Vai al contenuto

Fecondazione assistita: cade divieto per coppie fertili con patologie genetiche

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma contenuta nella Legge 40, che stabiliva per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche il divieto di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).

fecondazione-eterologa-legge-e1402045770635La questione era iniziata lo scorso 14 aprile, quando, con due distinte ordinanze, il tribunale di Roma aveva rimesso il caso alla Corte Costituzionale, in seguito all’avvio di due procedimenti da parte di due coppie (Maria Cristina Paoloni e Armando Catalano, Valentina Magnanti e Fabrizio Cipriani) a cui era stato negato l’accesso alla diagnosi pre-impianto, nonostante fossero portatrici sane di gravi patologie genetiche. Prima di questa sentenza, la Legge 40 garantiva l’accesso alle tecniche di PMA solamente alle coppie sterili; l’unica alternativa per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche per evitare di trasmettere patologie genetiche era quindi l’interruzione di gravidanza, in seguito a indagine prenatale. Secondo Filomena Gallo, avvocato delle coppie coinvolte e segretario dell’associazione Luca Coscioni, si tratta di una sentenza che rispetta il diritto alla salute e il principio di uguaglianza.

Secondo dei dati diramati dall’agenzia Ansa, sarebbero circa 2000 ogni anno le coppie fertili portatrici di malattie genetiche che da oggi potrebbero accedere alla Legge 40 per evitare la trasmissione della malattie. Bisognerà ora aspettare la comunicazione ufficiale della Corte per comprendere le motivazioni che hanno spinto i giudici della Consulta a dichiarare tale norma incostituzionale. Nicoletta Piaccia