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La cellulite non ha sesso

La cosiddetta cellulite può essere causata da ‘inquinamento’ cellulare dato dagli Ages introdotti con la dieta. Per difendersi è necessario conoscere i cibi e i metodi di cottura a rischio Ages ed evitarla.  La cosiddetta ‘cellulite’ può colpire donna e uomo, ad ogni età. E’ una patologia infiammatoria del tessuto connettivo e adiposo coinvolgente il sistema vascolare, arterioso-venoso-linfatico, e il sistema immunitario. Si presenta nella donna come inestetismo locale, ma si tratta in realtà della manifestazione di una patologia sistemica, che coinvolge cioè l’intero organismo. Nell’uomo la stessa patologia sistemica si manifesta come grasso addominale e viscerale. Magari non riconoscibile come lesione estetica, ma pur sempre presente. La causa principale, anche se non l’unica della cellulite, è la ‘glicazione’ delle proteine, del collagene e dei lipidi.  La glicazione è rappresentata dall’unione tra glucosio e collagene.     Questo ‘attacco’ delle molecole di glucosio alle proteine, sia nella donna, che nell’uomo, può essere provocato dalle brusche e repentine variazioni della glicemia dopo ogni pasto (i cosiddetti ‘picchi glicemici’ post-prandiali). Questo eccesso di glucosio si ‘attacca’ al collagene, la principale proteina dell’organismo.

Ognuno di noi, possiede circa 6 Kg di collagene che si trova nel tessuto connettivo di tutti gli organi. Il tessuto connettivo ha la funzione di ‘connettere’, di tenere insieme, i duecento diversi tipi di cellule di cui è composto l’organismo umano. E il collagene è la proteina più diffusa del corpo umano. La glicazione interessa inoltre soprattutto due linee cellulari: gli adipociti e i fibroblasti. I fibroblasti producono collagene, elastina, acido ialuronico  e altre molecole vitali, e sono cellule che possono riprodursi (ogni fibroblasto può dare origine cioè ad altri fibroblasti). Queste cellule generano il tessuto connettivo di tutto l’organismo.Quando il tessuto connettivo decade, si ‘destruttura’; il collagene risulta compromesso nella sua struttura proteica, perché riceve un eccesso di glucosio, oppure non viene più prodotto in giuste quantità dai fibroblasti. Il corpo va quindi incontro ad un punto di rottura che porta alla decadenza funzionale ed estetica. Il tessuto connettivo è la rete di sostegno anatomica dell’intero sistema immunitario,  di difesa dell’integrità morfo-strutturale del corpo umano. Quindi una sua compromissione, va ad alterare le difese dell’intero sistema immunitario. E’ fondamentale dunque mantenere sano il tessuto connettivo per vivere a lungo, in benessere psico-fisico, con una sana immagine corporea. Per faro, occorre tenere sotto controllo il valore della glicemia e dell’insulina ad ogni pasto.

Brusche variazioni della glicemia post-prandiali possono provocare l’arrivo di quantità elevate di glucosio nel derma, il tessuto connettivo che si trova subito sotto l’epidermide. C’è un rapporto diretto tra il valore della glicemia e il contenuto di glucosio all’interno del derma, dei fibroblasti e delle cellule dell’epidermide. Un continuo, reiterato eccesso giornaliero di glucosio nel derma può provocare la glicazione del collagene. E’ una reazione irreversibile e tossica. L’unione tra il glucosio e il collagene forma dei composti aggressivi denominati AGEs (Advanced Glycation End products) che vanno ad agire su specifici recettori chiamati RACE (Receptor for Advanced Glycation End products), che si trovano sulle membrane cellulari dei fibroblasti. L’attivazione del recettore RACE da parte degli AGES scatena la produzione, da parte dei fibroblasti, di citochine, cioè di proteine infiammatorie. Inizia così la decadenza funzionale ed estetica che può essere particolarmente marcata in specifiche aree anatomiche, ma che è parte di un processo coinvolgente tutto l’organismo.

