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Medicina: Sige, colon in salute con la dieta antinfiammatoria

Roma, 20 ott. (Adnkronos Salute) – L’alimentazione è fondamentale per prevenire l’infiammazione cronica dell’intestino che favorisce, nel tempo, l’insorgenza del cancro colorettale, il tumore a maggiore incidenza dell’apparato digerente, con circa 50mila nuovi casi l’anno in Italia e seconda causa di morte per tumore con 20mila decessi all’anno. Una dieta proinfiammatoria, ricca di carni lavorate e alimenti a elevata percentuale di grassi saturi, può aumentare fino al 40% il rischio di cancro colorettale. Diversamente la dieta mediterranea, a base di frutta, verdura, cereali integrali e ad elevato contenuto di fibre, racchiude preziosi nutrienti per mantenere in salute intestino e colon. È quanto emerso durante il 26° Congresso nazionale sulle malattie digestive (quest’anno online causa Covid) promosso dalla Federazione italiana società malattie apparato digerente che ha visto la partecipazione anche della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige).

“Mantenere il colon in salute si può: è necessario fare attenzione ad alcol, grassi saturi e carni lavorate – afferma Filomena Morisco, professore ordinario in Gastroenterologia e direttore della Scuola di specializzazione in malattie dell’apparato digerente all’Università di Napoli Federico II, nonché membro del direttivo della Sige – La dieta è un elemento importante per la salute ed il benessere del nostro organismo, inoltre l’intestino è un organo particolarmente esposto ai benefici o alle azioni negative di componenti alimentari. La tipologia di alimenti che consumiamo ha un elevato impatto nella prevenzione o nel favorire le malattie dell’intestino, sebbene da sola non elimini completamente il rischio che dipende anche da altri elementi, tra cui la genetica, l’età ecc”.

La dieta antinfiammatoria si basa sugli stessi principi della dieta Mediterranea. “Non a caso enfatizza il consumo di pesce, verdura, cereali integrali, olio di oliva, eliminando i cibi più raffinati – aggiunge Morisco – Alcuni tipi di pesce sono ricchi di omega-3, in grado di ridurre le quantità circolanti nel sangue di due proteine pro-infiammatorie, proteina C-reattiva e interleuchina-6; frutta e verdura contengono antiossidanti, che supportano il sistema immunitario e aiutano a combattere l’infiammazione; la frutta secca, in particolare noci e mandorle, è ricca di grassi monoinsaturi e omega-3, mentre i legumi sono ricchi di antiossidanti, fibre, acido folico e minerali come magnesio, ferro, zinco e potassio. Le fibre, in particolare, fungono da spazzino per il colon: rimuovendo rifiuti, detriti e tossine lasciati indietro nel processo digestivo. La dose di assunzione giornaliera ottimale è di 30 grammi”.

E per quanto riguarda le bevande a quali dobbiamo rinunciare? “Senza dubbio le bevande zuccherate in genere e assumere alcol con molta moderazione. Al contrario, il caffè sembra avere un effetto protettivo sul cancro del colon: è ben dimostrato che in presenza di tale patologia il paziente che beve caffè ha una migliore sopravvivenza. Formaggi e latticini sono ricchi di grassi saturi, perciò vanno utilizzati con moderazione, mentre la cioccolata fondente al pari di caffè e the è ricca polifenoli, presenti anche nell’olio di oliva, che hanno un potente effetto antiinfiammatorio”.

“Comunque la ricerca in tale settore è molto attiva e una delle novità degli ultimi anni è la dimostrazione che il rischio di cancro al colon si modifica in relazione all’interazione tra dieta ed i batteri presenti nel nostro intestino (microbiota intestinale) – sottolinea Morisco – I cambiamenti nella dieta influenzano il microbiota intestinale ed è stata recentemente dimostrata l’esistenza di differenze nel microbiota intestinale tra i malati di cancro del colon e gli individui sani. Infatti un disequilibrio tra le specie batteriche che svolgono una funzione protettiva a favore di altre che invece favoriscono il processo infiammatorio e la cancerogenesi sono alla base di nuove linee di ricerca nella patogenesi del cancro del colon. Studi futuri ci consentiranno di comprendere meglio i meccanismi alla base di questa osservazioni e di fornire approfondimenti sulla manipolazione razionale del microbiota con modifiche della dieta o con prebiotici e probiotici. Al momento è possibile affermare che gli alimenti caratterizzanti la dieta mediterranea favoriscono la prevenzione e la riduzione del rischio anche attraverso modifiche del microbiota intestinale”.

Ma la nuova frontiera della conoscenza nell’ambito della nutrizione, secondo Morisco, è rappresentato dalla possibilità di modulare il microbiota intestinale per favorire la risposta al trattamento immunoterapico.

“È questo un campo ancora scarsamente esplorato e che rappresenta l’avanguardia della ricerca in campo nutrizionale in questo momento – conclude -.Le osservazioni più interessanti indicano che soggetti con patologia neoplastica non-responder a cicli di immunoterapia hanno una minore biodiversità del microbiota del loro intestino, a differenza dei pazienti che invece ben rispondono a tale terapia. In questi ultimi è possibile inoltre osservare la prevalenza di alcune specie quali i Bifidobacterium che sembrano stimolare in maniera positiva il sistema immune del soggetto, in particolare i linfociti-T antitumorali. Sulla base di queste osservazioni, sono state avviate delle sperimentazioni a livello internazionale per valutare l’efficacia del trapianto di microbiota intestinale e l’effetto dell’assunzione di probiotici di ultima generazione in pazienti che si sottopongono alla cura oncologica”.