Vai al contenuto

L’iperattività e il deficit di attenzione infantili (ADHD) andrebbero diagnosticati più precocemente prima che diventino una patologia da trattare anche farmacologicamente

In Lombardia, anche grazie a un progetto, unico a livello internazionale, sostenuto dalla Regione, questo disturbo infantile presenta una diffusione contenuta, così come l’utilizzo di psicofarmaci, purtroppo però spesso non prescritti dai medici specialistici. In Regione Lombardia sono 18 i Centri di riferimento per l’ADHD, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, che è una delle più frequenti sindromi neuropsichiatriche infantili.

            Nel corso del 2012, vi sono stati 55.093 accessi alle 18 Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza da cui dipendono i  Centri, ovvero il 73% dell’intera popolazione regionale di 6-17 anni che si è rivolta ai servizi regionali di neuropsichiatria.  1.635 (3%) sono stati gli accessi ai Centri stessi per ADHD.  Dei 510 nuovi casi di sospetta ADHD (31% degli accessi) la diagnosi è stata confermata in 339 (66%) e solo per 48 (14%) è stata intrapresa una terapia con psicostimolanti in associazione con una terapia psicologica spesso rivolta anche alla famiglia.

            “L’ADHD in Regione Lombardia rappresenta un disturbo molto meno frequente di quello ipotizzato da più parti –  afferma Maurizio Bonati dell’Istituto Mario Negri, promotore insieme alla UONPIA della Azienda Ospedaliera “Spedali Civili” di Brescia del Congresso svoltosi il 28/29 Maggio che ha visto la partecipazione di circa 500 persone tra genitori, insegnanti, psicologi, neuropsichiatri infantili e altri addetti ai lavori -. Infatti contrariamente all’1-8%  riportato per altri contesti nazionali e internazionali, i pazienti con ADHD sono solo il 2 per mille della popolazione lombarda di 6-17 anni. Come pure la prescrizione di psicofarmaci è considerevolmente inferiore rispetto ad altre realtà”.

            Sono questi i risultati evidenti, frutto di uno specifico progetto (a tutt’oggi unico anche a livello internazionale) sostenuto dall’Assessorato regionale alla Sanità che ha previsto: 1) La costruzione e l’aggiornamento continuo di un Registro regionale per l’ADHD che ha consentito di raccogliere informazioni approfondite relative ai bisogni assistenziali del paziente e i percorsi di cura ricevuta; 2) La formazione degli operatori sanitari e la sensibilizzazione della popolazione per una diagnosi e interventi più tempestivi e appropriati;   3) La condivisione di percorsi di riferimento comuni,  volti a garantire approcci e gestioni più omogenei da parte di tutti i Centri di riferimento della Regione Lombardia.

            “Sono state individuate alcune criticità, tra cui quelle relative alle risorse e all’organizzazione dei servizi, che necessitano di una soluzione in un prossimo futuro – aggiunge la dottoressa Antonella Costantino vice presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza -. Per esempio, i tempi di attesa tra la richiesta di cura e la diagnosi di ADHD variano considerevolmente tra i Centri di riferimento, superando in alcuni casi anche l’anno”.

            Dopo tre anni di lavoro, il progetto è alla sua conclusione. In considerazione dei risultati raggiunti il progetto dovrebbe essere rinnovato e implementato da parte della Regione Lombardia: nell’interesse dei pazienti con ADHD (e delle loro famiglie), dell’aggiornamento degli operatori dei servizi sanitari preposti e degli insegnati coinvolti, e delle criticità organizzative dei percorsi di cura individuate.

            “Maggiore attenzione e risorse – commenta Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto Mario Negri – dovrebbero essere rivolte alla diagnosi precoce dell’ADHD, prima che il bambino entri nella scuola primaria così da ridurre anche il rischio di medicalizzazione per ritardata diagnosi come attualmente succede per troppi pazienti”.