Vai al contenuto

Il Vademecum del piccolo atleta: i consigli del pediatra neonatologo Prof.Giuseppe Melpignano

La Fondazione “Lo sport per la Vita Onlus”, in collaborazione con  ENDAS Lazio ha annunciato l’avvio della sperimentazione della “Sport Medical card”, un vero e proprio passaporto biologico telematico che intende accompagnare i piccoli atleti, sin dall’inizio della loro attività sportiva, per l’intero arco della vita. I dati sanitari fondamentali del bambino, raccolti al termine di visite mediche accurate, a cui verranno sottoposti i piccoli atleti frequentatori delle Società sportive che hanno aderito al progetto,  saranno raccolti e custoditi all’interno di un database gestito da un sofisticato sistema telematico, accessibile ai medici e alle stesse strutture sportive aderenti all’iniziativa.

Ad oggi, sono oltre 30 le Società sportive sparse sul territorio laziale, che hanno aderito, entusiaste, al progetto Pilota e oltre 500 i bambini, di età compresa tra i 6 e i 10 anni, che verranno sottoposti a visite mediche specialistiche, sotto la lente dell’equipe medica guidata dal pediatra  neonatologo Prof.Giuseppe Melpignano.

 Se da un lato è vero che il numero degli italiani che pratica sport rimane drammaticamente basso (siamo la maglia nera dell’Europa e fanalino di coda dopo Bulgaria e Grecia), parallelamente, le statistiche ufficiali dell’Istat, che provengono da indagini campionarie multiscopo sulle famiglie, confermano che sempre più giovani e giovanissimi, si avvicinano al mondo dello sport.

Più di un bambino su due ( il 57%), tra i 6 e i 10 anni, pratica sport regolarmente – ha dichiarato Giovanni Santodonato, Presidente della Fondazione “Lo Sport per la vita” – ed è questa categoria di giovanissimi atleti che intendiamo seguire e monitorare attraverso questo progetto di prevenzione medico sportiva. Tra tutti, il calcio resta certamente lo sport più praticato – ha aggiunto il presidente – e per l’avvio della  sperimentazione della Medical Card è proprio ai cosiddetti “piccoli amici”che intendiamo dedicarci, ma l’auspicio per il futuro è quello di dar vita ad una rete di Società Sportive sparse sull’intero territorio nazionale e di estendere la sperimentazione ad altre pratiche sportive, dall’atletica al nuoto”. “Negli ultimi mesi abbiamo assistito troppe volte a morti improvvise di giovani sportivi. A partire dai casi eclatanti, come quello del  calciatore PierMario Morosini, al pallavolista Vigor Bovolenta, fino ai tragici decessi di giovanissimi sportivi sui campetti di periferia. Il dato più allarmante e di cui dobbiamo prendere atto – ha aggiunto Santodonato – è che gli sportivi più colpiti sono proprio i dilettanti, che rappresentano l’80% dei casi”.

La morte improvvisa di un atleta presuppone il concorso di almeno due fattori fondamentali: l’esercizio fisico di intensità significativa ed unsubstrato patologico, generalmente di natura cardiovascolare. Questi ultimi in larghissima parte sono costituiti da cardiopatie o anomaliecardiache ‘silenti’.

“ E proprio nei bambini che si avvicinano per la prima volta allo sport, va rivolta particolare attenzione a quei disturbi, spesso subdoli e silenti, che possono trarre origine da patologie dell’apparato cardiovascolare – ha dichiarato il Prof. Giuseppe Melpignano, a capo dell’equipe medica che si recherà presso le Società sportive che hanno aderito al progetto, per visitare i piccoli atleti.  Pertanto, come prima indicazione, è fondamentale svolgere un’anamnesi familiare e personale accurata, allo scopo di individuare elementi utili ( tra cui cardiopatie congenite, ipertensione, infarti in giovane età) per permettere un corretto approccio alla diagnosi precoce e prevedere, fin da subito, una strategia di prevenzione.  “L’impegno a cui l’organismo è sottoposto durante la pratica dello sport necessita di uno stato di buona salute ed efficienza fisica – ha aggiunto l’esperto –  e per evitare rischi di patologie più gravi, è opportuno che anche i giovanissimi, solitamente esonerati da visite mediche specifiche, si sottopongano, prima di intraprendere una qualsiasi attività fisica,ad un controllo medico accurato”.

