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Fondazione Giovanni Paolo II: nuovi traguardi in radioterapia oncologica

download (13)Un nuovo traguardo è stato raggiunto alla Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II dalla fisica applicata in campo clinico-oncologico. Un filone di ricerca condotto negli ultimi anni dalle Unità Operativa di Fisica Sanitaria e di Radioterapia Oncologica ha mostrato importanti risultati nell’ambito della Assicurazione di Qualità e sicurezza applicata in Radioterapia Oncologica. Il lavoro scientifico che riporta i risultati clinici iniziali è stato pubblicato sulla rivista Physica Medica European Journal of Medical Physics.

“Siamo – dice il Dottor Savino Cilla, primo autore del lavoro e responsabile della U.O. di Fisica Sanitaria – tra i pochissimi a livello internazionale ad aver elaborato una strategia di controllo diretto della dose erogata al paziente durante il trattamento radioterapico. Questo progetto di durata triennale è stato approvato e finanziato dal prestigioso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ed è nato e maturato nel Centro della Cattolica di Campobasso, in collaborazione con i fisici e i radioterapisti del policlinico Gemelli di Roma, diretti rispettivamente dal Prof. Angelo Piermattei e dal Prof. Vincenzo Valentini. Nel corso del tempo il progetto si è poi sviluppato su scala nazionale con il nome di Diso.

”Sappiamo ormai da un secolo – spiega il Dott. Cilla – che una ben determinata quantità di energia da radiazioni ionizzanti depositata in una massa tumorale può produrre la morte delle cellule (per effetto dei danni arrecati al DNA). Dall’inizio di questa disciplina, ogni sforzo è stato compiuto per massimizzare la cosiddetta finestra terapeutica, cercare, cioè, di irradiare il tessuto neoplastico con il massimo della dose e risparmiare il più possibile i tessuti e gli organi sani circostanti. La continua evoluzione della tecnologia in campo radioterapico consente oggigiorno l’utilizzo di tecniche e strategie di trattamento che erano impensabili solo dieci anni fa. Tali tecnologie, come la radioterapia a modulazione di intensità (IMRT), la radioterapia volumetrica ad arco (VMAT) o la radiochirurgia, sono state implementate nel nostro Centro in questi ultimi anni e consentono trattamenti estremamente complessi e personalizzati. Queste tecniche permettono di irradiare neoplasie di qualunque forma complessa ed irregolare, poste in prossimità di organi sensibili, minimizzando tossicità ed effetti collaterali e nel contempo di incrementare la dose somministrata al tumore rispetto alla Radioterapia tradizionale migliorando così l’efficacia terapeutica del trattamento. Da questo punto di vista, uno dei compiti dei Fisici medici è di ottimizzare il trattamento radioterapico nella consapevolezza che la risposta cellulare tumorale varia rapidamente in funzione della dose somministrata e pertanto è necessaria una elevata accuratezza dosimetrica in tutte le fasi della pianificazione radioterapica. E’ stato infatti dimostrato che anche una incertezza del 5%-10% nella dose assorbita dal tumore può portare alla completa vanificazione del trattamento. I fasci di radiazione utilizzati vengono prodotti da acceleratori di particelle (chiamati Linac) che rappresentano le tecnologie più complesse e costose operanti in ambito ospedaliero”.

“L’interazione tra questi fasci di radiazione e il paziente – spiega il Dott. Cilla – viene simulato prima del trattamento reale da sofisticati programmi di calcolo computerizzati, in grado di lavorare sia un modello virtuale del paziente (le immagini TAC del medesimo, integrate con quelle ottenute con la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) o la Tomografia ad emissione positronica (PET), sia su un modello virtuale dell’acceleratore. Data la complessità dei nuovi trattamenti radioterapici, una lunga serie di verifiche viene eseguita in modo da garantire la perfetta congruenza tra tutte le varie fasi di pianificazione.  Tutti questi controlli avvengono prima del trattamento vero e proprio. Invece durante l’erogazione del fascio radiante e quindi durante l’esecuzione della terapia non ci sono controlli diretti sulla distribuzione della dose nel paziente. Abbiamo realizzato – continua il Dott. Cilla – un complesso algoritmo in grado di monitorare in tempo quasi reale la dose di radiazioni somministrata al paziente e di confrontarla, giorno per giorno, con la dose prescritta per essere clinicamente efficace per la cura del tumore e sicura per il paziente. Per fare ciò misuriamo la radiazione trasmessa al di là del paziente durante il trattamento radioterapico, che viene poi “ricostruita” all’interno del paziente (ad esempio al centro del tumore). I risultati clinici dell’applicazione di questa strategia, soprattutto per i trattamenti più complessi, hanno mostrato la possibilità, in casi di discrepanze con la dose prescritta, di poter attivare immediatamente delle procedure di controllo sull’intero processo”.

“La radioterapia oncologica – afferma il Dott. Francesco Deodato, responsabile della U.O. di Radioterapia – ha oggi ha un ruolo determinante nella gestione di molte forme di cancro per oltre il 60 per cento dei pazienti oncologici. Le nuove sofisticate tecnologie ci consentono ormai di colpire il tumore con radiazioni precise quanto un bisturi. Proprio a causa del suo essere sempre più ‘intelligente’, la radioterapia è oggi, come tutti i sistemi complessi, una procedura non priva di potenziali errori che necessita di approcci metodologici rigorosi per la gestione del Risk Management, rendendo necessari maggiori livelli di preparazione clinica e tecnica, educazione continua e adeguati programmi di controllo di qualità. Recentemente la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato il verificarsi di vari errori in radioterapia, alcuni dei quali verificatisi in alcuni centri di eccellenza americani e francesi. Con questo sistema di dosimetria in-vivo possiamo avere la certezza della dose somministrata ogni giorno al paziente. Questo metodo non solo ci mette al riparo da errori importanti ma ha anche la sensibilità per poter seguire le incertezze intrinseche in un trattamento radioterapico come possono essere il posizionamento del paziente, le sue variazioni morfologiche o la regressione del tumore, fornendo un metodo per correggere ed adattare, nello stesso corso del trattamento, il piano di cura per renderlo sempre più accurato.”

“Siamo molto soddisfatti di questi risultati – conclude il Dott. Cilla – perché essi rappresentano un tentativo riuscito di combinare innovazione tecnologica, assicurazione di qualità e pratica clinica. Dal nostro punto di vista, ogni attività e ogni azione che si ponga come obbiettivo la rilevazione di errori anche minimi va assolutamente implementata per proporre al paziente trattamenti radioterapici non solo sempre più sofisticati ma anche più sicuri ed efficaci”.