I “picchi glicemici” post-prandiali, giorno dopo giorno, possono causare la glicazione del collagene e quindi la destrutturazione del tessuto connettivo. Causano inoltre un aumento dell’insulina, un ormone responsabile tra l’altro dell’accumulo di grassi negli adipociti.  L’eccesso di glicemia causa l’entrata del glucosio nel fegato, la sua trasformazione in glicogeno e poi in acidi grassi (lipogenesi epatica). Questa condizione è alla base dell’accumulo di massa grassa e di stimolo alla formazione di nuovi adipociti. Il tutto porta ad uno stato di infiammazione della massa grassa accumulata con evidente inestetismo sottocutaneo a livello di glutei, cosce e gambe nella donna; nell’uomo l’accumulo di grasso è prevalentemente a livello addominale. Il grasso addominale è il più pericoloso per la salute perché genera proteine infiammatorie aggressive per l’intero organismo. L’insieme delle alterazioni a carico dei fibroblasti e degli adipociti sottocutanei, del tessuto connettivo del derma, porta anche ad alterazioni del sistema vascolare e linfatico. Questo quadro patologico se non viene corretto ‘dall’interno’ con una sana alimentazione, progredisce inesorabilmente.

 La cellulite può dunque essere espressione di un ‘inquinamento’ da AGEs (Advanced Glycation End-products) preformati e introdotti con l’alimentazione giornaliera, per la presenza di molecole formate dall’unione del glucosio con le proteine contenute negli alimenti. E’ del tutto sottovalutato l’inquinamento da AGEs contenuti negli alimenti che mangiamo ogni giorno. Questi composti tossici vengono assorbiti dall’intestino. Giunti nel sangue, aggrediscono le pareti di arterie, vene e vasi linfatici. A livello del tessuto connettivo ‘aggrediscono’ il collagene, producendo gli stessi effetti degli AGEs prodotti dalle brusche variazioni della glicemia e di insulina dopo ogni pasto. Esistono alimenti che contengono elevate quantità di AGEs; si può quantificare il contenuto di AGEs negli alimenti attraverso la misurazione di CML (carbossi-metil-lisina). Le concentrazioni CML nei diversialimenti variano ampiamente. Si va dallo 0,35-0,37 mg CML/kg del latte scremato pastorizzato e del burro, ai 37 mg CML/kg della crosta del pane bianco.

Alte concentrazioni di metilgliossale, un prodotto intermedio della reazione di Maillard, si trovano nelle bibite commerciali che contengono sciroppo di fruttosio. Oltre alla loro presenza nei tessuti corporei, gli AGEs sono stati identificati nei cibi e, in particolare, in quelli trattati termicamente. Oltre il 10% degli AGEs di origine dietetica è o dall’intestino (con conseguente grave compromissione dei villi dell’intestino tenue e alterazione dell’assorbimento e permeabilità della mucosa intestinale); da qui sono immessi nel circolo sanguigno e trasportati nei diversi organi del corpo, dove si depositano e si accumulano nel corso degli anni.

 L’assunzione di AGEs di origine alimentare costituisce un importante fattore di rischio di danno tessutale. Una ridotta assunzione di AGEs con l’alimentazione aiuta invece a prevenire le patologie croniche degenerative. Alimenti cotti ad alte temperature, bevande e cibi ricchi di zuccheri raffinati sono una grossa fonte di AGEs, complessi molecolari composti dall’unione tra il glucosio e le proteine, in particolare il collagene, che rendono i tessuti cutanei rigidi e fragili, provocando la comparsa delle rughe. Il rischio aumenta del 13 per cento introducendo un milione di unità AGE al giorno, in pratica l’equivalente di una fetta di torta con una bibita “light” o a 150 grammi di frittura o a 200 grammi di carne alla brace.

