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Ricostruzione seno: autotrapianto “made in Italy” sfida le protesi

Una soluzione che risponde alle esigenze anche psicologiche delle pazienti

conservazione_cordone_ombelicale_staminali_ricostruzione_senoUn seno perfettamente biocompatibile, con mantenuta sensibilità e dall’aspetto naturale grazie all’autotrapianto di tessuto adiposo, che ha ricevuto la validazione ufficiale del Centro Nazionale Trapianti in quanto procedura di manipolazione minima. Una soluzione che risponde alle esigenze anche psicologiche delle pazienti mastectomizzate per tumore al seno, patologia che ha registrato nel 2013 oltre 45.000 nuovi casi in Italia. La certificazione è stata richiesta e ottenuta dalla Casa di Cura San Francesco di Verona, che ha da poco avviato una collaborazione con il dottor Gino Rigotti, padre della metodica. Previsti oltre 500 interventi in un anno. 

È il Centro Nazionale Trapianti (CNT), la massima autorità competente, a stabilire che la tecnica chirurgica di ricostruzione della mammella mediante l’autotrapianto di tessuto adiposo è una procedura consolidata ed efficace nella pratica clinica a livello internazionale. Introdotta e perfezionata dal dottor Gino Rigotti, la rinnovata tecnica ‘made in Italy’, cui sarà possibile sottoporsi alla Casa di Cura San Francesco di Verona, struttura accreditata con il SSN presso la quale opera Rigotti, è stata vagliata e validata per la prima volta dal CNT.

L’innesto di tessuto adiposo autologo consiste nel prelievo e nell’immediato reimpianto di grasso da una sede anatomica all’altra della stessa paziente, al fine di ridefinire il profilo morfologico di specifiche aree. Nell’ambito della mastoplastica, la metodica ha quattro indicazioni: ricostruire la mammella dopo l’asportazione di un tumore, sia in caso di quadrantectomia (rimozione di parte della ghiandola mammaria) sia di mastectomia completa; aumento del volume in un seno normale; rimodellamento della mammella per porre rimedio a deformità congenite o acquisite. Sul fronte della patologia oncologica, si stima che oggi siano circa 522.000 le donne italiane che convivono con una diagnosi di tumore al seno e46.000 i nuovi casi diagnosticati nel 2013. Tutte le pazienti a cui viene diagnosticata la neoplasia andranno incontro a un intervento chirurgico di asportazione parziale o totale della mammella e di queste la stragrande maggioranza si sottoporrà a una mastoplastica ricostruttiva.

“Rispetto ad altre tecniche, l’innesto di tessuto adiposo autologo presenta una serie di vantaggi”, evidenzia il dottor Rigotti, responsabile Chirurgia Ricostruttiva ed Estetica presso la Casa di cura San Francesco, nominato primo presidente dell’International Society of Plastic Regenerative Surgery. “Mentre le protesi rimangono un corpo estraneo e rigido nel seno della paziente e oltre un certo numero di anni vanno sostitute, il grasso innestato è assolutamente biocompatibile, conferisce un aspetto più naturale alla mammella ricostruita, ne preserva lasensibilità e, una volta concluso l’iter ricostruttivo, il risultato è stabile per il resto della vita e segue le variazioni del peso corporeo. Le precedenti metodiche di trapianto autologo, che utilizzavano lembi di cute e grasso prelevati dall’addome, avevano invece il problema di lasciare nella zona donatrice grandi cicatrici. Il prelievo e il reimpianto di grasso avvengono mediante cannule molto sottili, che permettono di superare tale inconveniente. Per questi motivi, sono molte le pazienti che decidono di abbandonare le altre soluzioni: il 70% degli interventi che eseguo sono di ‘conversione’ da protesi all’innesto di tessuto adiposo”.

Per ottimizzare l’esito dell’intervento ed evitare che il tessuto trapiantato vada incontro a necrosi, è essenziale che il grasso collocato nella nuova sede sia adeguatamente esposto alla circolazione del sangue. A tale proposito, le iniezioni di adipe devono essere di piccole quantità e diluite nel tempo. Nella mastoplastica additiva in un seno normale una seduta può essere sufficiente, nella ricostruzione post mastectomia sono necessarie più sedute, a seconda del volume del seno da ricostruire. Ancora più numerose possono essere le sedute necessarie dopo danno da radioterapia. Ogni intervento si esegue in anestesia locale e sedazione, con pochi giorni di decorso postoperatorio. Grazie alla “Rigottomia” – tecnica messa a punto da Rigotti che da lui prende il nome – l’autotrapianto di tessuto adiposo è stato ulteriormente perfezionato: nella sede ospite vengono effettuate delle microincisioni che danno vita a una sorta di maglia tridimensionale, all’interno della quale il grasso si innesta più efficacemente ed è meglio vascolarizzato.

“La Casa di Cura San Francesco ha deciso, in accordo con il dottor Rigotti, di percorrere l’iter di riconoscimento della metodica quale procedura consolidata nella pratica clinica, poiché crede fortemente nella chirurgia ricostruttiva e in quella rigenerativa”, dichiara Piergiuseppe Perazzini, amministratore delegato della clinica veronese. “La validazione della tecnica di innesto di tessuto adiposo con manipolazione minima per la ricostruzione mammaria da parte del Centro Nazionale Trapianti è stata una tappa fondamentale nel percorso che mira a renderla ripetibile, affidabile e sicura. Il Comitato Scientifico della Casa di Cura San Francesco sta lavorando per estendere in futuro l’utilizzo della metodica anche alla branca ortopedica”.

La collaborazione tra il dottor Gino Rigotti e la Casa di Cura San Francesco, che ha portato alla validazione del trapianto di tessuto adiposo autologo da parte del CNT, proseguirà sulla strada di nuovi sviluppi della metodica e sue future applicazioni in altre aree terapeutiche.

 [1] Fonte dati: “I numeri del cancro in Italia 2013” a cura di AIRTUM e AIOM.