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Studio italiano, farmaco anti-impotenza tadalafil efficace nel diabete

Roma, 17 giu. (Adnkronos Salute) – L’uso quotidiano di tadalafil si candida ad essere una nuova opzione terapeutica per le complicanze cardiache, renali e immunitarie del diabete, ma con benefici diversi, in uomini e donne. Il farmaco, un inibitore dell’enzima della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE5i), inizialmente indicato per la disfunzione erettile, ottimizza la dinamica della contrazione cardiaca negli uomini ma non nelle donne in menopausa. In ogni caso, migliora la funzione immunitaria e renale di uomini e donne, rivelando una specificità sessuale e tissutale finora sconosciuta. Sono questi i principali risultati dello studio clinico italiano pubblicato su ‘Science Translational Medicine’.

“È un esempio molto interessate di drug repurposing, cioè di riposizionamento farmacologico, un tema di cui si discute molto anche nell’ambito del Pnrr perché l’impiego, con nuova indicazione, di un farmaco già in commercio è un modo rapido per tradurre le ricerche scientifiche in benefici per il paziente, con risparmio di tempo, risorse e minimo impatto ambientale”, spiega Andrea Isidori, Ordinario di Endocrinologia presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma Sapienza e presidente della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità e coordinatore dello studio appena pubblicato.

Il carico di malattie cardiovascolari legate al diabete è in aumento e la nefropatia diabetica è la prima causa di dialisi. L’infiammazione cronica di basso grado determina un danno cardiaco (cardiomiopatia diabetica) e renale, contro il quale non ci sono attualmente dei trattamenti efficaci.

Il lavoro, dal titolo ‘Sex-specific effects of daily tadalafil on diabetic heart kinetics in Recogito, a randomized, double-blind, placebo-controlled trial’ è frutto di una ricerca indipendente dell’Università Sapienza di Roma, ideata e condotta al Policlinico Umberto I della Capitale che ha coinvolto un team di ricercatori a livello nazionale. “Una volta scaduto il brevetto – spiega Isidori – è possibile svolgere sui farmaci la ricerca indipendente. La classe di farmaci PDE5i a cui appartiene tadalafil – continua – era stata inizialmente sviluppata per l’angina cardiaca. L’effetto collaterale pro-erettile ha distolto l’attenzione degli studi da quello per cui era stato inizialmente indagato”.

Il gruppo indipendente ha continuato a esplorare il potenziale dei PDE5i. “In primo luogo – precisa Isidori – abbiamo pubblicato i loro effetti anti-rimodellamento vascolare (su ‘Circulation’), quindi l’efficacia nello scompenso cardiaco (‘Bmc-Medicine’) e nella nefropatia diabetica (‘Scientific-Report’). In ‘Science Translational Medicine’, abbiamo completato la parte più difficile, documentando la specificità del sesso e dei tessuti. Identificando un complesso dialogo incrociato tra i cambiamenti renali e cardiaci dovuti al diabete. Indagando eventuali marcatori molecolari, abbiamo identificato klotho e le sottopopolazioni monocitarie come nuovi attori in questo contesto. Abbiamo quindi dimostrato che il tadalafil inverte i cambiamenti indotti dal diabete. Ma non tutti migliorano allo stesso modo perché c’è una differenza di sesso”.

Lo studio italiano ha arruolato 122 soggetti, uomini e donne, con diabete (età 45-80 anni) e cardiomiopatia diabetica. A metà è stato dato il tadalafil una volta al giorno e all’altra il placebo. “Abbiamo scelto questo PDE5i perché ha un’emivita più lunga – osserva Isidori – e rimane in circolo per un tempo superiore alle 24 ore, dopo singola assunzione”. A distanza di 5 mesi “abbiamo osservato cosa accadeva a livello del cuore – continua l’esperto- come si modificava la contrazione cardiaca che è tipica del cuore del paziente diabetico, con movimenti rotatori complessi visibili alla risonanza magnetica”. I ricercatori hanno visto che negli uomini che assumevano tadalafil migliorava la modalità di contrazione, si invertiva il movimento che era stato alterato a causa del diabete, tornando quasi a normalizzazione.

“Nelle donne, questo fenomeno sul cuore non si è verificato – sottolinea Isidori -. Abbiamo scoperto il perché: erano tutte donne in menopausa. Questo elemento presuppone che ci sia un ruolo degli ormoni femminili sulla responsività cardiaca. In entrambi i sessi c’è stato però un miglioramento a livello renale e dei parametri legati all’infiammazione cronica caratteristica del paziente diabetico. “Il lavoro di fatto dimostra un’azione tessuto e sesso specifica del farmaco e rende più vicina la medicina di precisione, adattata sul singolo paziente”, sintetizza.

“I candidati ideali per ulteriori studi, necessari per l’autorizzazione della nuova indicazione per la prevenzione primaria, sono gli uomini con diabete che iniziano a sviluppare disfunzione erettile e ipertrofia cardiaca. Nelle donne- aggiunge l’andrologo – può avere effetti benefici a livello cardiaco prima della menopausa o in perimenopausa ovvero nel caso in cui abbiano problemi renali come nefropatia diabetica. Rispetto ad altri farmaci, il rapporto costo-efficacia dei PDE5i è vantaggioso perché, con la scadenza del brevetto, sono diventati estremamente economici. Il tadalafil – conclude Isidori – diventa un’alternativa conveniente anche perché gli effetti avvengono in modo indipendente dalla glicemia quindi può essere combinato con le cure ipoglicemiche disponibili”.