Nei pazienti anziani, infatti, si riscontra in genere un’elevata incidenza di condizioni di dolore cronico e neuropatico. Le tipologie di dolore più diffuse sono il mal di schiena osteoartritico, soprattutto nella parte bassa della schiena o al collo, il dolore muscoloscheletrico, il dolore neuropatico periferico, spesso causato da diabete o da nevralgia post-erpetica, e infine i dolori articolari cronici.
“L’identificazione di trattamenti sicuri ed efficaci per il dolore degli anziani – spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva – è uno dei problema di salute pubblica più critici: non solo per la crescita esponenziale della popolazione anziana nel mondo, ma soprattutto per l’impatto del dolore sulla qualità e sulla speranza di vita degli over 65. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, nel suo ultimo rapporto sulla salute degli anziani, individua nella piena funzionalità fisica il principale obiettivo per la longevità e per un invecchiamento attivo e con un’adeguata qualità di vita. Ebbene proprio il dolore, riducendo la motilità dei nostri nonni, e suggerendo loro di preferire il letto o il divano alle passeggiate e alla vita all’aperto, è il primo responsabile della fragilità, e poi della disabilità che ‘affossa’ gli anziani”.
La prevalenza del dolore, del resto, aumenta notevolmente in ogni decade di vita. “Ma il dolore – prosegue Bernabei – benché frequente, non è parte integrante dell’invecchiamento fisiologico. Anzi, il dolore cronico corrisponde a un guasto dei meccanismi di trasmissione o di ricezione dello stimolo doloroso, e quindi deve essere trattato come una vera e propria malattia. Questo è un obiettivo, di carattere culturale prima che clinico, da raggiungere assolutamente e in tempi brevi. Ancora oggi, infatti, il dolore dell’anziano spesso non viene trattato in maniera adeguata e tempestiva, anche perché il paziente tende a riferire solo parzialmente la propria sofferenza, vivendola con fatalismo e rassegnazione; appunto come se fosse un’inevitabile conseguenza della terza età. Dal punto di vista dei trattamenti – conclude Bernabei – per il dolore cronico, anche e soprattutto nell’anziano, la moderna farmacologia mette a disposizione farmaci oppioidi sicuri e appropriati, che rappresentano la prima opzione terapeutica per la sofferenza persistente. Quando il trattamento non si limita a una durata di pochi giorni e a un dolore di modesta entità, infatti, gli antinfiammatori non sono farmaci appropriati e presentano per gli anziani rischi notevoli, legati al pericolo di effetti indesiderati anche di grave entità. È un ribaltamento delle normali credenze e comportamenti di medici e pazienti. Ribaltamento che è stato il cuore del lavoro di formazione svolto”.