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Occhi rossi e gonfi, a ogni congiuntivite la sua cura

Roma, 15 lug. (Adnkronos Salute) – “Ho l’occhio rosso e gonfio!”, “Mi prudono gli occhi!”, “Nel mio occhio c’è pus!”. Queste le frasi che spesso denunciano la presenza di una congiuntivite. “Sì, ma di che tipo? Virale, batterica o allergica questa infiammazione oculare si manifesta con sintomi differenti che possono prediligere adulti o bambini a seconda della tipologia, richiedendo il consulto dello specialista nel 70% dei casi”. L’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (WAidid) sottolinea come solo una corretta diagnosi permetta di ricevere il trattamento idoneo, evitando complicazioni gravi che possono portare anche a danni strutturali all’occhio.

“Con un rischio di trasmissione del 50%, la congiuntivite infettiva più comune è la congiuntivite virale – sottolinea WAidid – Questa colpisce generalmente la popolazione adulta e si presenta prevalentemente in estate. Nel mirino possono essere entrambi gli occhi, che vengono irritati da una secrezione acquosa causando bruciore e fotofobia. Primo responsabile è l’Adenovirus (90% dei casi), un virus che spesso colpisce altre parti dell’organismo, in particolar modo le vie respiratorie, dando vita a ulteriori sintomi come mal di gola, rinite, tosse e ingrossamento linfonodale”.

“A provocare la congiuntivite virale può, inoltre, essere l’Herpes simplex (1,3%-4,8% dei casi) che attacca un solo occhio e si associa ad herpes labiale. A seguire herpes zoster e molluscum contagiosum: il primo coinvolge il nervo trigemino, mentre il secondo è spesso associato a congiuntivite follicolare con lesioni alla palpebra – prosegue l’associazione – In entrambi i casi, le complicanze possono essere gravi come danni alla cornea e uveite. Sebbene non esista nessun trattamento ad hoc, l’uso di antivirali topici o sistemici può rivelarsi utile per impedire complicanze. Impacchi freddi, lacrime artificiali e antistaminici topici alleviano la sintomatologia. Bisogna inoltre ricordare di utilizzare asciugamani e salviette personali per non favorire la trasmissione dell’infezione”.

A prediligere i bambini, invece, è la congiuntivite batterica: si stima, infatti, che nel 50%-75% dei casi siano i piccoli pazienti ad esser vittima di questa fastidiosa infezione. “Se la congiuntivite virale ama il clima estivo, quella batterica tende a presentarsi prevalentemente nel periodo tra dicembre e aprile. Una secrezione purulenta appiccicosa e sensazione di corpo estraneo nell’occhio sono i sintomi che la caratterizzano. Nei bambini, i principali batteri responsabili sono haemophilus influentiae (29% dei casi) e streptococcus pneumoniae (20%)”, ricordano gli esperti. Anche gli adulti possono essere colpiti da questa forma di congiuntivite infettiva che, in questi soggetti, è causata prevalentemente da staphylococcus aureus, a cui seguono streptococcus pneumoniae e haemophilus influentiae.

Inoltre, una scarsa produzione lacrimale, traumi, condizioni di immunodepressione sono tutti veri e propri fattori di rischio per l’insorgenza della congiuntivite batterica. A rappresentare il veicolo principale di trasmissione dell’infezione sono le mani che, se non lavate accuratamente e frequentemente, spalancano le porte a germi e batteri. Una volta diagnosticata, la congiuntivite batterica va trattata tempestivamente con un collirio antibiotico. “Ai primi sintomi di congiuntivite è molto importante consultare il medico ed evitare assolutamente il fai-da-te – ha commentato Susanna Esposito, presidente WAidid e ordinario di Pediatria all’Università di Parma – Se non viene correttamente curata, la congiuntivite può comportare complicanze, soprattutto nel caso della forma batterica provocata da Chlamydia o dalla gonorrea. Oltre a danni alla cornea, l’infezione può diffondersi per via sistemica e possono verificarsi persino condizioni come sepsi o meningite, capaci di mettere in pericolo la vita del paziente.

“Quanto alla trasmissione, sia nell’eventualità si tratti di congiuntivite virale sia nel caso di congiuntivite batterica – ha osservato Esposito – questa può avvenire facilmente attraverso il contatto diretto con il paziente o con oggetti contaminati dai microorganismi responsabili dell’infezione. Fondamentale, quindi, la prevenzione: lavare accuratamente e frequentemente le mani per almeno 40 secondi impedisce l’attecchimento di virus e batteri. Si tratta di una regola d’oro che è bene insegnare fin da piccolissimi”.

“Particolare attenzione viene richiesta ai portatori di lente a contatto – aggiunge Stefano Gandolfi, ordinario di Malattie dell’apparato visivo all’Università di Parma – nonché ai pazienti che, di recente, sono stati sottoposti ad intervento di estrazione di cataratta. In entrambe le condizioni, una congiuntivite può portare a complicanze gravissime, quali ulcere corneali o endoftalmiti, tali da causare una perdita irreversibile della vista. Al minimo accenno di arrossamento congiuntivale, con o senza secrezione, il portatore di lente a contatto deve immediatamente sospenderne l’applicazione. Analogamente, davanti a un arrossamento intenso e dolore, durante i primi 7-10 giorni da un intervento per cataratta, il paziente deve immediatamente rivolgersi all’oculista per una urgente valutazione della situazione” .

“Non si parla di contagio, invece, nel caso di congiuntivite allergica. “Di natura non infettiva, dunque, questa forma di congiuntivite è dovuta alla risposta infiammatoria della congiuntiva ad allergeni presenti nell’ambiente. Si tratta della forma più frequente di congiuntivite che, nel periodo compreso tra fine marzo e settembre (quando i pollini aumentano la loro concentrazione nell’aria), arriva a colpire fino al 40% della popolazione – conclude WAidid – Sintomo principale è il prurito che si manifesta intensamente insieme all’arrossamento degli occhi. I fastidi agli occhi possono inoltre essere associati a naso che cola, starnuti e, a volte, febbre. Il problema, in genere, scompare evitando il contatto con la sostanza scatenante e utilizzando lacrime artificiali. Nelle manifestazioni più importanti, è opportuno somministrare un collirio antistaminico e farmaci corticosteroidei”.