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Modello aretino contro l’OSAS (Sindrome delle Apnee Notturne), premiato a livello nazionale dalla FADOI

Patologia che interessa quasi 15.000 aretini. Gestione integrata dalla diagnosi al trattamento (Internista, Pneumologo e Otorino con la chirurgia Robotica). Dal 3 al 5% della popolazione adulta, e dal 2 al 3% di quella in età pediatrica, soffre di “sindrome delle apnee notturne” (OSAS – Obstructive Sleep Apnea Syndrome) e nella nostra provincia si stimano da 12.000 a 14.000 casi. E’ una Sindrome caratterizzata da ricorrenti episodi di  costrizione delle vie aeree superiori durante il sonno, che portano ad alterazioni del flusso aereo a livello del naso e della bocca, solitamente associate a forte russamento. E’ una vera e propria patologia, con conseguenze serie sulla salute delle persone e sulla qualità della vita, propria e altrui. Come tutte le patologie ha vari livelli di gravità, e quando questa è alta, a rischio è addirittura la vita.Nel 40% dei casi si tratta di pazienti obesi, nel 20% con broncopatie  croniche ostruttive, nel 10% di ipertesi. I soggetti affetti da OSAS presentano un aumento della mortalità per cause cardiache durante le ore notturne, comprese tra le 24 e le 5 del mattino

La Asl aretina, da un anno, ha avviato un nuovo percorso assistenziale che modifica radicalmente la cultura scientifica italiana in tema di apnee notturne.

Un progetto originale, che ha una caratura di carattere “culturale-scientifico” adesso certificata dalla FADOI (Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti) con la assegnazione del “Premio  Speciale Serafino Mansueto”, come miglior comunicazione tra gli oltre 700 lavori di ricerca scientifica in Italia. Un  progetto così originale che sta attraendo l’attenzione della stampa scientifica internazionale.

Lo Studio è stato presentato al congresso svoltosi recentemente a Rimini, da Salvatore Lenti e Mario Felici (Ambulatorio di II livello dell’Ipertensione Arteriosa della Medicina Interna e Geriatria) e da Giulia Burali e Pier Guido Ciabatti dell’Otorinolaringoiatria e Chirurgia Robotica dell’Ospedale San Donato di Arezzo.

Cambiamento di mentalità

Quello che hanno proposto e sperimentato gli specialisti aretini è un autentico cambiamento di mentalità nell’approccio a questo problema, attraverso la creazione di un gruppo multidisciplinare che mette insieme pneumologo, otorino e medico internista, ritenuta questa una figura centrale perché un grado di avere una visione d’insieme della salute del paziente. Otorino e pneumologo, invece, sono i bracci operativi.

Per i pazienti un percorso diverso

Anche in questa patologia il primo filtro sono i medici di famiglia, con i quali il gruppo sta lavorando per approntare linee guida precise. Sono loro, infatti, che individuano i soggetti che necessitano di una presa in carico da parte del gruppo specialistico. Una volta selezionati i pazienti (ad oggi, in 6 mesi, ne sono stati individuati un centinaio) questi prenotano una visita per “OSAS o apnee o visita roncopatica” con l’otorino, a cui spetta l’apertura di una cartella clinica e la conseguente presa in carico del paziente. Questa è la prima innovazione che consente al cittadino di essere guidato nel percorso più idoneo e appropriato.

I vantaggi dell’intervento con robot

La chirurgia robotica è risultata essere il vero valore aggiunto del progetto. Il robot, infatti, consente di intervenire a livello della gola con grande precisione e bassissima invasività, mentre prima era necessario penetrare dall’esterno con enormi complicazioni a livello muscolare e nervoso, oltre ad una riabilitazione e convalescenza di lunghissima durata, con lesioni anche permanenti. Più in particolare, è stato dimostrato che la tecnica chirurgica utilizzata dall’equipe aretina (TORS)  porta ad una riduzione significativa delle apnee e dei valori pressori rispetto all’utilizzo di altre tecniche, una  maggiore efficacia terapeutica con la riduzione dei farmaci, il miglioramento del profilo metabolico e glicemico e, aspetto non meno importante, un minor disagio psicologico. Una volta concluso l’intervento chirurgico e terminata la fase post-operatoria, entrano in azione lo pneumologo e l’intervista, a cui spetta un controllo generale e soprattutto l’avvio di una terapia basata sui “corretti stili di vita”, la cui non osservanza spesso risulta essere la prima causa di questa patologia.

 

L’Azienda raccoglie i frutti

“Ci abbiamo creduto, dando fiducia ai nostri professionisti ed oggi siamo lieti di vedere riconosciuto questo innovativo approccio ad una patologia a volte sottovalutata nei suoi effetti”. Il commento è di Enrico Desideri, Direttore Generale della Asl 8, che a suo tempo ha autorizzato gli specialisti ospedalieri a lasciare la strada vecchia per quella nuova. “La ricerca si può fare anche in ambiti diversi da quelli tradizionali – prosegue Desideri – e lo dimostrano questo ed altri studi che sono in corso nella nostra azienda. Arezzo ha ottimi professionisti ed ora anche strumenti d’avanguardia che aprono nuove frontiere della scienza e della medicina. E’ giusto che oltre a gestire l’ordinario (cosa sempre più difficile), si guardi con ottimismo ed entusiasmo anche alla innovazione e alla sperimentazione che deve sempre partire e poi ritornare a produrre un miglioramento della vita dei nostri cittadini”.