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Herpes Zoster, Sardegna e Liguria pronte con il nuovo vaccino

(Adnkronos) – Nelle due regioni, si amplia la platea dei destinatari del vaccino contro il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”, che include anche i pazienti immunodepressi: un vantaggio terapeutico per due regioni ad alto tasso di over 65.

Prevenire l’herpes zoster è oggi un obiettivo facilitato dall’introduzione in Italia di un nuovo vaccino, che consente alle persone dai 50 anni in su di ridurre sensibilmente l’incidenza della malattia. Sebbene la patologia non abbia esiti letali, può comportare conseguenze che incidono sulla qualità della vita, specie se si parla di nevralgia post-erpetica. Una eventualità che diventa ancora più pesante nei pazienti anziani: ed è anche per questo motivo che due regioni come la Sardegna e la Liguria, la cui popolazione in età avanzata è statisticamente rilevante, è stato da poco introdotto questo nuovo strumento di prevenzione. Se infatti la media nazionale degli italiani tra i 65 e gli 84 anni, secondo i dati Istat del gennaio 2021, si attesta infatti al 16%, in Sardegna essa riguarda il 21,2% della popolazione, mentre per la Liguria si raggiunge il 23,5%.

Anche per tali ragioni demografiche, le due regioni hanno approvato l’acquisizione del nuovo vaccino ricombinante adiuvato, che amplia gli strumenti di prevenzione contro il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”. “Per la Sardegna non si tratta di un vaccino totalmente nuovo, dato che abbiamo partecipato alla sperimentazione multicentrica, che ha coinvolto diversi Paesi – dichiara Gabriele Mereu, responsabile del servizio di vaccinoprofilassi dell’Ats Sud Sardegna -. Rispetto a quello già presente sul mercato e in uso, possiamo fare un passo in più e ampliare la platea, dato che si può impiegare dai 18 anni in su e anche in persone immunodepresse a causa di patologie o per l’uso di terapie immunosoppressive”.

La Regione Sardegna a fine settembre ha emesso una determina di acquisto di un primo lotto del nuovo vaccino ricombinante adiuvato, che sarà somministrato gratuitamente per i pazienti fragili affetti da diabete, cardiopatie, broncopneumopatie, o in terapia immunosoppressiva, in modo da estendere la profilassi alla popolazione esclusa finora, dato che il vaccino vivo attenuato in uso da qualche anno non è utilizzabile in questi casi. “Gli immunodepressi in Sardegna sono decine di migliaia e la somministrazione avverrà nei centri in cui sono già seguiti, quindi ospedali, poliambulatori, case di cura, in supporto alla rete dei medici di medicina generale – sottolinea Mereu -. In regione adottavamo una logica di rete già prima della pandemia, ma l’emergenza ha confermato che i medici di famiglia e gli specialisti sono fondamentali per indirizzare il paziente e per somministrare il vaccino. Una gestione integrata tra ospedali e territorio dà migliori risultati sul piano organizzativo e clinico”.

Se il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 prevedeva un obiettivo del 50% per la popolazione target dei sessantacinquenni, in questi anni una tale percentuale non è mai stata raggiunta “e in Sardegna partiamo da dati bassissimi. D’altronde in emergenza Covid l’attenzione è rivolta soprattutto per prevenire patologie più pericolose dell’herpes zoster – rimarca Mereu -. Anche per la vaccinazione contro l’influenza e lo pneumococco si deve lavorare per raggiungere gli obiettivi fissati dal Ministero. A maggior ragione credo che i medici di medicina generale siano da coinvolgere in tutta Italia per cambiare rotta”. Nei prossimi mesi quindi i cittadini sardi potranno beneficiare di due strumenti di prevenzione contro il fuoco di Sant’Antonio. “Valuteremo se proseguire con entrambi i vaccini o se optare per quello più innovativo – conclude Mereu -. Al momento li avremo entrambi, però nelle prossime gare sarà prioritario garantire la copertura di una popolazione immunodepressa finora rimasta esclusa”.

Il nuovo strumento di protezione è stato scelto recentemente anche dalla Regione Liguria, che conta una popolazione target di nati nel 1956 pari a ventimila soggetti. “Nel 2021 un migliaio di persone nella fascia dei 65 anni ha ricevuto il vaccino vivo attenuato: adesso che abbiamo un’arma più efficiente possiamo includere anche pazienti immunocompromessi, a partire dai 18 anni di età – sottolinea Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di Igiene dell’Ospedale San Martino e referente ligure per l’Istituto Superiore di Sanità -. Ora siamo nella fase iniziale per cui la Regione Liguria ha scelto di includere il vaccino contro l’herpes zoster insieme a quelli contro l’influenza e lo pneumococco, un cosiddetto ‘tris della salute’. Per avere coperture migliori è stato sottoscritto un accordo con i medici di medicina generale, che possono vaccinare, informare e indirizzare i loro assistiti”.

Anche in Liguria l’obiettivo di coperture al 50% per i sessantacinquenni è un traguardo ambizioso. “Tutta Italia si ritrova distante da questo risultato, ma va tenuto conto che già prima dell’inserimento di questo parametro nel Piano nazionale di prevenzione 2017-2019 alcune regioni, come Puglia, Calabria, Sicilia e Liguria, avevano incluso la vaccinazione contro l’herpes zoster”, prosegue Icardi che aggiunge: “La corte target degli over 65 era già intorno al 25%, dato insufficiente ma che indica l’avvio di un piano anche informativo per la popolazione”.

Spesso i cittadini percepiscono la patologia come poco rilevante, però le conseguenze non sono sempre curabili. “Da uno studio multicentrico coordinato a Genova emerge che un 5-6% di pazienti colpiti dall’herpes zoster dopo un anno di distanza hanno ancora dolore intenso anche al solo sfioramento. Nella nostra esperienza, i familiari di chi ha avuto il Fuoco di Sant’Antonio sono i migliori testimonial della vaccinazione. Infatti – conclude – sono i primi a chiederne la somministrazione, dopo aver visto quanto possa essere doloroso”.