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Protesi all’anca: ora il chirurgo è un robot

A Milano il 14esimo Congresso Mondiale C.A.O.S

robot2E’ stato presentato in occasione del 14esimo Congresso Mondiale C.A.O.S (Associazione Internazionale di Chirurgia ortopedica Computer e robot Assistita), in corso a Milano fino al 21 giugno, uno dei primi interventi chirurgici di protesi all’anca totalmente robotizzato. A guidare i lavori, il Professor Norberto Confalonieri, presidente di C.A.O.S., nonché primo medico in Italia ad aver utilizzato la chirurgia computer assistita in ortopedia, per l’impianto delle protesi del ginocchio e dell’anca. “La moderna chirurgia – spiega il Prof. Confalonierioffre molte scelte di tecniche operatorie robotizzate. I chirurghi italiani sono i migliori protesizzatori, anche senza il computer. Però gli strumenti computerizzati sono utili per un miglior posizionamento delle componenti, attraverso un’incisione ridotta, senza complicanze aggiuntive. La metodica mininvasiva computer assistita permette di impiantare protesi che risparmiano i tessuti sotto la cute, osso, legamenti, muscoli e capsula”. Si tratta di protesi pensate per durare una vita, per evitare di arrivare da qui a vent’anni ad avere da un lato milioni di cittadini nel mondo che hanno bisogno di revisionare gli impianti, dall’altro troppo pochi chirurghi per eseguirli. “Il nostro obiettivo come associazione è di diffondere questo tipo di tecnologie per diminuire il numero di revisioni nel mondo e le complicanze post-operatorie: è un investimento a lungo termine”, continua il Prof. Confalonieri.“Nella protesi d’anca si verificano ad esempio le complicanze della dismetria: da quando utilizziamo questa tecnologia, ormai più di 10 anni, abbiamo eliminato la dismetria post operatoria.”.

L’altra grande novità presentata durante il Congresso è il sistema I-Assist by Zimmer, una vera e propria rivoluzione tecnica che si serve di un giroscopio per l’impianto di protesi di ginocchio, semplificando così le tecniche di navigazione computer-assistita che spesso spaventano i chirurghi e li tengono lontani da queste tecnologie. Il sistema I-Assist by Zimmer permetterà inoltre di diminuire il cosiddetto “time consuming” – il tempo aggiuntivo in sala operatoria rispetto alle tradizionali operazioni, che si aggira attualmente dai 13 ai 15 minuti per intervento – dell’80%, riducendolo a pochi minuti senza per questo perdere la precisione della computer assistenza.

La chirurgia robotica nasce a ridosso degli anni ’90. Ideato da Brian Davies, il primo robot serviva per i tumori della prostata. Dopo alcuni tentativi, si arriva alla fine degli anni ’90 con l’ingresso prepotente della navigazione, un sistema che crea un campo virtuale, all’interno del quale l’arto da operare, il chirurgo e i suoi strumenti vengono registrati da un lettore di raggi infrarossi. I dati vengono quindi elaborati dal computer e sul display viene prodotto il modello da seguire per impiantare al meglio le componenti protesiche. In quel periodo, la navigazione ha soppiantato il robot, perché esso risultava troppo invasivo per il paziente ed è stato quindi abbandonato, via via fino al 2005-2006 quando una nuova serie di nuovi robot -principalmente americani – si è affacciata all’orizzonte.

La media dei chirurghi ortopedici nel mondo che praticano la chirurgia robotica è solo del 2,5%. E in Italia? “Nel nostro paese ci sono circa 8 mila chirurghi ortopedici, e tra questi, quelli affiliati all’Associazione che io gestisco sono solo 24. Stimo che almeno l’1%, pari a circa 800 chirurghi, faccia uso di tecniche computer e robot assistite”, precisa Confalonieri.

L’Italia è ai primi posti in Europa per il numero di protesi d’anca impiantate, circa 100.000 all’anno. Il numero di interventi sull’anca cresce al ritmo del 5% annuo mentre quello delle protesi di ginocchio è in crescita del 10% annuo (fonte: http://www.chirurgiadelginocchio.com/). Nel 2030 ci sarà il 600% in più di revisioni, ma non ci saranno chirurghi ortopedici sufficienti nel mondo a gestire questa domanda crescente. E’il Professor Confalonieri a lanciare l’allarme: “Il nostro mandato principale è quello di diminuire il numero delle revisioni nel mondo: la speranza è che, mettendo al meglio le componenti protesiche, l’impianto duri di più. Pertanto, in futuro ci saranno meno revisioni di protesi, con un consistente risparmio per il servizio sanitario nazionale. Altrimenti ci troveremo di fronte a una massa di pazienti che non potranno essere soddisfatti e che gireranno zoppicando”.

Il navigatore o il robot fanno la differenza rispetto allo strumentario convenzionale – conclude il Prof. Confalonieriin quanto standardizzano i gesti chirurgici e li uniformano, così come uniformano le prestazioni e i risultati. Cambia il modo di dialogare in sala operatoria: non più per sensazioni visive, basate sull’esperienza, ma ragionando, tutti, con i numeri, con indicazioni oggettive. Dal chirurgo all’assistente al product specialist all’infermiere, guardando il display del computer, tutti possono interagire ‘dando i numeri’. Il chirurgo è sempre meno artista solitario, padre e padrone della tecnica, e sempre più scolastico, insegnante di un’esperienza tradotta in immagini e numeri. Questa è la vera evoluzione in sala operatoria”.