Vai al contenuto

Ginecologia: solo il 20% delle donne immigrate si sottopone a controlli

giovani4Solo il 20% delle under 20 d’origine straniera, che risiede nel nostro Paese, è andata almeno una volta dal ginecologo. Il 70% delle loro coetanee italiane invece si è sottoposta alla visita con lo specialista. Una mancata integrazione di queste giovani, all’interno del nostro sistema sanitario nazionale, che preoccupa. Infatti il 34% degli aborti in Italia è praticato da un’immigrata. E’ questo il quadro tracciato oggi dalla Società Italiana della Ginecologia e Ostetricia (SIGO) in un incontro con i giornalisti per la presentazione del 91° congresso della Società scientifica dal titolo La Salute al Femminile Tra Sostenibilità e Società Multietnica che si svolgerà a Roma dal 2 al 5 ottobre 2016.

“Sul territorio nazionale vivono più di 1 milione e 700mila straniere in età fertile – afferma il prof. Paolo Scollo presidente nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO). Oltre 155mila hanno meno di 20 anni. Nella stragrande maggioranza dei casi queste ragazze si rivolgono a noi quando è già troppo tardi. Per esempio ci chiedono la pillola del “giorno dopo” o di altri contraccettivi d’emergenza. Alla base manca una corretta cultura della prevenzione”.

“Le giovani straniere sono una delle categorie più esposte al rischio di comportamenti sessuali non responsabili – sostiene il prof. Giovanni Scambia Direttore del Dipartimento Tutela della Salute della Donna della Cattolica di Roma e presidente del prossimo congresso SIGO. “Infatti- continua- il loro tasso di abortivita’ è più del doppio di quello registrato tra le italiane di pari età. Per invertire questa pericolosa tendenza bisogna aumentare il livello di informazione avviando corsi specifici di educazione alla sessualità ed affettività”. “E’ possibile realizzarli rafforzando la rete dei consultori – prosegue Scollo.

Grazie a queste strutture negli ultimi 40 anni milioni di cittadini hanno ricevuto assistenza. Adesso però è necessario migliorare la loro situazione qualitativa e quantitativa. Tutti gli abitanti del nostro Paese, italiani e non, hanno un grande bisogno di una corretta informazione sulla preservazione del proprio benessere”.

“Le differenze culturali non favoriscono l’afflusso di donne nei nostri ambulatori – sostiene il prof. Enrico Vizza segretario nazionale SIGO e presidente del prossimo congresso SIGO . Il primo problema della lingua. Il 13% degli stranieri afferma di avere difficoltà nello spiegare correttamente in italiano i propri disturbi ad un medico. Per avvicinare a noi questi strati della popolazione dobbiamo puntare sulle “seconde e terze generazioni” di immigrati. Sono cittadini a tutti gli effetti nati e cresciuti nel nostro Paese e che parlano correttamente la nostra lingua. Spesso e volentieri fanno da tramite per la traduzione, la comunicazione e l’informazione e non solo in ambito medico-sanitario. Sono dunque un’importante risorsa insostituibile”. “L’Italia è un Paese sempre più multi-etnico – affermano i proff Scollo, Vizza e Scambia -. I cittadini d’origine straniera rappresentano ormai più del 8% di tutta la popolazione. Noi ginecologi dobbiamo aggiornare le nostre conoscenze alla luce di questi fenomeni. Per questo la nostra società scientifica ha deciso di mettere al centro del suo prossimo congresso nazionale il benessere e la salute delle immigrate”.

La SIGO è una fra le più antiche associazioni scientifiche italiane. Attualmente conta circa 6.000 soci e oltre 30 società e associazioni federate (tra cui l’AOGOI, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani e AGUI, Associazione Ginecologi Universitari Italiani). Da anni è impegnata in campagne e iniziative dedicate al benessere e alla salute femminile. Negli ospedali del nostro Paese un parto su cinque è svolto da una donna di origine straniera. Il 26% è originaria dell’Unione Europea, il 25% proviene invece dall’Africa. Seguono l’Asia (18%) e il Sud-America (8%). L’età media delle madri è di 29 anni contro i 32 delle italiane. “L’immigrazione ha portato al confronto culture molto differenti per quanto riguarda la sessualità, maternità o il ruolo della donna all’interno della società e famiglia – sottolinea il prof. Vito Trojano presidente nazionale dell’AOGOI.

Tra i vari medici specialisti noi ginecologi siamo quelli che più di tutti hanno a che fare con queste diversità. Dobbiamo imparare a gestire questo delicato aspetto della nostra professione. L’integrazione dei nuovi cittadini può cominciare nei reparti materno-infantili dove sempre più neonati vengono al mondo con nomi e cognomi non italiani”. “Il 48% delle straniere che partoriscono da noi hanno una scolarità medio-bassa – aggiunge il prof. Nicola Colacurci presidente nazionale AGUI. “Una su due è una casalinga che non lavora. Si tratta dunque di pazienti molto diverse rispetto alle neo-madri italiane che nel 25% dei casi ha una laurea. L’approccio che diamo a queste pazienti deve per forza essere diverso al di là della provenienza geografica”.

“In alcune regioni il personale medico è chiamato ad assistere donne in cerca di asilo politico nel nostro Paese – conclude Scollo. “Arrivano in Italia dopo tremendi e pericolosi viaggi su barconi fatiscenti- continua l’esperto- molte di loro sono in gravidanza, altre ancora dovranno trascorrere molti mesi nei centri di identificazione. All’interno di queste strutture, oltre alla normale assistenza sanitaria, potremmo iniziare un lavoro di educazione alla salute. La SIGO è pronta a fare la sua parte ed offriamo le nostre competenze alle Istituzioni”.