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Malattie ischemiche del cuore: 71mila morti ogni anno

cardiopatia-ischemicaLa salute del cuore passa dal cambiamento di alcune abitudini quali fumo, alcol, obesità, sedentarietà e dall’adozione di una sana alimentazione al fine di tenere sotto controllo il peso corporeo e il metabolismo dei grassi. Insieme all’adozione di uno stile di vita virtuoso vi sono alcune molecole naturali amiche del cuore che potrebbero essere maggiormente accettate dai pazienti, ma sono efficaci? È l’esempio degli Omega-3 di cui si dice che aumentino la concentrazione, migliorano la salute e l’elasticità della pelle, hanno un effetto antinfiammatorio contro l’acne, riducono la pressione arteriosa e le aritmie ventricolari, abbassano il colesterolo, migliorano l’insulino-resistenza e aiutano a prevenire l’Alzheimer. Ma quali sono le realtà, supportate da evidenze scientifiche, dell’effetto cardio protettivo degli acidi grassi Omega-3 e quali altri rimedi per controllare i livelli di colesterolemia? Il punto in un incontro scientifico a Roma, presso il Senato della Repubblica, dal titolo “Prevenzione Cardiovascolare, qual è la strategia più efficace?” con la partecipazione di specialisti e rappresentanti delle istituzioni tra cui la Commissione Igiene e Sanità, la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, la Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato della Repubblica e con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici.

 «Gli Omega 3 sono acidi grassi essenziali, sostanze indispensabili che devono essere assunte con la dieta in quanto non prodotte dall’organismo, spiega Leonardo Calò, Direttore Cardiologia Policlinico Casilino di Roma. Diversi studi hanno dimostrato che una dieta sana che preveda l’assunzione di alimenti ricchi di Omega 3 e ricca di agenti antiossidanti e di fibre aiuti a prevenire gli eventi cardiovascolari1. Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine condotto su un campione di oltre 76 mila donne e oltre 42 mila uomini rileva come il consumo di noci sia strettamente correlato ad una riduzione del rischio cardiovascolare e di sviluppare il diabete mellito di tipo 22. Un altro studio condotto invece in Spagna su un totale di 7.447 persone ha dimostrato la stretta correlazione tra una dieta mediterranea supplementata con alimenti ricchi di Omega-3 tra cui noci e olio d’oliva e una riduzione del tasso di eventi cardiovascolari tra cui infarto del miocardio e ictus».

L’American Heart Association ha ribadito che la dieta dovrebbe includere almeno due porzioni di pesce a settimana all’interno di un regime alimentare finalizzato alla riduzione di eventi cardiaci. La relazione tra una dieta ricca di pesce e un effetto cardioprotettivo è stata inoltre confermata da diversi studi epidemiologici condotti in vari Paesi. In particolare un recente studio condotto su 20.000 uomini adulti senza preesistenti malattie cardiovascolari, ha dimostrato che la dieta a basso rischio con alimenti ricchi di Omega 3 comporta, da sola, una riduzione del 16% del rischio di infarto3. Un altro studio, il GISSI-HF4, ha inoltre dimostrato che la somministrazione a lungo termine di Omega-3 è efficace nel ridurre sia la mortalità per tutte le cause, sia la frequenza di ricovero per cause cardiovascolari in pazienti affetti da scompenso cardiaco.

«Se non esiste una stretta correlazione tra Omega-3 e controllo del colesterolo, afferma Roberto Volpe, Ricercatore del CNR di Roma, Presidente della SISA Lazio (Società Italiana per lo Studio della Arteriosclerosi), gli acidi grassi Omega-3 risultano molto efficaci nel ridurre i livelli di trigliceridemia. La ricerca scientifica si è occupata anche di contrastare non solo l’assorbimento intestinale e la sintesi epatica del colesterolo, ma anche l’ossidazione del colesterolo-LDL, responsabile delle alterazioni all’interno dei vasi sanguigni che portano alla formazione della placca arterosclerotica. L’idrossitirosolo, una sostanza contenuta all’interno dell’olio extravergine di oliva sembra rappresentare un valido aiuto nel controllo del colesterolo e ciò conferma ancora una volta l’importanza della Dieta Mediterranea.

