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HPV ed il tumore al collo dell’utero

Il Papillomavirus Umano (HPV) è un virus a DNA responsabile della più comune infezione a trasmissione sessuale; esistono oltre 120 genotipi HPV riconosciuti e classificati in base al tipo di tessuto che sono in grado di infettare.La maggior parte dei virus causa malattie non gravi (es. verruche cutanee), altri inducono tumori benigni (es. condilomi), mentre circa 40 genotipi sono la causa di tumori maligni (cancro della cervice, dell’ano, del cavo orale e di altre aree testa-collo). Il Papillomavirus Umano (HPV) è causa di oltre il 99% dei tumori della cervice.

 TUMORE AL COLLO DELL’UTERO

Il carcinoma cervicale è stato il primo cancro riconosciuto dall’OMS come riconducibile a un’infezione virale, quella da HPV. È il terzo cancro più frequente nella popolazione mondiale femminile, dopo il cancro al seno e al colon retto, mentre è al quarto posto per mortalità, dopo tumore al seno, polmone e colon retto[1]. In Italia il cervicocarcinoma si colloca, invece, al sedicesimo posto sia per incidenza che per mortalità. Questo risultato è il frutto di un’attività di screening in essere già da diverso tempo nel nostro paese, ma potrebbe migliorare ancora grazie all’uso del test HPV come screening primario.

I carcinomi cervicali invasivi sono preceduti da lesioni intraepiteliali asintomatiche. La classificazione istologica più utilizzata è quella CIN (CervicalIntraepithelial Neoplasia) che include CIN1, CIN2, CIN3, ossia lesioni che interessano rispettivamente fino a 1/3, 2/3 e 3/3 dello spessore dell’epitelio. Le CIN3 sono considerate certamente lesioni precancerose. Le CIN1 sono considerate alterazioni benigne che rappresentano l’espressione morfologica della fase proliferativa dell’infezione da HPV oncogeni o non oncogeni, che compaiono a intervallo breve dall’infezione e nella grande maggioranza dei casi regrediscono spontaneamente. Le CIN2 sono considerate da molti una mescolanza di lesioni benigne e precancerose. Una parte delle lesioni precancerose progredisce a tumori invasivi.

 Incidenza

Si stima che circa il 10,3% della popolazione totale sia colpito dal virus HPV. In Italia, studi condotti[2]  in donne di età tra i 17 e i 70 anni, in occasione di controlli ginecologici di routine o di programmi di screening organizzato, mostrano una prevalenza per qualunque tipo di HPV compresa tra 7% e 16%; la prevalenza aumenta al 35-54% in caso di donne con diagnosi di citologia anormale, per raggiungere il 96% in caso di displasia severa o oltre (CIN 2+). Ogni anno, invece, si registrano 3.500 nuovi casi di carcinoma cervicale e 1.000 decessi legati alla patologia[3].

Nei Paesi industrializzati, il picco di prevalenza di HPV coincide con l’inizio dell’attività sessuale e diminuisce all’aumentare dell’età. Il picco di incidenza dei tumori cervicali, invece, in assenza di screening, è intorno ai 50 anni. Questi dati indicano che il tempo medio complessivo tra infezione e comparsa di un tumore sintomatico è mediamente molto lungo.


Diagnosi

Lo screening del carcinoma alla cervice è attivo in Italia dal 2002[4], l’obiettivo dei programmi di screening è di definire il rischio individuale a sviluppare questa patologia. All’interno della popolazione femminile tra i 25 e i 64 anni (19.538.000), i programmi di screening coinvolgono 13.538.080 di donne.

Per molto tempo il PAP test è stato il test di base per lo screening primario, mentre le nuove linee guida HTA dell’agosto 2012, “Ricerca del DNA di Papillomavirus umano (HPV) come test primario per lo screening dei precursori del cancro del collo uterino”, prevedono il  test molecolare per l’HPV come test di screening primario.

Esiste una chiara evidenza scientifica che uno screening con test clinicamente validati per il DNA di HPV oncogeni come test di screening primari e con un protocollo appropriato è più efficace dello screening basato sulla citologia nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero.


[1] http://globocan.iarc.fr/factsheet.asp#WOMEN

[2] http://www.epicentro.iss.it/focus/hpv/hpv.asp