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Oltre duecentomila donne italiane sono interessate al problema della fragilita’ ossea, causata dall’osteoporosi severa.

L’informazione e la prevenzione sono l’unica arma per combattere le rifratture

Il 2012 è stato un anno di grandi successi per la Campagna “Stop alle Fratture”, il progetto educazionale sulla fragilità ossea, causata dall’osteoporosi severa, rivolto all’intera popolazione femminile dai 50 anni in su.

Promossa da SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), SIR (Società Italiana di Reumatologia), ORTOMED (Società Italiana di Ortopedia e Medicina) e GISOOS (Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa), la campagna è nata con l’obiettivo di informare correttamente tutte le donne sulle conseguenze legate alla fragilità ossea, mettendo in atto interventi di natura preventiva: unica strada utile ad arrestare la spirale discendente della salute e della qualità della vita di chi è affetto da osteoporosi severa.

Con questo obiettivo, per il secondo anno consecutivo, il sito web www.stopallefratture.it è stato il principale strumento informativo, sia sulla patologia (osteoporosi severa e fragilità ossea) che sui trattamenti disponibili, diventando però sempre più interattivo e ricco di servizi ‘a misura’ delle potenziali pazienti. Nello specifico, i risultati registrati dal sito durante tutto l’arco del 2012 hanno, di fatto, confermato il grande interesse del pubblico per i contenuti a loro disposizione. Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2012, il sito ha registrato 216.588 visite, con oltre 187.650 visitatori unici, per un totale di oltre 593.400 pagine visitate e un tempo medio di permanenza di oltre 1’ e 35’’, prova di una grande attenzione per gli argomenti proposti, soprattutto per le sezioni “Che cos’è la Fragilità Ossea” e “Diagnosi”.

Tra le novità più gettonate, si segnala il Defra Test online, test di autodiagnosi per le donne over 50 che vogliano valutare il rischio personale di fratturarsi nei successivi 10 anni, ovvero: basso, medio, elevato, molto elevato. Durante tutto il 2012, questo strumento è stato utilizzato da oltre 29.000 utenti, oltre 14.000 delle quali presentavano un rischio alto/elevato. Proprio le pazienti a più alto rischio, inoltre, hanno potuto usufruire del servizio ‘100 Medici Stop alle Fratture’ che prevede un consulto personalizzato, via e-mail, con uno specialista della propria area geografica di appartenenza (Provincia o Regione). Si tratta di una selezione di 100 specialisti di riferimento nell’ambito delle malattie metaboliche dell’osso, appositamente formati per dare  raccomandazioni su come prevenire le eventuali fratture da fragilità o per  consigliare una visita presso i Centri autorizzati per il trattamento dell’osteoporosi severa su tutto il territorio nazionale, da maggio a dicembre 2012, sono state inviate 627 domande agli specialisti Stop alle Fratture.

Anche il primo Doctor Locator dei centri e degli specialisti per il trattamento dell’Osteoporosi Severa, presente sul sito con oltre 580 strutture in tutte le Regioni italiane, suddivise per regione e provincia di appartenenza e complete di indirizzi e riferimenti per prenotare una visita, ha riscosso un ottimo successo con 84.382 ricerche effettuate, dimostrando di essere uno strumento utile per tutte le potenziali pazienti.

Questa prima iniziativa nazionale si è dimostrata fondamentale per informare le donne sulla fragilità ossea e sui rischi di ri-frattura, indirizzandole poi verso gli specialisti e i centri ospedalieri dedicati nelle zone di residenza – afferma Silvia Migliaccio, membro del Comitato Scientifico della campagnaNel 2013, quindi, continueremo a concentrare i nostri sforzi, per assicurare alle donne over 50 una migliore qualità di vita, evitando rischi che possono essere prevenuti con semplici esami diagnostici. L’importanza della prevenzione, inoltre, si traduce anche nella possibilità, di evitare costi sanitari e sociali sempre crescenti, conseguenti all’ospedalizzazione, alla necessità di una lunga assistenza post-ricovero e anche ai disagi fisici e psicologici non solo della paziente, ma anche di tutta la famiglia”.