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Quanto costa curare e non curare i bambini

I costi sociali relativi alla cura dei bambini sono un problema che Stato, Regioni e Comuni devono continuamente affrontare nella speranza di riuscire a risolvere o quantomeno contenere spese e sprechi. È altrettanto fondamentale per il sistema paese cercare di contenere i costi sociali e familiari che si creano a seguito di mancati interventi che, inevitabilmente, si ripercuotono negativamente sulla comunità. L’aumentata carenza di fondi alla Sanità e ai Servizi sociali contrasta con l’incremento delle esigenze delle famiglie, spesso travolte da difficoltà economiche, sociali o di integrazione.  Tutte situazioni che, se non adeguatamente seguite e curate, possono sfociare in veri e propri disagi sociali. Molti sono gli studi fatti in particolare negli Stati Uniti e in Europa rispetto ai costi e ai vantaggi degli investimenti in infanzia e adolescenza. Berry Brazelton, il grande pediatra conosciuto in tutto il mondo per la rivoluzione apportata nell’accudimento del bambino fin dalla nascita, è stato riconosciuto alla casa Bianca come “Campione del cambiamento”, nel discorso di replica ad Obama ribadisce il concetto della priorità da dare ai servizi dedicati al bambino, ricordando come la mancanza di strutture di intervento sui minori abbia portato gli Stati Uniti ad una situazione  segnalata dai Generali  per cui il 70% di uomini e donne non possono essere arruolati perché non sono sufficientemente intelligenti o sani, o ancora, che la polizia segnala che le scuole pubbliche sono diventate fabbriche di abbandoni scolastici, producendo troppi ragazzi di 15 anni senza nessuna competenza. Secondo numerosi studiosi di economia la loro educazione sarebbe costata almeno tre volte meno del carcere a cui sono condannati. Per evitare questo disastro sociale, l’unica via possibile è curarlo prima che si presenti e le neuroscienze ci insegnano che il ritorno maggiore di investimenti è quello attuato sul cervello che sta crescendo durante il primo anno di vita. Gli studi in questo campo dicono che l’investimento nel primo anno di vita frutta 17 dollari  per  ogni dollaro speso nel primo anno di vita.
Graziella Fava Vizziello, Presidente AEPEA Associazione Europea Psicopatologia Bambino e Adolescente, Direttore del Master in Genitorialità e Sviluppo dei Figli, docente al  Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova, denuncia una “scarsità dei mezzi che abbiamo oggi a disposizione per rispondere alle numerose domande di interventi clinici e psicologici”, mentre i “numerosissimi laureati” non trovano un posto di lavoro. Il sistema meriterebbe infatti una riorganizzazione “senza aggravio di spesa, con un netto miglioramento delle nostre attività assistenziali”.

Questo l’argomento al centro del convegno che si terrà all’Università di Padova, da mercoledì 19 a giovedì 20 settembre con inizio alle ore 9.00 in Aula Magna a Palazzo del Bo, per il primo giorno e in via Venezia 12, nelle aule 2B e 2D del Dipartimento il giorno seguente, intitolato “Quanto costa curare e non curare i bambini”.
In Italia sono in atto molte ricerche che verranno riportate durante il convegno: i dati epidemiologici per investire meglio studiando l’evoluzione dei bambini in difficoltà, l’impatto economico sulla salute mentale degli adulti, i costi che la famiglia può sopportare e  la discrepanza tra i LEA (livelli minimi di assistenza) che il Ministero ha richiesto a tutte le Regioni e le difficoltà ad attuarli anche là dove sono stati fatti con estremo scrupolo e attenzione. Mercoledì 19, esperti italiani e internazionali discuteranno dei rapporti intrinseci tra medicina psicologica e costi sociali nel corso di quattro tavole rotonde. Si partirà da costo degli interventi mancati in età evolutiva, poi si parlerà di conquiste della scienza e qualità della vita. Il terzo segmento affronterà lutto, traumi e risarcimento, con storie cliniche di presa in carico terapeutica tardiva, dove i danni psichici e neuropsicologici provocati dall’abuso nell’infanzia si sviluppano nel tempo fino alla costruzione di quadri psicopatologici gravi che richiedono cure massicce e prolungate. L’abuso all’infanzia è divenuto ancor più un’emergenza sociale e sanitaria da quando la diffusione della rete espone i minori a nuovi rischi. La prevenzione e la cura richiedono gli sforzi concertati di servizi sanitari, sociali e giudiziari. L’ultima tavola rotonda tratterà del perché modificare le cure. Il giorno successivo, dopo l’esame dei poster simposia, la due giorni terminerà con una tavola rotonda incentrata su Gli interventi modificati, interventi sulle terapie più attuali, efficaci in particolare nelle patologie DSA e ADHD (disturbi dell’Apprendimento e disturbi di Attenzione e Iperattività) che i mass media hanno reso “di moda“ creando non poche attese pericolose nei genitori e abusi sanitari. Insomma una panoramica di vizi e virtù del nostro attuale servizio sanitario.