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Sanità: Salutequità, dopo 5 anni piano cronicità lento e a macchia leopardo

Roma, 15 set. (Adnkronos Salute) – Il Piano nazionale della cronicità oggi compie cinque anni esatti ma la sua attuazione è a lentezza cronica e e a macchia di leopardo. Lo denuncia Salutequità sostenendo la necessità di un finanziamento specifico nella prossima legge di Bilancio, un suo aggiornamento e una relazione del ministero della Salute sullo stato di attuazione. Un Piano “tanto importante quanto ancora troppo disatteso – sottolinea l’associazione – e visto l’impatto delle cronicità sul livello di salute delle comunità e sulla sostenibilità del Ssn, il livello di attenzione al tema deve necessariamente e velocemente aumentare, soprattutto ora alla luce degli investimenti sull’assistenza sanitaria territoriale previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e delle cure mancate dovute all’emergenza Covid.

L’associazione – ‘laboratorio’ per l’analisi dell’andamento e dell’attuazione delle politiche sanitarie e sociali e per la loro innovazione – ricorda infatti come, secondo il monitoraggio sulla spesa farmaceutica dell’Aifa, nel periodo gennaio-marzo 2021, si sia ridotto di oltre 10 milioni il numero assoluto di ricette rispetto allo stesso periodo del 2020. In Italia – ricorda Salutequità in una nota – le malattie croniche interessano circa il 40% della popolazione e rappresentano la principale causa di morte in quasi tutto il mondo, mentre in Europa si stima una spesa sanitaria intorno ai 700 miliardi di euro annui e sono la causa di circa l’86% dei decessi.

Secondo l’Istat è pari al 48,8% la quota over 75 con multicronicità (che soffre di tre o più patologie croniche) o che ha gravi limitazioni nel compiere le attività che le persone abitualmente svolgono. Tale quota è più elevata per chi vive nel Mezzogiorno (56,9% rispetto al 44,6% nel Nord e al 47% nel Centro) e tra le donne (55% rispetto al 39,7% tra gli uomini) e raggiunge il 60,7% tra le persone di 85 anni e più (rispetto al 39,3% delle persone di 75-79 anni).

Ci sono voluti sino a 3-4 anni – ricorda ancora l’associazione – per vedere recepito il piano nazionale da alcune Regioni con una delibera. Guardando invece a cosa è accaduto ad esempio rispetto alla stratificazione e targeting della popolazione, uno dei pilastri della strategia del Piano, da una ricognizione effettuata sul web e da desk a cura di Salutequità, le Regioni che hanno comunicato provvedimenti o progetti su questo fronte ad oggi sembrerebbero essere: Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto, Puglia, Emilia-Romagna, Toscana, Trentino Alto Adige, Sardegna. Sono al lavoro Piemonte e Basilicata.

“Ora su questa partita serve un cambio di passo per passare da formalismi e burocrazie a veri e propri fatti concreti, in grado di cambiare realmente e in positivo l’assistenza garantita alle persone con malattia cronica – afferma Tonino Aceti, presidente di Salutequità – e per farlo serve un finanziamento specifico sfruttando l’opportunità offerta dalla prossima legge di Bilancio (attualmente infatti il Piano non conta su alcun finanziamento), è necessario inoltre – sottolinea – procedere con un suo aggiornamento viste anche tutte le innovazioni introdotte durante la pandemia e con una relazione del Ministero sul suo stato di attuazione. Quest’ultimi due aspetti erano già previsti nel Piano e in capo alla Cabina di Regia”, conclude.