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Fumo passivo, 8 italiani su 10 ignorano che provoca il cancro

pobrane7In Campania il tumore del polmone colpisce ogni anno circa 3.820 persone (40.000 in tutta Italia). È la terza neoplasia più frequente ma gli italiani non sembrano essere ben informati sulle cause: 8 cittadini su 10 non sanno che il fumo passivo può provocare la malattia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che la metà (il 49%) ammette di accendersi spesso una “bionda” in presenza di bambini. E per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare questa patologia. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L’indagine è presentata oggi all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli e fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone. L’iniziativa, promossa dall’AIOM con il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione di pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe), prevede un tour in otto regioni ed è realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim. “Il cancro del polmone si caratterizza di un forte stigma sociale – afferma il dott. Nicola Normanno, Direttore del Dipartimento di Ricerca dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia ‘colpevole’ della sua condizione. In Campania il 22,9% della popolazione fuma regolarmente. Si tratta di un dato superiore alla media nazionale (20,9%). Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei tumori del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”. L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci e in tutti i centri di oncologia della penisola sono stati diffusi due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe, infatti, ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno. “Il 25% della popolazione italiana è esposto ai suoi rischi – afferma il dott. Alessandro Morabito Direttore dell’Oncologia Medica Toraco-Polmonare del Pascale -. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini”.

Una parte importante della campagna è il sondaggio fra oltre 850 specialisti. “Abbiamo condotto questa indagine interna per capire come viene affrontata e trattata la patologia – continua il dott. Normanno -. Il 78% degli oncologi ritiene che questi pazienti siano colpevolizzati, soprattutto se si tratta di fumatori. Inoltre l’86% afferma che lo stigma può influire negativamente sullo stato di salute complessivo. La probabilità di sviluppare una neoplasia polmonare è 14 volte più alta tra i fumatori rispetto ai non tabagisti. Però è fondamentale che il malato avverta la comprensione del personale medico e l’affetto dei familiari. Ben il 95% degli oncologi dichiara di rivolgere domande sul possibile stato di disagio interiore”. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti “big killer” ed è difficile individuarlo in fase iniziale. “Negli ultimi anni – aggiunge il prof. Gaetano Rocco, direttore del Dipartimento Toraco Polmonare dell’Istituto Pascale di Napoli – la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute è aumentata negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. Questi risultati positivi sono dovuti al miglioramento dei trattamenti chirurgici,delle terapie mediche ed anche alla ricerca”. “Tra i nuovi farmaci – prosegue il dott. Morabito – gli inibitori del recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR) e del recettore ALK hanno consentito di ottenere risultati estremamente positivi in selezionati gruppi di pazienti. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo perché è in grado di inibire in maniera irreversibile l’EGFR.

“I progetti focalizzati sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sulla patologia rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. La nostra azienda è orgogliosa di collaborare con AIOM e poter contribuire alla realizzazione di questo importante progetto – conclude la dott.ssa Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim -. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili”.

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