Vai al contenuto

Primo studio in assoluto sul cervello condotto con le tecniche di neuroimmagine e neurofisiologia

 

Per la prima volta nella storia della psicoterapia sono stati applicati i criteri della neuroimmagine e della neurofisiologia per dimostrare la validità di un metodo utilizzato per il superamento di traumi psichici di grave entità: lo studio, tutto italiano, è stato presentato oggi, per la prima volta in Italia, a Udine (Friuli Venezia Giulia) dal neurofisiologo Marco Pagani del CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) che ha guidato l’èquipe composta interamente da ricercatori italiani. Lo studioso, invitato dalla scuola di specializzazione “Naven” fondata e diretta dalla psicoterapeuta Esther Pedone, ha dimostrato la base neurobiologica del metodo pscioterapeutico EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), scoperto a metà degli anni Sessanta, che in poche sedute consente una guarigione dal trauma psichico. Da oggi i meccanismi che stanno alla base del processo di superamento del trauma sono stati scientificamente provati: la guarigione avviene grazie all’impatto neurobiologico. Le risposte del cervello sono state monitorate e registrate: è la prima volta in assoluto che per una psicoterapia si è adottato questo iter che ha definitivamente sancito l’oggettività del metodo EMDR. Il neurofisiologo ha utilizzato l’esperienza acquisita con tecniche di neuroimmagine funzionale (le tomografie PET, ad emissione di positroni, e SPECT ad emissione di fotone singolo) e strutturale (risonanza magnetica, RM) per documentare e verificare in tempo reale con l’elettroencefalografia, metodo non invasivo, (EEG) le conseguenze sul cervello innescate dalle sedute di EMDR. Pazienti affetti da disturbi post-traumatici da stress – a causa dell’esposizione a traumi quali abusi sessuali, violenze, lutti, incidenti, ecc), invalidanti per il soggetto dal punto di vista fisico e psicologico, sono stati monitorati con elettroencefalogramma prima, durante e dopo le sedute con gli psicoterapeuti nel momento della stimolazione bilaterale, ovvero ciò che si mette in pratica nella fase di rivisitazione dell’evento traumatico.

A livello dello strato corticale e sub-corticale sono stati messi sotto osservazione, dalla prima all’ultima seduta, i progressivi miglioramenti sul cervello in concomitanza con l’elaborazione del trauma: si è dimostrato che il cervello, se nella prima sessione, al ricordo del trauma, attiva quelle regioni del cervello preposte all’emotività, nella seconda sessione invece, grazie alla stimolazione, si attivano le parti del cervello preposte alla cognitivizzazione: ovvero il trauma è stato elaborato.

 Il neurofisiologo Pagani, illustrando la ricerca nella sala Paolino d’Aquileia dove oltre a psichiatri e medici erano presenti anche non addetti ai lavori, dichiara: “I nostri studi con risonanza magnetica e tomografia ad emissione di fotone singolo hanno dimostrato come gli effetti della terapia con EMDR comportino un miglioramento della sintomatologia, una normalizzazione del flusso in alcune aree cerebrali e un ripristino della densità della sostanza grigia”. La direttrice dell’Istituto “Naven”, Esther Pedone, afferma: “Questo studio è una riprova della validità della terapia che nella nostra scuola post lauream per medici e psicologi privilegiamo e pratichiamo da anni.