 È quanto emerge da uno studio del Centro Interuniversitario di Dermatologia Biologica e Psicosomatica di Firenze, secondo cui dimezzare gli AGE della dieta, migliora del 13 per cento i segni dell’invecchiamento cutaneo. A conferma dei dati italiani, una ricerca condotta dall’Università della California su 37 persone, pubblicata sulla rivista Annals of Nutrition and Metabolism, dimostra che due mesi di un’alimentazione priva di AGEs riduce del 7 per cento la quantità di AGEs nella circolazione sanguigna, diminuendo di oltre il 10 per cento la quantità di rughe.                                                                                                         Un’alimentazione povera di AGEs può ridurre dunque profondità e numero delle rughe, minimizza le discromie cutanee, migliora la texture della pelle.  

La quantità di AGEs presente negli alimenti cotti dipende da temperatura, tempo di cottura e presenza di vapore. Le alte temperature, infatti, aumentano la velocità con cui i carboidrati (glucosio) si legano  alle proteine.  L’effetto di questo processo è visibile quando cuociamo la carne, il colore della carne è dato dalla glicazione,  una porzione di frittura contiene circa un milione di unità AGEs, così una porzione ordinaria (200 g) di carne cotta alla brace. Far bollire il latte (HCT) triplica il contenuto di AGEs, friggere e cuocere a fuoco alto (225 gradi) comporta la formazione delle maggiori quantità di AGEs, mentre gli arrosti a fuoco lento e la bollitura ne mantengono bassi i livelli.  Anche i dolci industriali e bibite, ricchi di zuccheri raffinati e dolcificanti, sono un’ulteriore fonte di AGE: in un etto di pasticcini ci sono oltre 425 mila unità di AGE, in una fetta di dolce se ne trovano quasi 840mila. Anche le bevande apportano AGEs: nelle versioni “diet”, ben 12.500 unità.  I dolcificanti impiegati per i prodotti “diet”, infatti, sono più raffinati del semplice zucchero e favoriscono ancora di più i danni della glicosilazione.

Le conseguenze dell’accumulo di AGEs nell’organismo non si vedono da giovani, ma cominciano a farsi sentire dopo i 35 anni. Non è possibile azzerare l’introito di AGEs, ma è possibile ridurlo seguendo una dieta a basso contenuto di zuccheri, privilegiando cibi crudi o cotti al vapore, riducendo il consumo di bevande zuccherate e cibi industriali.

 PASTA AGEs-free. Un italiano medio consuma in media 32 Kg di pasta alimentare nell’arco di un anno, cioè circa 87-90 g ogni giorno! La pasta è un aliumento che può contenere una dose massiccia di AGEs, con la loro azione tossica. Si può tuttavia ottenere una PASTA AGEs-free, modificando le attuali fasi di lavorazione tecnologica e assicurando una maggiore attenzione nella scelta delle semole e grani duri. Nella pasta è contenuta anche una dose troppo elevata di proteine (utili per non far scuocere la pasta e migliorare il suo tono organolettico, ma causa di una presenza elevata di glutine). Durante il procedimento tecnologico i carboidrati e le proteine si uniscono formando composti AGEs. 

 Anche il valore della furosina varia in modo netto (da 61mg/100 grammi di proteine a 582 mg/100 grammi di proteine) in relazione ai caratteri della farina usata e delle modalità di produzione tecnologica della pasta. Scegliendo materie prime di qualità e passaggi tecnologici migliori si può contenere/eliminare la formazione di FUROSINA e di AGEs negli alimenti.

  “La cosiddetta cellulite, in termini scientifici ‘Pannicolopatia edematofibrosclerotica’, è da sempre al centro dell’attenzione in Medicina Estetica ed ogni anno, in occasione dell’incontro scientifico della Società Italiana di Medicina Estetica, si fa il punto della situazione nella ricerca continua su questo tema – Afferma emanuele Bartoletti, Presidente del Congresso SIME – Le novità di quest’anno apportano un significativo contributo alla validazione di nuove metodologie diagnostiche e correttive su questa comune patologia”.