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Medicina estetica: per un volto più giovane ci vogliono impegno e costanza

cangelosi_micro-cannule-iniezione-filler,337Ci vogliono impegno, tempo e costanza per arrivare a risultati significativi a scuola, nello sport e sul lavoro. Anche la bellezza risponde a questa regola perché «le bacchette magiche esistono solamente nelle fiabe», osserva Patrizia Gilardino chirurgo plastico di Milano. «Quando ci iscriviamo in palestra per rimetterci in forma non ci aspettiamo di avere muscoli più tonici o di abbattere la pancetta dopo sole due sedute. Così è anche per il ringiovanimento del volto. Se si vogliono risultati duraturi serve impegno e serve tempo: occorrono una cura costante e trattamenti che sappiano arrivare in profondità. La fretta è nemica di chi cerca risultati duraturi».
Senza fare false promesse, il peeling è un trattamento consolidato per contrastare il photoaging sul volto. «È un trattamento molto diffuso con rischi estremamente ridotti ma capace di portare a risultati di sicuro effetto e duraturi», precisa Gilardino. Di fatto, pur non riuscendo a competere con i numeri di filler e botulino, quando si parla di medicina estetica il peeling è nella top five sia in Italia sia negli Usa. Secondo i dati Aicpe (Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica) è il quarto trattamento di medicina estetica praticato nel nostro Paese; stessa posizione anche America dove l’Asaps (American Society of Aesthetic Plastic Surgery) ha stimato quasi 500mila trattamenti eseguiti l’anno scorso.

«Il peeling permette alla pelle di rigenerarsi in modo naturale. Ed è ovvio che, per fare questo occorrono tempo, impegno e costanza», continua la specialista. «Proprio per il fatto che agisce in profondità, gli effetti non sono immediati. Per questo è necessario avere costanza dei trattamenti e seguire un preciso protocollo».

A seconda dell’età e del tipo di pelle, cambia il tipo di trattamento. Spiega Gilardino: «Il protocollo Obagi, di certo uno dei più innovativi quando si parla di peeling, si basa sull’utilizzo di retinolo una sostanza che ha l’effetto di riparare i tessuti e di stimolare la produzione di cellule nuove e di collagene. Tre i diversi livelli con cui è possibile intervenire: partiamo da un trattamento più “leggero”, domiciliare, che tendenzialmente viene utilizzato come azione preventiva nei confronti del photoaging sulle persone di circa 30 anni. Per le pelli intermedie, tra circa i 35-40 anni quando iniziano a comparire le prime piccole rughe sul volto,  esiste un trattamento specifico sempre domiciliare cui si possono aggiungere delle sessioni di peeling più superficiali. Per i casi più avanzati si interviene con un terzo tipo di protocollo, sempre domiciliare, che agisce con maggiore profondità, con l’eventuale affiancamento di sedute di peeling più profondi». In ogni caso, tutti prevedono degli accorgimenti comuni: come la pulizia al mattino con uno scrub da usare tutti i giorni e una crema giorno contenente dei fattori di protezione dal sole.

«Per avere il massimo del risultato, anche in termini di stimolazione del collagene, occorre circa un anno. Per un intervento di rinnovamento superficiale sono sufficienti anche un paio di mesi. Inoltre, dato che i trattamenti al retinolo ricostruiscono il derma nel profondo, la pelle reagisce meglio a qualsiasi altro trattamento medico estetico, che sia laser, luce pulsata o filler, migliorando ulteriormente i risultati nel complesso».

Il costo? «All’incirca come un abbonamento in palestra», conclude Gilardino. «E come spesso avviene nelle palestre, anche questo trattamento è modulabile su due, quattro, sei mesi o un anno».