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Primo studio con dati occidentali sul rapporto tra Covid e cancro

Roma, 31 lug. (Adnkronos Salute) – Il Covid-19 è letale per circa un paziente con tumore su tre. Non solo. Ad aumentare il pericolo sono soprattutto il genere (maschile), l’età (over 65), la presenza di altre malattie e un tumore in fase di progressione. A rivelarlo è lo studio internazionale OnCovid appena pubblicato su Cancer Discovery, la rivista ufficiale della Associazione americana per la ricerca sul cancro (Aacr), coordinato dall’università del Piemonte Orientale a Novara.

Lo studio, di tipo osservazionale, fornisce – “per la prima volta al mondo”, sottolineano gli autori – un’analisi accurata della storia naturale di quasi 900 pazienti oncologici ricoverati per infezione da coronavirus in 19 centri italiani, inglesi, spagnoli e tedeschi durante i mesi di marzo e aprile, seguiti poi fino a metà maggio. Il primo dato che emerge è che a rischiare maggiormente sono i maschi. La mortalità è infatti del 41% contro il 26% delle donne.

Le neoplasie ematologiche sono invece quelle con un decorso peggiore. Confermato da numeri, il dato sulla mortalità tra gli over 65: più che doppia rispetto a quella dei più giovani. E lo stesso vale per chi soffre di altre due malattie oltre al tumore. Ma se un tumore attivo peggiora la prognosi, ed essere in terapia oncologica con chemioterapici, farmaci a bersaglio molecolare o immunoterapici non modifica il rischio di mortalità, invece un intervento tempestivo con le terapie anti-Covid con antivirali, antimalarici o tocilizumab, si associa a una riduzione del 60% della mortalità, indipendentemente da tutti gli altri fattori di rischio.

“I dati dell’indagine – spiega Alessandra Gennari, docente di oncologia al Dipartimento di medicina traslazionale dell’università del Piemonte Orientale a Novara – arrivano per la prima volta da pazienti ‘occidentali’ ricoverati in Italia, Regno Unito, Spagna e Germania, tra dei Paesi più colpiti da Sars-Cov-2 in Europa, e mostrano innanzitutto che tre pazienti su quattro manifestano complicazioni da Covid-19, prima fra tutte la necessità di ossigeno-terapia più o meno invasiva. L’infezione comporta il decesso nel 33% dei pazienti con tumore, con differenze significative fra i Paesi: nel Regno Unito, per esempio, la mortalità sale al 44% rispetto al 33% dell’Italia e il 30% della Spagna”.

La mortalità, inoltre, è risultata “del 43% negli over 65 contro il 19% nei pazienti oncologici più giovani e raddoppia anche nei malati con più di due patologie concomitanti oltre al cancro (45% contro il 25% di chi non ha altre malattie o soltanto una oltre il tumore)”, aggiunge David Pinato, coordinatore internazionale dello studio e docente all’Imperial College di Londra. “Anche la compresenza di complicanze da Covid-19 aumenta la mortalità (pari al 60% in chi ha 2 o più complicanze contro il 9% di chi non ne ha avute), così come aver contratto Covid-19 in ospedale: è accaduto a un paziente su cinque e in questi casi la mortalità è salita al 45%. La mortalità è risultata invece inferiore nelle pazienti con tumore al seno (15%) rispetto a tutti gli altri tipi di cancro, per motivi non ancora chiari. Tutte le neoplasie ematologiche, come leucemie e linfomi, sono risultate associate a un esito peggiore”.

“Questi dati – aggiunge Gennari – sono utili per poter calcolare la differenza di rischio nei pazienti oncologici che contraggono il virus e poter così decidere al meglio le strategie di intervento, ottimizzandone la gestione nei prossimi mesi in cui il virus continuerà a circolare e ad essere una minaccia. Innanzitutto, è fondamentale che i pazienti oncologici non siano ‘abbandonati’ a causa della pandemia: la diagnosi e i trattamenti antitumorali sono essenziali ed è perciò indispensabile che questo aspetto venga preso in considerazione quando si identificano percorsi e linee guida che devono basarsi il più possibile su dati scientifici”.

“I nostri dati – continua – mostrano infatti che la terapia antitumorale va considerata una priorità indipendentemente dal pericolo di contrarre un’infezione da Sars-Cov-2, visti i benefici attesi e l’assenza di conseguenze sull’esito di Covid-19”.

Trattandosi di uno studio osservazionale va considerata inevitabile la mancata valutazione dei pazienti oncologici che si sono ammalati ma sono rimasti asintomatici. “Tuttavia – conclude Gennari – i dati raccolti provengono dal più ampio database europeo di pazienti oncologici con Covid-19 (con 1500 casi totali inseriti a oggi), e mostrano che il profilo di rischio dei pazienti con tumore che contraggono Covid-19 non è diverso da quello della popolazione generale. Anche in questi, infatti, la mortalità cresce con l’età, la presenza di altre malattie e la comparsa di complicazioni. Ciò implica che è essenziale stratificare il rischio tenendo conto di questi fattori, per proteggere i pazienti più vulnerabili ed evitare un indiscriminato stop alle terapie antitumorali che, nei più giovani, potrebbe significativamente ridurre la possibilità di combattere il cancro senza, allo stesso tempo, essere di alcun aiuto nella gestione di Covid-19”.