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Studio made in Parma pubblicato su Jama Internal Medicine erca

Il Gruppo di ricerca della Geriatria e Clinica Geriatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma ha pubblicato gli esiti di uno studio osservazionale sulla relazione tra uso di inibitori di pompa protonica (PPI) e mortalità, condotto in 11 reparti di Medicina Interna e Geriatria e in 3 reparti di Lungodegenza italiani. L’impiego di PPI ha subìto un costante incremento nel nostro Paese, benché nella popolazione anziana comporti un rischio elevato di eventi avversi.

È apparso recentemente sulle prestigiose pagine di JAMA Internal Medicine l’articolo a firma del Gruppo di ricerca della Clinica Geriatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di ParmaProton Pump Inhibitors and Risk of 1-Year Mortality and Rehospitalization in Older Patients Discharged From Acute Care Hospitals”. Prima firma, il professor Marcello Maggio, Ricercatore Professore della Scuola di Specializzazione di Geriatria dell’Ateneo diretta dal Professor Gian Paolo Ceda.

 
L’indagine, condotta in concerto con l’Italian National Research Council of Aging (INRCA) di Ancona e il National Institute on Aging di Baltimora (USA), ha studiato la relazione tra l’uso di inibitori di pompa protonica (PPI) e mortalità in 491 pazienti ultra-65enni con elevato grado di comorbidità e in polifarmacoterapia: “I PPI, noti soppressori dell’acidità gastrica ed efficaci nel trattamento acuto delle ulcere gastro-duodenali e della malattia da reflusso gastro-esofageo – raccontano i professori Marcello Maggio e Fulvio Lauretani, della Scuola di Specializzazione di Geriatria – sono ampiamente utilizzati soprattutto nella popolazione anziana; il loro impiego è aumentato negli ultimi anni ed è addirittura triplicato tra il 2003 e il 2011. Tuttavia l’utilizzo di questi farmaci, specie in qualità di gastroprotettori, risulta frequentemente inappropriato e protratto nel tempo dopo l’ospedalizzazione”.

L’indagine ha evidenziato infatti un aumento superiore al 50% del rischio di mortalità tra gli utilizzatori di inibitori di pompa protonica nell’anno successivo alla dimissione. “I dati suggeriscono”, continuano i due Professori, “che l’uso di PPI andrebbe maggiormente monitorato ed eventualmente interrotto”. In particolare, sottolineano i due professori “occorre fare attenzione al dosaggio: i PPI sono spesso prescritti ad alto dosaggio nella copertura gastrica di pazienti che fanno uso cronico di antiaggreganti, anticoagulanti orali e corticosteroidi”. Nel caso di pazienti anziani con comorbidità e in polifarmacoterapia, l’attenzione deve essere massima: “Queste categorie”, specificano gli esperti, “sono a rischio e meglio rispecchiano il real clinical world delle corsie dei Reparti di Geriatria e Medicina”.

 Lo studio si inserisce nell’ambito di un ampio progetto ministeriale assegnato all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma Effects of proton pump inhibitors on mortality and rehospitalization in older subjects: focus on the insulin like growth factor system and implications for health care system”. Tra i principali investigator del progetto, che ha avuto dal Ministero della Salute un finanziamento di 150.000 euro, ritroviamo il professor Lauretani: “Nel corso di questo studio”, ci spiega, “saranno anche testati meccanismi di modulazione, ormonali e nutrizionali, attraverso cui l’uso cronico di questi farmaci può concorrere all’incremento di eventi avversi”.

 

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