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Forlì a fianco dell’Egitto per combattere il mesotelioma pleurico ed il tumore localmente avanzato del polmone

Un’asse Egitto-Forlì per combattere il mesotelioma pleurico ed il tumore localmente avanzato del polmone. Il dott. Marco Taurchini, dell’U.O. diChirurgia Toracica dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni”, diretta dal dott. Davide Dell’Amore, è, infatti, l’unico italiano invitato alla “Sun Conference 2012” promossa, il 20 e il 21 dicembre, ad Alessandra d’Egitto, dal Dipartimento oncologico della locale Università. Il meeting, pur concentrandosi sull’ambito oncologico, avrà un’impronta marcatamente multidisciplinare, richiamando non solo chirurghi, ma anche oncologi, radiologi, radioterapisti, patologi, e cercando di focalizzare i diversi aspetti della patologia neoplastica in campo pediatrico, gastro-intestinale, toracico, e della mammella.

Il dott. Taurchini interverrà con due relazioni: una sul ruolo della chirurgia del mesotelioma e l’altra sul ruolo della chirurgia dopo terapia neoadiuvante (cioè radio o chemioterapia) nel tumore del polmone localmente avanzato. In entrambi i campi, infatti, l’U.O. di Chirurgia Toracicaforlivese ha sviluppato una considerevole esperienza. «Dal 2007 ad oggi, abbiamo operato 40 casi di mesotelioma e 59 di tumore localmente avanzato del polmone – commenta il dott. Taurchini – considerato che sono entrambe patologie rare, si tratta di buone casistiche; basti pensare, ad esempio, che il solo lavoro scientifico randomizzato sul mesotelioma, il Mars Trial, si basa su una casistica di 50 pazienti, raccolti da più centri». Per questo, i colleghi d’Alessandria hanno chiesto un contributo all’equipe forlivese, di cui già conoscevano l’attività in quanto un collega egiziano, nei mesi scorsi, ha svolto uno stage presso l’unità del dott. Dell’Amore. «In Egitto sono interessati ad approfondire gli aspetti più innovativi a livello diagnostico e radioterapico, visto che, nel paese, non sono ancora molto diffusi i trattamenti con chemio o radioterapia – spiega il dott. Taurchini – Dal punto di vista chirurgico, invece, nella mia relazione cercherò di comunicare quelle che, a livello internazionale e in base alla nostra esperienza, sono le ultime indicazioni in materia. Per quanto riguarda il mesotelioma, sottolineerò come, oggi, si cerchi di evitare di ricorrere sempre, dopo la terapia neoadiouvante, al completo svuotamento dell’emitorace, limitandosi piuttosto alla rimozione della sola pleura: si è dimostrato, infatti, che, a parità di sopravvivenza, questo secondo tipo d’intervento è molto meno pesante per il paziente». Sull’argomento, d’altronde, l’attenzione è massima, per diversi motivi. «In primo luogo, perché non abbiamo ancora raggiunto livelli di sopravvivenza soddisfacenti – afferma il dott. Taurchini – certo, con l’introduzione della terapia neodiuvante, siamo passati da 4 a 20-30 mesi di sopravvivenze medie, tuttavia il decorso post-operatorio resta molto complicato, poiché, trattandosi di un intervento demolitivo, si registrano alte mortalità e morbilità, nonché tempi di degenza lunghi. In secondo luogo, l’incidenza è in costante crescita: essendo una patologia a lenta evoluzione, il picco è previsto in Italia intorno al 2020, e stiamo, quindi, cercando di migliorarci il più possibile per arrivare pronti a tale appuntamento».

Altrettanto ostico è il discorso relativo al tumore localmente avanzato del polmone, per il quale non esistono gold standard. «Fino a qualche tempo fa, l’indicazione generale era operare solo quei pazienti in cui il tumore, dopo la terapia neoadiuvante, mostrasse, attraverso la ri-stadiazione, una franca diminuzione – illustra il dott. Taurchini – si è visto, però, che non sempre Tc e Pet sono affidabili: in alcuni casi, la neoplasia si riduce ma l’esame non lo evidenzia in maniera esatta. Per questo motivo, si è deciso di operare anche chi, apparantemente,  ha avuto una risposta parziale alla terapia neoadiuvante: in questo modo, è possibile sottoporre ad un intervento oncologicamente radicale un  20-25% di pazienti in più. Questo sarà il messaggio che comunicherò anche alla “Sun Conference”».Con la partecipazione del dott. Taurchini al congresso d’Alessandria, il centro del dott. Dell’Amore intensifica così la propria già fitta rete di contatti internazionali. «L’invito al dott. Taurchini è motivo di prestigio per tutta la nostra unità – commenta il direttore – e costituisce, inoltre, una grande opportunità per la scuola di chirurgia toracica forlivese, chiamata a fornire il proprio bagaglio d’esperienza e conoscenza in un consesso così qualificato, che vede partecipare esperti da tutto il mondo».

 

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