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Più parti prematuri causa Covid-19

Il Registro Covid è un progetto che ha coinvolto tutti i centri nascita italiani che hanno avuto in carico madri risultate positive alla Sars-Cov-2 durante la gravidanza, e quelli che hanno avuto casi di neonati che hanno acquisito l’infezione entro il primo mese, quando erano già fuori dall’ospedale. Fabio Mosca, presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), spiega: “Il Registro ha l’obiettivo di raccogliere su scala nazionale, i dati clinici derivanti dall’assistenza ai neonati nati da mamma affetta da coronavirus diagnosticato in qualunque momento della gravidanza, e i dati sull’assistenza ai neonati con infezione acquisita entro il primo mese di vita.”
Nelle donne affette da Covid la percentuale di nati prematuri è stata pari 19.7%, più o meno 2 su 10, circa il doppio di quella rilevata nella popolazione generale. Nel 15.8% dei casi si è trattato di neonati con un basso peso alla nascita, inferiore ai 2500 grammi. “Il raddoppio del tasso di prematurità nelle madri positive -continua Mosca- è legata a due eventi: ad alcune delle donne è stato necessario anticipare il parto, per le loro condizioni di salute, e altre hanno partorito spontaneamente in anticipo. Questo perché il Sars-Cov-2 aumenta il livello infiammatorio, e lo stato infiammatorio può favorire il parto”.

Dai dati SIN, relativi al periodo che va da marzo a giugno, è emerso che i neonati che hanno contratto il virus quando erano ormai a casa sono stati 13, e quelli che hanno contratto il Covid nei primi giorni di vita, quando erano ancora in ospedale, 6 su 215, cioè il 2.8%. Un numero piccolo considerando che la maggior parte dei neonati è stata tenuta in camera con la mamma positiva. “I nostri dati confermano che l’infezione nei neonati è poco frequente e benigna, quindi, se la donna ha pochi sintomi è preferibile non separarla dal figlio, per la salute fisica e psicologica di entrambi. Abbiamo dimostrato che fornendo alle madri le corrette indicazioni di igiene, distanziamento e uso della mascherina si possono sia proteggere i neonati che favorire l’allattamento al seno e l’attaccamento madre-figlio, anche in questa popolazione a rischio. Tutti i neonati che hanno contratto il virus, nei primi giorni di vita o a distanza di settimane dal parto, hanno avuto una sintomatologia lieve”, spiega il presidente della SIN.

Dall’analisi delle 215 schede raccolte dal Registro è risultato che solo il 15% dei neonati è venuto alla luce con taglio cesareo d’urgenza per motivi legati alla salute delle madri. La maggior parte (61%) è nato con parto naturale, il 24% con un cesareo già programmato.