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Il sole accelera l’invecchiamento della pelle

Fidia Farmaceutici ha ospitato un meeting scientifico sull’invecchiamento cutaneo

invecchiamento2Si invecchia di certo a causa del tempo che passa, ma si “invecchia” di più, e più radicalmente, per l’esposizione a fattori ambientali – primo fra tutti il sole – che non solo accelerano, ma modificano il processo di aging della pelle, danneggiandola ed esponendola a inestetismi e patologie. Alcuni punti fermi sui fenomeni d’invecchiamento cutaneo sono stati fissati la scorsa settimana presso l’Auditorium Partenone di Fidia Farmaceutici (Abano Terme, PD), nel corso di un incontro di approfondimento dal titolo“Invecchiamento cutaneo: problematiche e soluzioni”.

I temi inerenti l’aging sono stati affrontati dal punto di vista clinico e istologico, con particolare attenzione agli aspetti di biologia molecolare  e cellulare  del crono e foto -invecchiamento. La giornata, rivolta a studiosi, ricercatori, specialisti e manager interni di Fidia Farmaceutici, ha rappresentato un’occasione di aggiornamento sulle ultime evidenze in materia, un insight di altissimo profilo scientifico che costituisce al contempo una conferma della concreta volontà aziendale di proiettarsi nel futuro, coniugando impresa e scienza.

È emerso che l’azione dannosa dei raggi UV sulla pelle del viso è tanto potente, e ha effetti scientificamente così definiti, che parlare soltanto di “invecchiamento” potrebbe essere quasi fuorviante: “Dal punto di vista clinico – ha spiegato il dottor Giulio Ferranti, dermatologo, anatomopatologo, responsabile del Servizio di Istopatologia dell’IRCCS IDI (Istituto Dermopatico dell’Immacolata) di Roma, nonché titolare di una delle maggiori casistiche di istopatologia cutanea in Italia – il cronoaging non determina un definitivo mutamento del colorito della cute, né dà luogo a rughe troppo profonde e irregolari, non altera le fibre collagene né le fibre elastiche: si può affermare che il trascorrere del tempo, in sé, causerebbe la comparsa sul volto unicamente di quelle che sono comunemente definite ‘rughe d ’espressione’”.

Tutt’altro discorso va fatto per il fotoaging: i raggi ultravioletti danno luogo a una definitiva modificazione del colorito della pelle, che tende a divenire bruno-giallastra perdendo luminosità, e alla comparsa di rughe molto più profonde e irregolari. “Sul piano microscopico – ha proseguito Ferranti – il fotoaging consiste in un vero e proprio danno, che può manifestarsi non solo nell’accentuazione di diversi inestetismi a carico dell’epidermide, strato più esterno della pelle, ma anche nello stimolo verso un’evoluzione neoplastica, che anche nei casi meno gravi rende comunque necessari interventi terapeutici.

Per quanto riguarda i danni a carico del derma, lo strato sotto l’epidermide, che come detto subisce una ‘ingiuria’ piuttosto limitata da parte del tempo, il fotoaging procura invece un danneggiamento marcat o, con una modificazione addirittura chimica delle fibre elastiche, che possono risultare degenerate, del tutto private della loro naturale funzionalità elastica, e anche in questo caso esposte a rischi di degenerazione neoplastica”. Le dinamiche molecolari dell’aging rivelano quindi che gli stili di vita incidono in modo decisivo sui processi d’invecchiamento. “Basti pensare – ha concluso Ferranti – che riceviamo entro i 18 anni d’età la maggior parte dei raggi UV ai quali siamo esposti nell’intero arco della nostra vita: quindi maturando si fanno scelte più responsabili, ma i genitori potrebbero vigilare maggiormente sulla salute dermatologica dei propri figli”.

Dopo il dottor Ferranti, la professoressa Giovanna Zambruno, direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare e Cellulare dello stesso IRCCS IDI di Roma, membro di autorevoli comitati scientifici internazionali e autrice di più di 200 pubblicazioni internazionali, ha approfondito le basi molecolari del processo di invecchiamento cutaneo, offrendo all’uditorio un’analisi delle ultime evidenze riguardo alla segnalazione recettoriale, allasenescenza cellulare e al danno ossidativo.

Alla dottoressa Patrizia Teofoli, responsabile Divisione Dermatologia dell’IRCCS IDI, ricercatrice e autrice di numerosissime pubblicazioni, attiva nel campo della  ricerca clinica con particolare interesse per connettivopatie e malattie bollose autoimmuni ed esperta in Dermocosmetologia e Medicina Estetica, è stato infine affidato un approfondimento dei criteri di anamnesi e valutazione obiettiva del dermatologo, con un approccio esplorativo delle possibili opzioni terapeutiche.

 

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