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Intossicazioni da monossido di carbonio: rischi, prevenzione, cura

Sono circa 400 ogni anno i casi di avvelenamento da monossido di carbonio gestiti dal Centro Nazionale di Informazione Tossicologica (CNIT) dell’IRCCS Fondazione Maugeri. Un’intossicazione “stagionale” causata dalla cattiva combustionein impianti termici mal funzionanti o da utilizzo di mezzi di riscaldamento inadeguati. Circa 400 all’anno le consulenze erogate dal CNIT di Fondazione Maugeri per intossicazioni da CO.  32 anni l’età media dei soggetti trattati dal CNIT . Il 20% sono bambini sotto i 12 anni.  Nei periodi invernali, in particolare in caso ondate di freddo eccezionale o in mancanza di mezzi adeguati di riscaldamento, aumenta la necessità di riscaldare gli ambienti e con essa il rischio di avvelenamento da monossido di carbonio (CO), un gas altamente tossico, inodore, incolore, insapore, non irritante e quasi impercettibile. Si tratta di un’intossicazione prettamente stagionale causata dalla “cattiva” combustione di carburanti contenenti carbonio che si genera all’interno di impianti di riscaldamento difettosi, installati scorrettamente, o quando vengono utilizzati dispositivi impropri, come i bracieri, o camini mal funzionanti, particolarmente pericolosi se si concentrano in ambienti chiusi come le stanze di una abitazione, garage o cantine. L’intossicazione da monossido di carbonio è una delle cause più frequenti di avvelenamento accidentale nei paesi industrializzati; tra i soggetti più a rischio vi sono i bambini, le donne in gravidanza, gli anziani e i cardiopatici. Presso il Centro Nazionale di Informazione Tossicologica – Centro Antiveleni di Pavia dell’IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri, tra il 2007 e il 2010, sono state erogate annualmente circa 400 consulenze per intossicazioni da CO. I soggetti trattati hanno mediamente 32 anni e nel 20% dei casi si tratta di bambini sotto i 12 anni.“Il monossido di carbonio – afferma la dr.ssa Valeria Petrolini, tossicologo del Centro Nazionale di Informazione Tossicologica-Centro Antiveleni dell’IRCCS Fondazione Maugeri – si forma dalla combustione incompleta per carenza di ossigeno di composti organici come metano, carbone, legname. Le conseguenze di un’intossicazione da CO dipendono dalla durata di esposizione e dalla concentrazione del gas inalato e possono essere lievi (cefalea, nausea, vomito, stanchezza) o gravi (confusione mentale, perdita di coscienza, sopore, coma, convulsioni, ma anche dolore toracico o cardiopalmo). Concentrazioni elevate o esposizioni molto prolungate – continua la dr.ssa Petrolini -possono essere letali; occorre fare molta attenzione ai sintomi, da non confondere con quelli di altre patologie, come intossicazione alimentare o sindrome influenzale: quando si manifestano disturbi di qualunque tipo in un ambiente dove sono presenti processi di combustione o quando si manifestano sintomi in più persone nello stesso ambiente, è importante sospettare la presenza di monossido di carbonio, quindi aerare subito l’ambiente e chiamare i soccorsi. La terapia per gli intossicati è l’ossigenoterapia che, in molti casi, deve essere fatta in camera iperbarica”.

Cause

 

– impianti e apparecchi riscaldanti inadeguati (es. bracieri) e mal funzionanti, vecchi o installati scorrettamente (caldaie murali e scaldaacqua a fiamma libera, stufe e caminetti)

– processi di combustione in ambiente povero di ossigeno

Cosa fare e non fare

– provvedere a una manutenzione regolare dell’impianto termico da parte di personale qualificato

– controllare periodicamente i requisiti di sicurezza dei dispositivi, non modificarli autonomamente

– verificare la pervietà e il tiraggio dei camini

– non otturare le prese d’aria e garantire un adeguato apporto di ossigeno nei locali

– non utilizzare bracieri e barbecue e generatori di corrente in ambienti chiusi

In caso di sospetta intossicazione:

– allontanare l’eventuale intossicato all’ambiente contaminato e, se incosciente, posizionarlo sul fianco

– aerare i locali

– chiamare il 118