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Il 28 settembre Giornata mondiale della rabbia

L’Organizzazione mondiale della sanità promuove un’iniziativa di sensibilizzazione sul problema della rabbia con la “Giornata mondiale della rabbia” che ricorre il 28 settembre, per promuoverne la prevenzione e nuove strategie di controllo della diffusione di questa malattia. La rabbia continua a rappresentare un rilevante problema di sanità pubblica per molti paesi, ogni anno nel mondo muoiono 55 mila persone, è una malattia contagiosa che colpisce tutti gli animali a sangue caldo, tra cui anche l’uomo, con esito mortale.

Gli stati europei hanno messo in campo molte risorse per arginare il diffondersi di questa malattia sia nei confronti della forma silvestre, che è limitata all’ambiente selvatico, sia nei confronti della forma urbana diffusa nell’ambiente cittadino. L’epizoozia che ha colpito da pochi anni il nord-est del nostro paese è la rabbia silvestre: ha infettato animali selvatici quali volpi, tassi, caprioli, o altri animali che per vari motivi erano a contatto con l’ambiente rurale come cani, gatti, bovini, ovini ed equidi. Il fronte della malattia si è stabilizzato a est dell’Adige: è giunto nel nostro paese avanzando improvvisamente in pochi mesi dalle zone di confine con Austria, Slovenia e Croazia tramite gli spostamenti di volpi infette. Il virus, benché mortale anche per gli animali, riesce ad adattarsi all’ospite che lo diffonde prima di esserne vittima. La volpe è stata indicata come animale simbolo per la diffusione della rabbia essendo molto sensibile nei confronti del virus, ma in altri continenti esistono anche animali diversi, quali pipistrelli e sciacalli, che fungono da serbatoio del virus stesso. Il sintomo che più si evidenzia negli animali è il cambiamento di “umore”: l’animale selvatico perde la sua diffidenza e si lascia avvicinare dall’uomo, l’animale domestico diventa aggressivo. Si raccomanda di non dare confidenza agli animali selvatici che, nelle zone infette e a rischio, familiarizzano con le persone.

Per contrastare il diffondersi della malattia si è proseguito nelle vaccinazioni orali delle volpi: è stata effettuata, nelle zone a rischio, la vaccinazione a tappeto degli animali domestici che possono entrare in contatto con l’ambiente silvestre, tra cui tutti i cani e gatti presenti. La pratica vaccinale è altresì attuata in caso di spostamento di cani e gatti all’estero anche al seguito di viaggiatori. Alcuni stati non forniscono dati sui casi di rabbia, si ritiene quindi che questa malattia sia più diffusa di quanto documentato, per cui chi viaggia deve prestare particolare attenzione agli animali domestici e selvatici presenti nel paese ospitante, informandosi preventivamente sulle sue condizioni sanitarie: s’invita specialmente i cacciatori e i viaggiatori con animali al seguito di verificare lo stato vaccinale e sanitario dei propri animali, prima e dopo lo spostamento. Altra categoria di persone a rischio sono i partecipanti a viaggi “natura” in paesi esotici.

La prevenzione della malattia si basa su semplici azioni igienico sanitarie quali pulizia personale, evitare di toccare animali o liquidi biologici di animali sospetti, specialmente quelli che sono indicati come potenziali portatori del virus. Per il contagio deve esserci un contatto fisico con l’agente infettivo, che è facilitato dalla presenza di vie di ingresso quali ferite, abrasioni, tagli anche di poco conto come screpolature alle dita. La vaccinazione umana preventiva è indicata in particolari situazioni di rischio, non è una pratica semplice e deve essere attuata presso centri specializzati. In caso di sospetto contagio il trattamento vaccinale e sierologico deve essere praticato quanto prima in quanto non sortisce alcun effetto quando sono comparsi i sintomi nervosi. Nella tempestività del trattamento anche la localizzazione della via d’infezione è importante: è tanto più pericolosa quanto più è vicina a fasci nervosi come nel volto.