Vai al contenuto

La bottega delle meraviglie: iniziativa per migliorare la salute psico-sociale degli adolescenti

Nell’ambito delle attività di promozione della salute dell’Azienda Ulss 19, il Dipartimento per le dipendenze assieme all’Acat (Associazione club alcologici territoriali) Basso Polesine hanno dato l’avvio al progetto “La bottega delle meraviglie”, rivolto agli studenti delle classi seconde degli istituti superiori di Adria, Porto Viro e Porto Tolle. L’obiettivo di tale iniziativa è migliorare il benessere e la salute psico-sociale degli adolescenti attraverso lo sviluppo di competenze e abilità di vita, necessarie per fronteggiare situazioni a rischio derivanti dall’uso di sostanze psicoattive quali droga e alcol.Il progetto si articola in quattro incontri per ogni gruppo classe, tenuti dalla dottoressa Ivana Stimamiglio del Dipartimento per le dipendenze Ulss 19 coadiuvata dagli insegnanti referenti per l’educazione alla salute delle diverse scuole. Negli incontri con i ragazzi, attraverso una metodologia attiva basata su giochi di ruolo, simulazioni e discussioni di gruppo, si affrontano temi riguardanti l’autostima e le relazioni interpersonali, la condivisione dei propri vissuti e il saper affrontare i problemi, soprattutto analizzando come i comportamenti a rischio legati al consumo delle sostanze siano parte del contesto più ampio delle scelte di vita. Si parte, infatti, dal presupposto che i comportamenti dipendano non solo dall’essere correttamente informati, come molti ragazzi già sono, ma anche dai valori diffusi dalla cultura di riferimento che, spesso, sono assorbiti senza alcuna riflessione critica.“L’esperienza nell’ambito della prevenzione e della dipendenza- commenta il direttore del Dipartimento per le dipendenze Andrea Finessi- insegna che fornire informazioni sui danni e sugli effetti dovuti all’uso di sostanze psicoattive non produce cambiamenti significativi sui comportamenti. Occorre praticare strade diverse dal proibizionismo e dalla tolleranza, cioè una strada più difficile, ma certamente più efficace, dell’ascolto e del confronto. E’ un percorso che gli operatori sanitari devono condividere con i genitori, perché sono questi ultimi, in via prioritaria, a poter offrire ai propri figli attraverso il loro comportamento un sano modello di stile di vita”.