Vai al contenuto

Imparare a riconoscere le Fake News scientifiche

Navigando per i social ci si imbatte in moltissime notizie dalla dubbia veridicità, soprattutto in campo medico. Generalmente queste notizie rapide e fugaci crea speranze o allarmi, smentite e discussioni con conseguenti liti e disorientamento generale. Ecco quindi qualche consiglio per chi vuole orientarsi tra le mille ricerche scientifiche e sapere a chi dar credito. Tutto inizia dalla fonte: i quotidiani riportano la fonte della loro informazione, ed è questa che va ricercata e approfondita. Spesso sui giornali in edicola viene riportato abbastanza. Ma se si vuole saperne di più? Anche i giornalisti si pongono la domanda se non è ancora niente di concreto ma solo una bella speranza. Ha delle basi più solide? E se invece fosse una fake news?

Pubblicazione della notizia su una rivista scientifica

La pubblicazione della notizia su una rivista scientifica dà la garanzia che la fonte sia stata appurata. Se non c’è questo passaggio, il viaggio finisce qui e l’informazione potrebbe essere errata e falsa.

Valutare che la rivista suddetta sia affidabile

Per questo occorre sapere se lo studio è stato sottoposto a revisione di esperti indipendenti da parte della rivista. Le riviste attendibili inviano il testo dello studio ad almeno due scienziati che restano anonimi e ad un editor che controlla il loro giudizio. Se lo studio ha passato questo stadio che si trova nella home-page della rivista, la notiza è vera. Un indizio per regolarsi tra le riviste è anche verificare se quella in questione ha un “impact factor” che è segnale di quante volte in media un articolo lì pubblicato viene citato da altri autori. Non è un indice assoluto di genuinità, ma aiuta a riconoscere le riviste più affermate.

Tipo di studio

Non tutti i tipi di studi hanno la stessa solidità: quelli randomizzati e prospettici, cioè fatti su una popolazione di volontari valutati poi nel tempo dando ad alcuni scelti a caso il farmaco e ad altri un placebo, sono i più solidi, meglio ancora se né i volontari né i ricercatori sanno a chi è toccato il farmaco e a chi il placebo, così da non farsi influenzare inconsciamente nella valutazione.
Un po’ meno solidi dei precedenti sono gli studi retrospettivi su una popolazione che senza casualità, né metodo di doppio cieco ha ricevuto tempo fa il farmaco e ora a posteriori se ne analizza l’effetto rispetto ad un gruppo che non lo ha ricevuto.
Meno forti saranno i case report, che prendono 1-2 casi e danno la notizia. Questo di solito avviene per le malattie rare, di cui si vuol dare nota alla comunità scientifica.

Autori indipendenti

Le riviste chiedono agli autori di dichiarare se hanno interessi specifici con la ditta della quale hanno studiato l’ultimo farmaco. Per sciogliere ogni dubbio basta controllare l’affiliazione dell’autore. Talvolta può essere utile vedere se fa parte di associazioni o che hanno motivo di pregiudizi verso il tema che scrivono.

I metodi usati

Questo passaggio rigurda gli esperti del settore. Ogni studio deve essere limpido e replicabile, per questo in ogni studio c’è una sezione intitolata “Materiali e Metodi” che spiega tutti i passaggi e , se la sezione non è chiara, qualcosa non torna.

Le conclusioni

In ogni lavoro i revisori chiedono agli autori di dichiarare i punti deboli del loro studio.

Cercare conferme

E’ buona norma dar credito ad una scoperta solo quando questa è stata almeno una volta replicata da un altro gruppo di studio, e soprattutto quando i vari risultati sono stati analizzati e paragonati matematicamente in meta-analisi.

Il percorso per le innovazioni scientifiche è lungo e tortuoso; ma quello che si ritrova alla fine del cammino giusto. Ricordare inoltre che l’espressione “secondo me” in campo scientifico non vuol dire niente, quel che conta è quel che ha prove tangibili.