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Riabilitare il ginocchio: bisogna metterci anche la testa

Pubblicati su Archives of Phsycal Medicine and Rehabilitation i positivi risultati dello studio condotto dell’Istituto Scientifico di Lissone IRCCS Fondazione Maugeri. Nell’indagine viene presentato il programma di un nuovo trattamento riabilitativo che segue l’intervento di artroplastica al ginocchio: training fisico e esercizi cognitivi-comportamentali aiutano il paziente a vincere la paura del movimento.Un book spiega al paziente sottoposto a intervento di artroplastica al ginocchio come gestire la paura del movimento legata al dolore (kinesiophobia). Semplici immagini evidenziano come compiere determinati movimenti spostando l’attenzione dal timore di compiere l’azione all’azione stessa. Ed ecco quindi che scendere le scale, camminare, salire in macchina e in bicicletta un po’ alla volta tornano ad essere semplici; anche per chi, pur avendo risolto chirurgicamente l’artrosi al ginocchio, non ha ancora sconfitto alcuni disturbi di natura cognitivo comportamentale. Si tratta di atteggiamenti viziati (paura a muoversi, senso di impotenza, ansia e depressione) che permangono al di là della malattia e ne compromettono il percorso riabilitativo.

 Lo staff dell’UO di Riabilitazione Neuromotoria dell’Istituto Scientifico di Lissone (MB) IRCCS Fondazione Maugeri guidato dal dr. Marco Monticone ha condotto la prima indagine randomizzata volta a valutare gli effetti di un innovativo trattamento riabilitativo di pazienti sottoposti a intervento di artroplastica al ginocchio che pensa alla fisioterapia sia come recupero funzionale con training fisico sia come ripristino degli aspetti cognitivi comportamentali compromessi dalla malattia.

I risultati dello studio, il primo che coinvolge una vasta coorte di soggetti (110), sono stati pubblicati lo scorso gennaio dalla rivista Archives of Phsycal Medicine and Rehabilitation.

Nell’indagine i pazienti sono stati divisi in due gruppi. Dopo la dimissione il gruppo di controllo ha effettuato il trattamento riabilitativo basato sul modello di training fisico standard, mentre i 55 pazienti della sperimentazione hanno integrato quest’ultimo con esercizi per la gestione delle alterazioni cognitivo comportamentali da svolgere, in maniera autonoma, durante i 6 mesi successivi l’intervento, 2 volte alla settimana per 60 minuti. “Questi soggetti – chiarisce il dr. Monticone – sono stati adeguatamente formati attraverso la dotazione di un eserciziario messo a punto dallo staff multispecialistico composto da fisioterapisti, psicologi e fisiatri. In questo book vengono illustrati i movimenti da simulare progressivamente, i soggetti sono inoltre incoraggiati ad aumentare il livello di attività e a spostare l’attenzione dalla paura all’azione. Questo processo di sistematica desensibilizzazione al dolore, la capacità di riuscire, passo dopo passo, a governarlo e acquisire progressivamente fiducia e dimestichezza nei movimenti li ha portati a raggiungere risultati migliori rispetto al gruppo di controllo in tutte le scale di valutazione”. E questo in particolare nella scala internazionale di KOOS ADL, punto di riferimento per valutare non solo i risultati della disabilità del ginocchio ma anche le attività quotidiane attraverso le cinque sotto scale volte a misurare dolore, sintomi, qualità di vita, attività sportiva e ricreativa.

Sebbene entrambi i gruppi abbiano ottenuto risultati positivi al temine della riabilitazione, dopo 6 mesi dall’intervento chirurgico i pazienti della sperimentazione hanno raggiunto un risultato superiore, 14 punti in più, rispetto al gruppo di controllo. Questo outcome è inoltre confermato nelle verifiche effettuate a 12 mesi dall’intervento.