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Ritmi e melodie che curano: in Fondazione Maugeri nuovi studi indagano gli effetti della musicoterapia

Al via in Fondazione Maugeri due nuovi progetti di ricerca che hanno l’obiettivo di verificare l’efficacia della musicoterapia nel trattamento riabilitativo di pazienti colpiti da ictus, Parkinson e, per la prima volta in Italia, soggetti affetti da SLA, oltre che l’impatto di musica e musicoterapia sull’attività cerebrale di soggetti sani attraverso l’utilizzo delle tecniche di neuroimaging. Presso l’Università di Pavia è inoltre in programma per l’anno accademico 2012-2013 il Master di I livello in Musicoterapia Ansia, agitazione, irritabilità e depressione: sono questi alcuni dei sintomi psicologici e comportamentali che caratterizzano molte patologie neurologiche; sintomi solitamente trattati con cure farmacologiche che possono essere alleviati anche attraverso l’uso terapeutico della musica. Verificare scientificamente l’efficacia della musicoterapia nei pazienti colpiti da ictus, Malattia di Parkinson e, per la prima volta in Italia, degenti affetti da SLA ed esplorare l’impatto della musicoterapia sull’attività cerebrale di soggetti sani attraverso la Risonanza magnetica funzionale (fMRI) per comprendere, maggiormente, le potenzialità terapeutiche della musica sono gli obiettivi dei due nuovi progetti scientifici dell’IRCCS Fondazione Maugeri coordinati dal dr. Alfredo Raglio, musicoterapeuta, ricercatore e consulente scientifico della Fondazione Maugeri nonché referente del Master di I livello in Musicoterapia dell’Università di Pavia avviato per l’anno accademico 2012-13.

 

Avviato lo scorso maggio il primo studio nell’arco di due anni coinvolgerà complessivamente 150 pazienti: 30 affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica, 60 da Malattia di Parkinson e 60 colpiti da ictus nella fase post acuta in cura presso l’U.O. di Neuroriabilitazione dell’Istituto Scientifico di Pavia – via Boezio, diretta dal dr. Alberto Zaliani, e presso la Sezione di Riabilitazione Specialistica Neurologica Sla dell’Istituto Scientifico di Milano via Camaldoli, guidata dal dr. Gabriele Mora; in futuro il progetto coinvolgerà anche gli Istituti di Veruno (NO) e di Pavia – via Maugeri.

I pazienti sono divisi in due gruppi: quello di controllo, gestito secondo i percorsi riabilitativi standard attuati presso la Fondazione Maugeri, e quello sperimentale che prevede, in aggiunta, l’applicazione di un programma di 15/20 incontri individuali di musicoterapia con cadenza trisettimanale condotti da un musicoterapeuta professionista. “Durante le sedute – afferma il dr. Raglio – grazie all’utilizzo di uno specifico strumentario che comprende strumenti ritmici, tra questi tamburi, timpani e idiofoni a scuotimento, e melodici, come metallofoni e xilofoni, il paziente è direttamente coinvolto nella produzione musicale: tra degente e musicoterapeuta si instaura un rapporto non-verbale che ha lo scopo di facilitare l’espressione emotiva e i processi comunicativo-relazionali. Il musicoterapeuta cerca di raggiungere col paziente momenti di sintonizzazione affettiva e di relazione empatica che, potenzialmente, possono indurre il recupero di abilità espressive e relazionali oltre che ridurre significativamente i sintomi psicologici e comportamentali che caratterizzano molte patologie neurologiche. Abbiamo rilevato inoltre che unitamente a ciò si attiva una stimolazione cognitiva e motoria che favorisce l’evoluzione dei percorsi neuroriabilitativi”.

 

Il secondo studio ha l’obiettivo di esaminare l’impatto della musicoterapia su persone sane attraverso l’utilizzo della Risonanza magnetica funzionale (fMRI): si tratta della prima indagine esplorativa in Italia che utilizza questo strumento per studiare le aree cerebrali coinvolte durante l’ascolto alternato di brani musicali e frammenti sonori tratti da sedute di musicoterapia.

Nell’arco di un anno saranno coinvolte 16 persone, non musicisti, di età compresa tra i 20 e 40 anni. Presso il Servizio di Diagnostica per Immagini dell’Istituto Scientifico di Pavia guidato dalla dr.ssa Maurizia Baldi con il supporto della dr.ssa Sibilla, i partecipanti saranno sottoposti a risonanza magnetica funzionale durante l’ascolto di varie tipologie di brani (tracce scelte dal partecipante ad elevato coinvolgimento emotivo alternate ad ascolti più formali ai quali seguiranno frammenti sonori realizzati nel corso delle sedute di musicoterapeuta) al fine di acquisire una sequenza volumetrica di immagini echo-planari. “Un’ampia letteratura scientifica – conclude il dr. Raglio – ha documentato l’impatto del suono sulle aree cerebrali, in particolare quelle deputate alla percezione delle emozioni e delle aree motorie. Con questo studio vogliamo indagare ulteriormente se ci sono specifiche aree che vengono attivate dall’esperienza musicoterapeutica rispetto all’ascolto musicale. Se così fosse si andrebbe ad individuare il possibile effetto dell’interazione musicoterapeutica sul nostro cervello. Ciò rinforzerebbe da un punto di vista scientifico le diverse applicazioni terapeutiche che si avvalgono del mediatore sonoro-musicale definendone adeguatamente i possibili impieghi e le potenzialità riabilitative”.