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Pediatra Zuccotti: “Bimbo con febbre? No corsa a tampone se famiglia vaccinata”

Milano, 18 ago. (Adnkronos Salute)() – Tampone sì, tampone no? E’ il dilemma dell’estate – ma lo è stato anche in inverno – per molti genitori con bimbi piccoli. Se fra mare, giochi all’aria aperta e qualche stravizio in più il bebè di casa si ammala, quando sospettare Covid-19? “Il problema è stato questo fin dall’inizio, visto che Covid difficilmente ha dei caratteri distintivi rispetto ad altre forme virali”, ammette Gian Vincenzo Zuccotti, preside della Facoltà di Medicina dell’università Statale di Milano e direttore Pediatria e Pronto soccorso pediatrico dell’Asst Fatebenefratelli Sacco, ospedale dei bimbi Vittore Buzzi. “Febbre alta, raffreddore e tosse – elenca l’esperto – in alcuni casi sintomi gastrointestinali come vomito e qualche scarica di diarrea”: Covid-19 si presenta generalmente così nei più piccoli, “quando sono nella fase di infezione acuta”, spiega Zuccotti all’Adnkronos Salute.

“I bambini – puntualizza – fortunatamente di solito sono asintomatici o paucisintomatici. E questi pochi sintomi sono limitati, la febbre può esserci per un paio di giorni e tende a risolversi semplicemente con un antipiretico”. Notizie positive per mamme e papà, confermate anche da diversi studi. L’ultimo è un lavoro tedesco, appena pubblicato su ‘Nature Biotechnology’, che approfondisce i meccanismi molecolari per cui i bambini hanno un rischio inferiore di sviluppare Covid grave rispetto agli adulti: secondo gli autori, le cellule immunitarie delle vie aeree dei bambini sono predisposte al rilevamento del virus, determinando una risposta antivirale innata precoce più forte all’infezione da Sars-CoV-2 rispetto agli adulti.

Ma si pone ugualmente una questione pratica: “Certamente è difficile intercettare il contagio nei bimbi”, dice Zuccotti. E allora quando correre a fare il tampone e quando restare in vigile attesa, in presenza ovviamente di sintomi comuni? “Quello che può tranquillizzare i genitori in questi casi lievi è essere loro stessi vaccinati e sapere che chi convive o entra in contatto con il bambino ha fatto” l’iniezione scudo anti-Covid.

“E’ chiaro – prosegue il pediatra – che se invece ci sono persone fragili che rischierebbero di essere esposte al virus, questo spinge a fare il tampone. Ma se la situazione familiare vede tutti gli adulti vaccinati, allora la febbre del bambino si può gestire con del paracetamolo per 1-3 giorni e vedere se la cosa si risolve. Spesso infatti si tratta di altre forme virali non necessariamente legate al coronavirus”.

“La diagnosi differenziale non è così semplice con Covid, è un dato di fatto”, osserva Zuccotti. “Ma questo problema si porrà in particolare quando i bambini inizieranno di nuovo la vita in comunità”, con la ripresa delle scuole dopo la pausa estiva. “Per quello, o si fa un sistema di sorveglianza con dei tamponi molecolari salivari in partenza all’ingresso e poi controllando solo periodicamente i bambini in maniera random, lasciando perdere ogni volta il dover ricorrere ai test. Oppure ci si preoccupa di vaccinare tutti gli altri e loro li si lascia un po’ tranquilli, gestendo i casi come semplici forme virali senza dover ogni volta sottoporli a tamponi”.

In questo momento, comunque, “non c’è una corsa al test da parte dei genitori, per quello che si può vedere a Milano, sebbene la città sia meno popolata per via delle ferie. Sicuramente i genitori avendo” in situazioni di vacanza “più possibilità di gestire i bambini e di tenerli a casa, si pongono meno il problema di eseguire il tampone e hanno meno urgenza di sapere se possono rimandarli in comunità. E quindi si fanno magari meno test anche rispetto alle reali indicazioni”.

Con l’avvento della Delta, “per quella che è la nostra esperienza attuale, questa variante sembra forse meno aggressiva dal punto di vista clinico nei bambini in questo momento. Se penso infatti alle Mis-C, cioè a quelle sindromi infiammatorie multi-sistemiche, devo dire che ne abbiamo osservate molte di più nelle prime ondate. Nell’ultima abbiamo avuto un paio di pazienti rispetto a una cinquantina nelle ondate precedenti. Vedremo come procederà. Al momento da noi non c’è la situazione” che si è vista negli Usa, dove nei giorni scorsi si toccato un dato record di ospedalizzazioni pediatriche per Covid (oltre 1.900 secondo i dati di sabato scorso).