Quando il rischio è medio-basso (e i livelli di colesterolemia sono solo un po’ più alti del livello desiderabile) può essere sufficiente il trattamento con integratori alimentari secondo quanto ribadito dalle Società Europee di Aterosclerosi e Cardiologia che indicano i fitosteroli e il riso rosso fermentato come gli elementi di riferimento. Studi clinici5 hanno dimostrato infatti che il riso rosso fermentato può ridurre i livelli di colesterolo LDL dal 15% al 30%, a seconda delle dosi, proprio perché la monacolina K è una statina naturale. Oggi sono disponibili in farmacia integratori che attraverso l’azione mirata di fitosteroli, riso rosso e polifenoli dell’olivo possono, come documentato in letteratura, ridurre efficacemente i livelli di colesterolo nel sangue.

Se invece il rischio è medio-alto, i farmaci di elezione sono le statine o, se non si riesce a raggiungere i valori desiderabili, gli inibitori della PCSK-9, che sono in grado di ridurre il colesterolo fino e oltre il 60%».

 «Attualmente sono in commercio diverse preparazioni di integratori alimentari contenenti Omega-3, tuttavia non vi sono studi che dimostrino l’efficacia degli integratori nel ridurre il rischio cardiovascolare, spiega Pierluigi Navarra, Professore Ordinario Farmacologia Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Gli integratori contengono una quantità inferiore di Omega-3 e si propongono generalmente solo come alternativa ad una dieta bilanciata, seppure i benefici nella prevenzione cardiovascolare derivanti da una dieta sana e da uno stile di vita corretto non possono essere sostituiti dalla sola assunzione di integratori. Ma sono solo i farmaci, il cui contenuto di Omega-3 è superiore all’85%, (gli integratori hanno una concentrazione inferiore) ad aver dimostrato proprietà terapeutiche che hanno portato gli enti regolatori a raccomandarlo con alcune indicazioni, conclude il farmacologo”.

Un farmaco Omega-3 equivalente è stato approvato da AIFA e dispensato in fascia A, a carico del SSN per la prevenzione secondaria nel post infarto e per l’ipertrigliceridemia (note 13 e 94 dell’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco). Lo stesso farmaco è oggi disponibile anche in fascia C, con una confezione da 30cps più conveniente, per chi ha bisogno di fare prevenzione con tutte le garanzie che solo il farmaco può dare ad un costo più contenuto di alcuni integratori alimentari.

 «Nonostante nel nostro Paese le malattie ischemiche del cuore siano responsabili di oltre 71 mila morti ogni anno e rappresentino una delle principali cause di morte, in Italia solo il 4,2 % della Spesa Sanitaria totale è destinato alle attività di prevenzione, spiega Alessandro Solipaca, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. I risultati di questa politica trovano riscontro in alcuni dati assai preoccupanti: più di un terzo della popolazione adulta è in sovrappeso, solo il 23% della popolazione si dedica allo sport in modo continuativo, peggiorano anche le abitudini alimentari: si rileva un decremento del consumo di 5 porzioni al giorno di ortaggi, frutta e verdura dal 5,3% del 2005 al 4,9% del 2014. L’attività di prevenzione è fondamentale per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, sulle quali influiscono una molteplicità di fattori dei quali alcuni evitabili».

La prevenzione e l’aderenza alla terapia sono un nodo critico per le patologie cardiovascolari, così come per tutte le patologie croniche. «Più di ogni altro organo il cuore ha una doppia vita: organica e metaforica, alimentata dai significati molteplici che assume nell’immaginario collettivo e personale. Questo influenza la percezione del rischio e il modo in cui i pazienti vivono e raccontano i problemi cardiaci e le terapie. Spesso nella percezione dei pazienti i farmaci hanno un impatto negativo sulla qualità della vita: curano il cuore organico ma non facilitano il recupero di un benessere più globale della persona. Sono ricorrenti comportamenti di autoriduzione della posologia o di vera e propria sospensione della cura, precisa Cristina Cenci, antropologa del Center for Digital Health Humanities. La prevenzione e l’aderenza terapeutica, soprattutto nelle patologie croniche, richiedono un processo decisionale condiviso tra il curante e il paziente, che abbia come obiettivo la cura di una persona e non di un organo. La medicina narrativa offre le metodologie e le competenze per questa co-costruzione di un percorso di cura su misura, a partire da tutte le opzioni terapeutiche disponibili: stili di vita e alimentari, farmaci, prodotti naturali per i quali è stata dimostrata l’efficacia. Per potenziare prevenzione e aderenza, occorre una medicina personalizzata che integri linee guida, esperienza clinica e preferenze del paziente».