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Scienza: esperimento insegna a combattere fake news, ‘incentivi monetari aiutano’

Milano, 13 apr. (Adnkronos Salute) – “Incentivi monetari simbolici” possono aiutare chi nuota negli oceani di Internet a non cadere nella rete delle bufale online. E’ uno dei suggerimenti che arriva da un esperimento sul contrasto alle fake news, guidato dall’università Vita-Salute San Raffaele di Milano e pubblicato su ‘Scientific Reports’ (gruppo Nature). Il test ha coinvolto oltre 5mila partecipanti del Regno Unito, reclutati tramite la piattaforma Prolific.co.

L’obiettivo dello studio – intitolato ‘Lateral reading and monetary incentives to spot information about science’ e coordinato Carlo Martini, responsabile del progetto ‘Behavioral Tools for Building Trust’ che ha finanziato il lavoro e membro del Centro di ricerca di epistemologia sperimentale e applicata (Cresa) dell’ateneo di via Olgettina – era quello di supportare gli internauti nel riconoscere falsi contenuti scientifici in Rete, applicando le tecniche utilizzate dai fact checker professionisti. Tra le metodologie di fact checking – spiegano da UniSr – tre sono considerate fondamentali: la consultazione della stessa notizia su altri siti, attraverso la cosiddetta ‘lettura laterale’; il controllo della fonte (la sua identità politica, i suoi interessi), e quella che viene chiamata ‘astensione dal click’, cioè evitare di cliccare immediatamente sui primi risultati che un motore di ricerca presenta, perché non sempre veritieri.

Per osservare il comportamento degli utenti di fronte alle notizie diffuse online, gli studiosi hanno pensato di proporre mediante una simulazione di Facebook molto fedele una serie di articoli pubblicati realmente da svariate testate, riguardanti i più disparati argomenti scientifici. Alcune notizie erano scientificamente provate, altre erano vere e proprie fake news. Gli utenti sono stati incentivati ad applicare le tecniche di fact-checking sia tramite remunerazioni economiche sia attraverso finestre pop-up che, con una serie di domande, ricordavano di verificare l’accuratezza delle informazioni prima di ricondividerle. Dall’esperimento è emerso che “entrambe le metodologie sono efficaci, soprattutto se combinate tra loro”, evidenziano gli autori.

“La disinformazione scientifica – ricordano i ricercatori – contribuisce a creare un clima di sfiducia della società nei confronti della scienza, creando tensioni nel dibattito su temi fondamentali come vaccini, adozione di misure per far fronte ai cambiamenti climatici, politiche sanitarie e sociali”. Quindi “risulta fondamentale trovare delle metodologie atte a contrastare le fake news ed educare gli utenti a una corretta verifica delle fonti.”

In conclusione, gli autori dello studio suggeriscono per il futuro di “utilizzare incentivi monetari simbolici che, combinati con opportune tecniche di fact-checking, possono contrastare la disinformazione e incoraggiare gli utenti a porre maggiore attenzione alla pertinenza dei contenuti condivisi”.