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Quasi 5 mld l’anno spesi di tasca propria dai malati di tumore

Roma, 16 mag. (AdnKronos Salute) – Ammalarsi di tumore rischia di incidere pesantemente sul portafogli, e questo anche in Italia. Ammonta infatti a quasi 5 miliardi di euro l’anno la spesa out of pocket sostenuta direttamente dai malati di cancro al di fuori del Ssn. E’ quanto emerge da uno studio innovativo inserito nell’11.esimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, promosso da Favo (Federazione italiana associazioni volontariato in oncologia) e realizzato da Datamining, in collaborazione con Aimac, Int di Milano e Pascale di Napoli, presentato a Roma in apertura dei lavori della 14esima Giornata nazionale del malato oncologico.

Tra le spese maggiori, direttamente a carico del malato, quella per le visite mediche (1,1 miliardi), i trasporti e i soggiorni sul luogo di cura (1,5 miliardi), i farmaci (808 milioni) e gli interventi di chirurgia ricostruttiva (425 milioni). Ma la malattia colpisce anche il lavoro e il reddito, soprattutto per le donne, che hanno perso giornate di lavoro o studio nel doppio dei casi degli uomini, e per i lavoratori in età tra 55 e 64 anni, che nel 45,8% dei casi hanno perso da 6 mesi ad un anno di lavoro nel corso dell’ultimo anno, e per i lavoratori autonomi.

I malati di cancro in Italia, ricorda il Rapporto, sono circa 3.300.000, di cui quasi 700 mila in trattamento. Per loro il Ssn destina circa il 14% della spesa sanitaria complessiva, una quota pari a circa 16 miliardi di euro (dato stimato per il 2018) “che comprende tutta la filiera dei servizi sanitari attraversati dal paziente oncologico (di prevenzione, diagnostici, specialistici, ospedalieri e chirurgici, farmaceutici, radioterapici, domiciliari e residenziali)”, si legge nel report. “Nonostante l’innegabile impegno del sistema pubblico, il malato di cancro è chiamato spesso a mettere mano al portafoglio per sopperire ad una serie di esigenze sia di tipo medico che assistenziale, evidentemente non del tutto compensate dall’assistenza pubblica”.

Rispetto all’analoga indagine effettuata nel 2012, in questa nuova ricerca si rileva una sostanziale sovrapponibilità dei dati che fissano a quasi 5 miliardi di euro la stima complessiva annua della spesa sostenuta direttamente dai malati (2 miliardi e 635 milioni per spese mediche e 2 miliardi e 243 milioni per spese non mediche). Entrando nel merito delle singole spese e rapportandole a ogni malato, l’indagine – realizzata mediante interviste ad oltre 1.200 malati e altrettanti caregiver nei 34 Punti informativi di Aimac, attivi nei maggiori Centri oncologici – rileva che il 57,5% ha speso per visite e accertamenti diagnostici in media 406 euro l’anno (156,4 euro per prestazione, per una media di 2,6 prestazioni in un anno).

Non solo: nel report, tra i dati, emerge come il 39,3% ha speso per trasporti in media 797,5 euro in un anno; il 38,7% ha speso per visite post-diagnosi in media 336 euro all’anno (140,2 euro per prestazione, per una media di 2,4 prestazioni in un anno); il 32,8% ha speso per esami radiologici, medicina nucleare e prelievi in media 270 euro all’anno (66 euro a prestazione, per una media di 4,1 prestazioni in un anno); mentre il 24,8% ha speso per farmaci non oncologici in media 457 euro all’anno e il 17,8% per diete speciali ha tirato fuori dal portafogli in media 378 euro all’anno.

Sono stati analizzati anche i costi relativi alle prestazioni previdenziali, erogate dall’Inps in favore dei malati di cancro. “I costi previdenziali sono circa il 55% di quelli sanitari rilevati, con un impatto economico pari a circa 4 miliardi di euro l’anno. Parte di queste risorse potrebbero essere parzialmente dirottate – afferma Favo – laddove si venisse a determinare una riduzione delle prestazioni connesse, incrementando parallelamente l’attività di prevenzione primaria, con rendimenti in termini personali e di sistema probabilmente maggiori rispetto a quelli attuali”. Per quanto riguarda la spesa di tasca propria, infine, “urge la messa a punto di procedure più efficienti per una corretta informazione e attuazione delle esenzioni legate alla patologia oncologica, la diffusione di protocolli adeguati ed omogenei su tutto il territorio nazionale per la assistenza domiciliare integrata, da realizzare con il contributo delle istituzioni di assistenza sociale e del terzo settore”.