideo (CAS), ove questo sia possibile, con riduzione dell’impatto chirurgico. La degenza di questi pazienti è in ogni caso bassa: 2 giorni di ricovero post-operatori. Con il Pronto Soccorso e con l’unità operativa di Neurologia è stato condiviso un percorso assistenziale per la prevenzione dell’ictus che ha portato ad intervenire sui pazienti sintomatici entro una settimana dall’evento ischemico.

La patologia venosa. Per il trattamento delle varici degli arti inferiori attualmente è possibile eseguire l’intervento di safenectomia (asportazione della vena safena) con l’utilizzo della Radiofrequenza. Questa nuova metodica ha migliorato il risultato estetico e funzionale ricorrendo a minime incisioni chirurgiche ed alla obliterazione della vena grande safena senza il trauma del tradizionale “stripping”. Per questa nuova tecnica non è necessaria la preparazione chirurgica della regione inguinale e l’intervento viene eseguito in anestesia locale con ripresa funzionale immediata, il regime di ricovero può quindi essere di tipo ambulatoriale.

Qualche dato di attività: Nell’anno 2011 sono stati effettuati 343 ricoveri, 1221 esami ecocolordoppler per gli esterni, 404 visite specialistiche per esterni, 68 intereventi per patologia ostruttiva dell’arteria carotide (circa il 10 % con approccio endovascolare), 31 interventi per aneurisma dell’aorta addominale (circa l’84 % con tecnica endovascolare), 73 interventi per patologia ostruttiva degli arti inferiori (circa il 70 % con tecnica ibrida o endovascolare) e 124 interventi per varici degli arti inferiori.