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Salute: la Pubalgia ha fino a 70 cause diverse, contro il “male del calciatore” scende in campo l’identikit posturale

Scatti, tiri, dribbling e poi lo stop. È il terrore dei calciatori professionisti, ma anche di chi, con l’inizio della Primavera, si appresta a calcare i campetti di calcio per la “partita del venerdì” dopo mesi di “letargo” sportivo. La pubalgia, non a caso definita “male del calciatore”, può avere fino a 72 cause diverse a seconda dei muscoli, dei legamenti e delle aree coinvolti. Per tutti, professionisti e non, il dolore acuto che si irradia dall’inguine verso i muscoli della gamba è lo stesso e la sentenza spesso suona amara: da 1 a 6 mesi di riposo per guarire, e molti di più se non viene diagnosticata e trattata per tempo.

“La pubalgia è un disturbo da sovraffaticamento muscolare – spiega Jacques Lamarche, esperto di Biomeccanica Clinica del Centro Medico di Neurofisiologia e Biomeccanica applicata alle disfunzioni pelvi-perineali di Milano – che colpisce soprattutto chi gioca a calcio perché si tratta di uno sport che prevede uno stress ripetuto dei muscoli della coscia fatto di tiri, scatti, dribbling e torsioni laterali”. Per la diagnosi  è molto importante identificare accuratamente l’origine del dolore perché le cause possono essere diverse. “Infatti – prosegue l’esperto – si può parlare di osteoartropatia pubica, sofferenza del canale inguinale, tendinopatie inserzionali dei retti addominali, tendinopatie inserzionali dell’adduttore”. Insomma, un bel rompicapo per chi ne soffre, ma che ha un solo significato: fine della partita. Un dolore che spesso rende impossibile persino scendere o salire in auto o fare le scale di casa e che può accendersi all’improvviso con un semplice colpo di tosse.

Diagnosi e cura – Calciatori professionisti, come di recente il difensore della Juventus Leonardo Bonucci, ma anche dilettanti, runner, rugbisti, cestisti: la pubalgia può colpire tutti. “L’unica diversità tra professionisti e dilettanti – aggiunge Lamarche – è che i primi sono sottoposti a pressioni quotidiane dovute ad allenamenti intensi che prevedono serie ripetute di tiri e devono tornare velocemente in campo”.

Gli esami di riferimento sono la radiografia, la scintigrafia, l’ecografia, Risonanza magnetica e Tac. Molto utile è lo studio della funzionalità nervosa che deve essere affidato a un Neurofisiologo. “Messe da parte cause esterne al sovraccarico muscolare – continua Lamarche – si procede a uno studio specifico con un’‘arma’ molto particolare e poco diffusa: la valutazione posturale abbinata a un metodo diagnostico-terapeutico unico in Italia”. La pubalgia non passa da sola, come qualcuno può credere. “Serve una speciale ‘educazione’ motoria – afferma l’esperto – con l’acquisizione da parte del corpo di nuove informazioni propriocettive, quelle che guidano l’equilibrio e il movimento”. I farmaci soffocano il dolore, ma non correggono il problema. “La chiave è riconoscere l’entità e il livello dei traumi – spiega Lamarche –  per migliorare la mobilità dell’anca e stabilizzare la regione lombo-pelvica. L’esame diagnostico e la valutazione sono rapidi e avvengono nella prima seduta. Stabilita l’origine del problema si interviene su due fronti: riprogrammazione motoria e rifunzionalizzazione muscolare. Si lavora in parallelo e il tempo di recupero varia a seconda delle cause specifiche della Pubalgia e della persona: in 4-5 sedute, di cui una di controllo distanziata nel tempo, si riesce a invertire la corsa la malattia, scongiurare le ricadute, aumentare le performance atletiche”.

 Le regole e i consigli – Chi si appresta a riprendere l’attività sportiva, sia agonistica sia l’appuntamento settimanale con la partitella tra amici dovrebbe fare attenzione a seguire alcune regole di base. I consigli dell’esperto sono: “Ricominciare a fare movimento con gradualità; far precedere le prime partite con un po’ di attività lenta, come una corsa leggera o camminate a passo svelto; non eccedere in scatti e salti durante l’azione; far attenzione – ricorda Lamarche – anche all’uso di scarpe adatte, cosa che spesso viene sottovalutata;  evitare i terreni troppo duri e nel caso in cui si manifestano contratture e sensazioni dolorose sottoporsi ad un esame posturale per valutare se ci siano dei difetti che vanno corretti in anticipo per evitare un nuovo stop”.