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Nasce sottopeso 1 bebè su 7 nel mondo, pochi passi avanti

Milano, 16 mag. (AdnKronos Salute) – Un bebè su 7 nel mondo nasce sottopeso. Per avere un’idea dei numeri, nel 2015 i ‘neonati piuma’ erano più di 20 milioni a livello globale, di cui quasi 3 quarti dati alla luce fra Asia meridionale e Africa sub-sahariana. Per loro la bilancia segna meno di 2,5 kg, e il numero indicato dall’ago è cruciale per il futuro di questi piccoli. Può fare la differenza anche fra la vita e la morte: oltre l’80% dei 2,5 milioni di neonati che muoiono ogni anno a livello globale hanno un peso alla nascita basso perché nati prematuri e piccoli a causa dell’età gestazionale. Il problema è trasversale e non risparmia i Paesi ad alto reddito in Europa, Nord America, Australia e Nuova Zelanda, dove non c’è stato praticamente alcun progresso nel ridurre l’impatto del basso peso alla nascita dal 2000.

I dati emergono da una maxi analisi condotta da ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, Unicef e Organizzazione mondiale della sanità (Oms), su 148 Paesi e 281 milioni di nascite. Sono cifre estremamente variabili a seconda della latitudine: per esempio la Svezia ha una delle percentuali più basse di neonati piuma (2,4%). L’Italia è stata quasi ferma per anni al 7%, il calo tra il 2000 e il 2015 è stato di solo 0,1 punti percentuali (e nel 2015 risultavano sottopeso 34.500 bambini su 495.200 nati). Quelle contenute nello studio – pubblicato su ‘The Lancet Global Health’ – sono le prime stime di questo tipo e mostrano che in generale i tassi di riduzione della prevalenza globale del basso peso fra i bebè sono ancora troppo poco incisivi.

Il rischio – avverte l’Oms insieme ai partner coinvolti nella ricerca – è di non riuscire a centrare l’obiettivo su cui si sono impegnati i 195 Stati membri dell’Agenzia Onu per la salute nel 2012: ridurre, cioè, del 30% la prevalenza del basso peso alla nascita entro il 2025. Si è infatti registrata una lieve diminuzione dal 17,5% del 2000 al 14,6% del 2015. Ma lo studio indica che il tasso attuale di progresso – con un calo annuo globale dell’1,2% dei bebè sottopeso tra il 2000 e il 2015 – è “ben al di sotto” del tasso di riduzione annuale del 2,7% necessario per raggiungere il traguardo fissato.

Di fronte a questa prospettiva, i promotori dello studio evidenziano “l’urgente necessità di maggiori investimenti e azioni” per accelerare il ritmo e aumentare i passi avanti, prendendo in considerazione i vari e numerosi fattori che incidono, dall’età della mamma allo stato nutrizionale fino a fattori ambientali come lo stesso inquinamento. “Le nostre stime indicano che i governi nazionali stanno facendo troppo poco”, conferma l’autrice principale Hannah Blencowe (London School of Hygiene & Tropical Medicine).

I ricercatori hanno svolto una ricerca globale sui dati disponibili nei database nazionali dei governi e i sondaggi nazionali per stimare la percentuale e valutare le tendenze sul basso peso alla nascita per i nati vivi nei Paesi considerati dal 2000 al 2015. Tenendo conto però che nel mondo per circa un terzo di tutti i neonati non viene registrato il peso alla nascita. Gli autori notano che 47 Paesi (fra cui 40 a basso e medio reddito) hanno insufficienti dati disponibili. Le percentuali di basso peso fra i bebè nel 2015 sono risultate, per fare qualche esempio, dell’8% negli Stati Uniti, del 7% in Gran Bretagna, del 6,5% in Australia, del 5,7% in Nuova Zelanda (5,7%).

Le regioni che compiono i progressi maggiori sono quelle con il numero più alto di bambini con peso basso alla nascita, Asia meridionale e Africa Subsahariana, con un declino annuale della percentuale di peso basso alla nascita dell’1,4% e dell’1,1% rispettivamente, fra il 2000 e il 2015. Ciononostante, il numero complessivo di nati vivi con peso basso è attualmente aumentato nell’Africa Subsahariana, da 4,4 milioni a 5 milioni di bambini, ampiamente dovuto a trend demografici (come fertilità e migrazione). In modo simile, l’Asia Meridionale ha ancora circa la metà dei nati vivi con peso basso del mondo, con circa 9,8 milioni stimati nel 2015.

In Europa, Repubblica Ceca (aumento annuo del 2%), Irlanda (1,3%), Portogallo (1,2%) e Spagna (1,1%) stanno compiendo i progressi più lenti, con una tendenza in aumento della percentuale di basso peso alla nascita dal 2000. In generale, il Regno Unito ha visto una percentuale in diminuzione dal 2000 (diminuzione annuale dello 0,3%). “Abbiamo visto pochissimi cambiamenti in 15 anni, anche in ambienti ad alto reddito, dove il basso peso alla nascita è spesso dovuto a nascita prematura come risultato dell’età alta delle madri, il consumo di sigarette, parti cesarei clinicamente non necessari, e trattamenti per la fertilità che aumentano il rischio di nascite multiple. Queste sono le motivazioni alla base che i governi nei Paesi ad alto reddito dovrebbero affrontare”, dichiara Blencowe. “Per raggiungere il target globale fissato entro il 2025 si dovrà più che raddoppiare il ritmo dei progressi”.

Gli autori dello studio chiedono un’azione internazionale per assicurare che tutti i bambini siano pesati alla nascita, migliorare le cure mediche e promuovere azioni per la salute pubblica sulle cause di basso peso alla nascita per ridurre i casi di morte e disabilità. “Non possiamo aiutare i bambini senza migliorare la copertura e l’accuratezza dei dati che raccogliamo. Con sistemi migliori per il rilevamento del peso e un sistema di dati più strutturato, possiamo registrare il vero peso alla nascita di ogni bambino, anche di quelli nati a casa, e fornire assistenza di qualità migliore a questi neonati e le loro madri”, evidenzia la coautrice Julia Krasevec, specialista per le statistiche e il monitoraggio dell’Unicef.

“Il peso basso alla nascita è un’entità clinica causata da crescita intrauterina limitata e nascita prematura – conclude Mercedes de Onis dell’Oms – E’ necessario capire le cause profonde in un dato paese. Per esempio, l’Asia meridionale ha un’ampia percentuale di bambini nati con basso peso da gravidanze a termine, con una crescita intrauterina limitata, associata a denutrizione materna fra cui la malnutrizione cronica. Invece la nascita pretermine è la causa maggiore del basso peso in contesti con molte gravidanze adolescenziali, alta percentuale di infezioni o dove la gravidanza è associata ad alti livelli di trattamenti per la fertilità e parti cesarei (come negli Usa e in Brasile). Affrontare queste cause nei paesi più colpiti dovrebbe essere una priorità”.