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Salute: studio, massimo 2 ore di tv al giorno per ridurre malattie e rischi morte

Roma, 23 lug. (Adnkronos Salute) – Limitare il tempo passato davanti alla Tv a due ore al giorno potrebbe prevenire o ritardare anche gravi problemi di salute, secondo un nuovo studio britannico sui pericoli dell’overdose di divano e telecomando. In particolare, i rischi per la salute associati al piccolo schermo, come tumori e malattie cardiovascolari, sono minimi quando non si superano le 2 ore quotidiane. Lo studio dell’Università di Glasgow ha seguito quasi 500.000 partecipanti tra 37 e 73 anni per un periodo di 12 anni tra il 2006 e il 2018.

Secondo i ricercatori, si legge sulla Bbc, questi risultati indicano che gli adulti dovrebbero ridurre al minimo l’esposizione al piccolo schermo. Se tutti i partecipanti avessero contenuto il tempo davanti alla Tv a due ore al giorno, potenzialmente il 5,62% di tutti i decessi e il 7,97% di quelli dovuti a malattie cardiovascolari avrebbero potuto essere prevenuti o ritardati. Nello studio non è stata inclusa solo la tv, ma anche la visione di video su telefonini o tablet. Secondo Hamish Foster dell’Istituto di salute e benessere dell’Università di Glasgow, che ha guidato lo studio, la ricerca supporta i dati secondo i quali guardare troppa televisione – insieme ad uno stile di vita sedentario – potrebbe portare a problemi di salute.

Foster precisa però che, a fronte di questi dati, “c’è ancora molto lavoro da fare prima che si possano formulare raccomandazioni ferme sul tempo da trascorrere davanti alla televisione. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere tutti questi fattori e tenerne conto nei futuri consigli e linee guida” ad hoc, ha aggiunto.

Secondo l’esperto anche la passione per spuntini di ‘cibo spazzatura’ e uno stato socioeconomico inferiore sono collegati al tempo trascorso davanti alla Tv e alla cattiva salute. I ricercatori hanno poi esaminato i potenziali benefici della sostituzione delle maratone davanti alla televisione con attività più salutari, come camminare. Così hanno scoperto che le persone che trarrebbero maggiori benefici da questo ‘scambio’ sono proprio quelle che normalmente si impegnano per meno tempo nello svolgere attività più sane.