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Foglietti “Rosa” dei farmaci per illustrare gli effetti collaterali che colpiscono le donne

Un sistema sanitario capace di promuovere una medicina sempre più personalizzata e di “vedere” le differenze tra uomini e donne nella risposta alle malattie e alle terapie, per tradurle nella pratica clinica, secondo i princìpi della Medicina di Genere.  È quanto emerge dalla ricerca Conoscenza, rilevanza e prospettive della Medicina di Genere in Italia, presentata oggi nell’ambito del Simposio promosso dal GISeG – Gruppo Italiano Salute e Genere, insieme a Novartis. La grande maggioranza degli operatori sanitari italiani è consapevole delle implicazioni mediche della differenza uomo/donna e chiede di promuovere la ricerca di genere: va in questa direzione Gender Attention, il primo studio osservazionale di Medicina di Genere promosso da un’industria farmaceutica, Novartis, con l’obiettivo di valutare in modo specifico l’influenza del genere sulla differente incidenza di effetti collaterali in persone affette da psoriasi, che in sole 7 settimane ha fatto registrare il 100% delle adesioni dei centri clinici.

Gli attori della sanità italiana sono pronti a recepire e praticare i princìpi della Medicina di Genere, che può rappresentare un’innovativa opportunità per il sistema sanitario. La grande maggioranza dei decisori e medici specialisti chiedono alle istituzioni che nella pratica clinica vengano concretamente riconosciute le differenze specifiche tra uomini e donne, in modo da assicurare a tutti la terapia più appropriata.È quanto emerge dalla ricerca Conoscenza, rilevanza e prospettive della Medicina di Genere in Italia, condotta su un vasto campione di operatori sanitari italiani – decisori, amministratori, medici delle principali specializzazioni e farmacisti – e presentata oggi a Roma, nel corso del Simposio La salute della differenza promosso dal GISeG – Gruppo Italiano Salute e Genere, insieme a Novartis. Obiettivo del Simposio è approfondire come dare attuazione nella sanità italiana a un’evidenza ormai consolidata: uomini e donne si ammalano, si curano e rispondono alle terapie in modo diverso e devono quindi essere considerati differentemente al momento della diagnosi e della somministrazione delle cure, così come nella sperimentazione di nuovi farmaci. “Attuare la Medicina di Genere significa assicurare migliore salute a tutti, uomini e donne, adulti e bambini, significa raggiungere l’appropriatezza preventiva e terapeutica declinata nel genere. Naturalmente dobbiamo chiedere ai decisori di rivedere le politiche sociali per la donna”, afferma Flavia Franconi, presidente del GISeG. “Questa ricerca, che ha coinvolto specialisti e decisori sanitari, incoraggia la svolta di genere nella sanità italiana: il sistema sanitario si mostra consapevole e pronto ad adottarne i principi”.

La Medicina di Genere, area disciplinare consolidatasi negli USA già dagli anni ’80, studia il modo in cui l’appartenenza al genere maschile e femminile condiziona lo sviluppo e l’impatto delle malattie e la risposta alle terapie. Una delle sue aree di ricerca riguarda la diversa efficacia delle terapie come il loro impatto in termini di effetti collaterali: in generale, rispetto agli uomini, le donne sono colpite con maggiore frequenza (da 1,5 a 1,7 volte) e in maniera più pesante dagli effetti collaterali dei farmaci. Proprio in questa chiave è in corso Gender Attention, il primo studio osservazionale di Medicina di Genere promosso da un’industria farmaceutica, Novartis, con l’obiettivo di valutare in modo specifico l’influenza del genere sulla differente incidenza di effetti collaterali in persone affette da psoriasi e in trattamento farmacologico come da pratica clinica con ciclosporina.

Nello studio, cui partecipano 52 centri universitari e ospedalieri di dermatologia italiani, sono coinvolte 800 donne e 400 uomini. L’entusiasmo dei ricercatori è stato notevole, facendo registrare, nella metà del tempo medio atteso, in sole 7 settimane, il 100% delle adesioni. I risultati sono previsti nel 2013.

La ricerca presentata oggi dimostra come, nonostante solo da pochi anni sia diventata d’attualità anche in Italia, la Medicina di Genere è ormai conosciuta dagli operatori sanitari anche nel nostro Paese. I dati della ricerca evidenziano che le percentuali più alte di conoscenza si registrano tra i Direttori generali e sanitari (86%) e i farmacisti (80%), ma livelli significativamente elevati si riscontrano anche tra gli specialisti, con percentuali più alte tra gli oncologi (77%) e i neurologi (75%). Il testimone passa adesso ai decisori politici, per tradurre in atti concreti gli orientamenti della Medicina di Genere, raccogliendo la disponibilità e la consapevolezza manifestate dagli operatori sanitari. “Per sviluppare la ricerca di genere, e ottimizzare così terapia e prevenzione rispetto a uomini e donne, si può intervenire su due fronti”, afferma Livia Turco, componente della Commissione Affari Sociali della Camera. “In primo luogo sarebbe opportuno dedicare alla ricerca di genere una quota delle risorse che, in base all’articolo 12 del decreto legislativo 502 (art.12 bis), sono attribuite ogni anno al Ministero della Salute. Inoltre si dovrebbe intervenire sui processi di autorizzazione dei nuovi farmaci, prevedendo di inserire tra i requisiti la clausola che parte dei trial clinici siano effettuati su una quota significativa di donne”.

Concorde la valutazione di Dorina Bianchi, componente della Commissione Lavoro e previdenza sociale del Senato:la medicina di genere rappresenta una nuova prospettiva per il futuro della salute: nonostante gli appelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle oggettive differenze esistenti tra uomini e donne nella cura delle patologie, oggi si continua ad accomunare i due generi in un unico processo di trattamento medico, con un notevole e conseguente svantaggio per le donne”. Dovrebbe essere abbastanza chiaro – aggiunge Bianchi – che occorre più che mai una medicina di genere in grado di apportare le dovute e specifiche cure verso le donne che per il ruolo occupato nella società, vanno sempre più incontro a patologie estremamente specifiche”Ma quali sono in concreto le richieste degli operatori? Circa il 90% degli intervistati reputa necessario introdurre la Medicina di Genere nei percorsi universitari e formare ad hoc gli operatori e circa il 70% si aspetta che nei prossimi cinque anni vengano modificate, tenendo conto dell’approccio di genere, non solo le linee guida vigenti, ma anche i foglietti illustrativi e le schede tecniche dei farmaci.

Dalla ricerca emerge inoltre che l’85% degli intervistati ritiene necessari investimenti da parte dell’industria in progetti dedicati. “Una delle frontiere nella ricerca è oggi rappresentata dallo sviluppo di terapie sempre più personalizzate, in grado di migliorare la salute di ogni essere umano nel rispetto delle sue specificità – dichiara Philippe Barrois, amministratore delegato e Country President di Novartis Italia. Da questo punto di vista, l’osservazione delle diversità di genere può offrire un contributo determinante e per questo abbiamo avviato Gender Attention, il primo studio di genere promosso da un’azienda farmaceutica in Italia. La prospettiva di genere rappresenta per l’industria una opportunità per sostenere la ricerca clinica: ci auguriamo che il sistema sanitario e le istituzioni supportino questi sviluppi, favorendo l’accesso alle terapie innovative a beneficio dei pazienti”.Nel futuro della sanità italiana, sempre più le differenze di genere faranno, dunque, la differenza nel percorso di una medicina sempre più a misura di persona.Maggiori informazioni sulla Medicina di Genere e sullo studio ‘Gender Attention’ sono disponibili sul sito www.medicinagenere.org