Monitoraggio, diagnosi precoce e prevenzione sono i tre pilastri su cui si fonda questo progetto. Se anche è vero, fortunatamente, che nei bambini che praticano sport, non si rilevano  particolari patologie, è anche vero che solo un’attenta visita medica può permettere di individuare eventuali patologie a rischio, ma soprattutto di intervenire su problematiche strutturali importanti per un corretto sviluppo e accrescimento:scoliosi, posture scorrette, alterazioni dell’appoggio del piede e del ginocchio, eccesso di peso: tali alterazioni,se trascurate, possono essere causa, nel tempo,di patologie più gravi.

E per il primo anno di sperimentazione della Medical Card, sarà proprio il rischio dell’ eccesso di peso tra i giovanissimi a finire sotto la lente specialistica dei medici. Alla visita medica generale seguirà infatti un’accurata visita dietologica, al termine della quale, l’equipe medica consegnerà al piccolo atleta un diario alimentare contenente le indicazioni più appropriate per permettere al bambino di seguire una dieta sana ed equilibrata e che tenga conto della sua personale anamnesi sanitaria.

“L’abuso di zuccheri e di grassi, unito ad uno scarso consumo di frutta e verdura –  ha dichiarato il Prof. Melpignano – ha contribuito a conferire al nostro Paese un altro triste primato, ovvero quello del Paese europeo con il maggior numero di bambini obesi. Secondo i dati del Ministero della Salute, si stima che in Italia i bambini tra i 6 e gli 11 anni con problemi di eccesso ponderale siano ben 1 milione e centomila. Il12% dei bambini risulta infatti obeso, mentre il 24% è in sovrappesopiù di un bambino su tre, quindi, ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età”.

 Chi è obeso sin da bambino lo è spesso anche da adulto: aumenta quindi il rischio di sviluppare precocemente fattori di rischio di natura cardiovascolare (ipertensione, malattie coronariche, tendenza all’infarto) e condizioni di alterato metabolismo, come il diabete di tipo 2 o valori elevati di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia).

La “Sport Medical Card” è un progetto che abbiamo ritenuto di condividere sin dal momento della sua ideazione e lo riteniamo uno strumento di grande importanza nell’opera di prevenzione delle malattie e un valido supporto per gli sportivi, giovani e meno giovani, che svolgono attività agonistica in genere e calcistica in particolare – ha dichiarato Melchiorre Zarelli, Presidente FIGC Lega Nazionale Dilettanti, Comitato Regionale Lazio.  “Ritengo, che la Sport Medical Card offra un fondamentale contributo per capire e scoprire eventuali cronicizzazioni delle malattie negli sportivi. Nel condividere l’iniziativa, da parte del Comitato Regionale Lazio, che è in prima linea nell’opera di prevenzione medica a favore dei calciatori e non solo – ha aggiunto il numero uno della FIGC laziale – ci sarà il massimo contributo affinché lo strumento di prevenzione abbia la massima divulgazione e comprensione tra gli sportivi, affinché si capisca e apprezzi l’opera di sostegno e assistenza che va a sviluppare”.

Nella sperimentazione del Libretto Sanitario Sportivo Telematico  la Fondazione “Lo Sport per la Vita” è affiancata, infatti, da autorevoli partner istituzionali. Oltre alla FIGC Lega Nazionale Dilettanti – Comitato Regionale Lazio che, in un rapporto di mutua collaborazione, ha sostenuto da subito la Fondazione nella stesura del Progetto e apportato un vitale contributo per la realizzazione dell’innovativo portale telematico, sperimentando, anche lei,  il portale telematico, anche Endas Lazio – Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale-  che avrà un ruolo centrale nella divulgazione e nella promozione del progetto.

I migliori auguri a questa iniziativa arrivano anche dal neo eletto Presidente del CONI Lazio, Riccardo Viola, il quale ha dichiarato: “ si tratta di un’iniziativa nata dall’impegno e dalla passione di uomini vicini allo sport che negli anni hanno messo a punto un’idea tanto semplice quanto efficace, quella di dotare di un “passaporto biologico” gli atleti. Uno strumento che, unito ad uno screening personale accurato, potrà servire a chi pratica sport e alle persone a lui vicine a limitare al massimo episodi tragici, o comunque gravi, che negli anni siamo stati abituati a sentire provenire da quei luoghi che sono, e dovrebbero rimanere, campi da gioco.”