Vai al contenuto

Sclerosi multipla, riflettori puntati sull’atrofia cerebrale

La perdita di volume cerebrale sarà un parametro chiave in futuro

sm_1In Italia, ogni 4 ore viene diagnosticato un nuovo caso di sclerosi multipla, la più frequente causa di disabilità nella persona giovane. Tra le misure del danno provocato dalla malattia l’atrofia cerebrale risulta in primo piano.La perdita di volume cerebrale o atrofia si sta affermando come il parametro di RMN maggiormente associato alla progressione della disabilità. Nei pazienti con sclerosi multipla l’atrofia cerebrale è da 3 a 5 volte più rapida rispetto a quanto si osserva nelle persone sane ed è associata a perdita di funzioni cognitive e disabilità.

Il Convegno Nazionale Questione di sostanza, supportato da Novartis, ha fatto il punto sulla correlazione tra sclerosi multipla e perdita di volume cerebrale, sui metodi di misurazione e sul ruolo dell’atrofia cerebrale nelle scelte terapeutiche.La perdita di volume cerebrale (atrofia) non è ancora un parametro d’impiego routinario, ma si appresta a diventare un innovativo indicatore prognostico di disabilità a lungo termine e di efficacia nelle terapie disease-modifying (DMTs). Presentati al Convegno i risultati di una survey condotta a livello nazionale per delineare lo stato delle conoscenze sull’atrofia cerebrale tra i neurologi italiani. Approfondire la correlazione tra perdita di volume cerebrale e sclerosi multipla e valutare il ruolo dell’atrofia cerebrale come predittore di disabilità a lungo termine e misura di efficacia nella scelta delle terapie. Questo l’obiettivo del Convegno Nazionale “Questione di Sostanza. Rilevanza clinica dell’atrofia cerebrale nella sclerosi multipla” che si è tenuto a Milano a Palazzo Serbelloni con la partecipazione di 200 clinici e ricercatori della Neurologia italiana.

Nella due giorni di lavori si è fatto il punto sui più recenti dati e acquisizioni di letteratura, sul ruolo della valutazione dell’atrofia cerebrale, sull’evoluzione delle tecniche di misurazione e sul significato attuale e futuro dell’atrofia cerebrale, che si va affermando per la sclerosi multipla come uno dei migliori indicatori di progressione della disabilità a lungo termine ed è argomento di grande interesse all’interno della comunità scientifica internazionale dedicata allo studio e alla cura di questa patologia.

La possibilità di individuare precocemente la fase degenerativa della malattia ha chiare implicazioni terapeutiche in quanto può orientare la scelta del trattamento rendendo quindi possibili strategie difensive con un notevole anticipo rispetto a quanto accade in altre malattie degenerative.La sclerosi multipla è una malattia autoimmune cronica del sistema nervoso centrale, progressiva e talvolta fortemente invalidante, che nel nostro Paese colpisce circa 70.000 persone, in Europa quasi mezzo milione, la maggior parte in età giovane-adulta.  Da tempo è emersa la correlazione tra questa patologia e la perdita di volume cerebrale, correlazione che inizia ad essere nota ai clinici impegnati sul fronte della sclerosi multipla: la survey nazionale presentata al congresso, condotta tra gli specialisti che hanno partecipato agli incontri locali, mostra che il 98% dei clinici riconosce ad esempio una correlazione tra l’atrofia cerebrale e il deficit cognitivo.

«Nei pazienti con sclerosi multipla la perdita di volume cerebrale è da 3 a 5 volte più rapida rispetto a quanto osservato in persone sane di pari età, si può riscontrare già nelle fasi iniziali della malattia e prosegue per tutto il suo decorso, associandosi alla disabilità e alla compromissione cognitiva» – afferma Giancarlo Comi, Professore ordinario di Neurologia, Dipartimento neurologico, Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE) Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico San Raffaele di Milano. «L’obiettivo del Progetto “Questione di Sostanza” è accrescere le conoscenze su questa peculiare caratteristica della sclerosi multipla, approfondire le conoscenze sui meccanismi che sottendono lo sviluppo dell’atrofia, valutare l’utilizzazione di questo parametro nel contesto clinico, dibattere sui problemi tecnici e metodologici».

Sul singolo paziente con sclerosi multipla oggi non è ancora possibile misurare con sufficiente accuratezza la perdita di volume cerebrale e i neurologi non hanno a disposizione un indirizzo condiviso sui metodi di misurazione e interpretazione dei dati, per cui l’atrofia cerebrale non è al momento un parametro d’impiego comune nel monitoraggio della malattia e degli interventi terapeutici. Tuttavia anche la semplice valutazione visiva di questo parametro può contribuire ad orientare le decisioni terapeutiche.

«Sappiamo però che nella sclerosi multipla, come in altre patologie neurodegenerative, maggiore è la perdita di tessuto cerebrale più importante sarà la probabilità di sviluppare una disabilità» – fa notare Nicola De Stefano, neurologo del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Neuroscienze dell’Università degli Studi di Siena. «Oggi è importante considerare l’atrofia come il parametro di risonanza magnetica nucleare (RMN) maggiormente associato alla progressione della malattia e alla disabilità a lungo termine. Sempre più dovremo prenderla in considerazione come parametro di efficacia nella scelta terapeutica. La terapia orale attualmente disponibile per la sclerosi multipla ha dimostrato di ridurre il tasso di atrofia cerebrale nei trial clinici di fase III».

La perdita di volume cerebrale sarà quindi un parametro chiave nel futuro del trattamento della sclerosi multipla: è fondamentale perciò che le conoscenze degli specialisti in materia siano alimentate da un confronto continuo e costante. 

Argomenti