Vai al contenuto

Fascite plantare: conoscerla per curala

Da sempre etichettata come un disturbo di calciatori e giocatori di basket che sollecitano molto gli arti inferiori, si sta diffondendo tra categorie insospettabili, complici i sempre più diffusi difetti anatomici del piede e la pessima abitudine di indossare tacchi alti, infradito o ballerine. E’ la fascite plantare, infiammazione delle fibre della pianta del piede che può rendere dolorose le attività più semplici come salire e scendere le scale.

A cura di Valeria Tagni, consulenza del Dottor Stefano Santini, Dirigente di 1° livello dell’ Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale “S. Bortolo” di Vicenza

Il disturbo si annuncia con il più classico dei sintomi: il dolore, più intenso al risveglio e localizzato nella parte interna del tallone. Durante la giornata può affievolirsi fin quasi a scomparire per poi ricomparire a fine giornata quando il piede è stanco o dopo uno sforzo. Allo stesso modo nello sportivo è più intenso durante le prime fasi di allenamento.

PREPARIAMO IL PIEDE AD AFFRONTARE LA GIORNATA

“Un buon esercizio per allenare il piede a sopportare lo stress è lo stretching, sia della fascia plantare che del tendine di Achille. Gli esercizi devono durare almeno 1-2 minuti, da ripetere almeno 10 volte durante la giornata. E’ importante però rimanere entro la soglia del dolore per evitare un aggravamento dei sintomi – spiega Santini. – Nei soggetti che presentano qualche anomalia, ad esempio piede piatto o cavo, può essere utile un plantare ortopedico su misura che aiuta la postura corretta e riduce lo sforzo” conclude l’esperto.

SE LA GINNASTICA NON BASTA: TERAPIE NON INVASIVE

“Il primo approccio terapeutico è sicuramente non chirurgico – afferma l’esperto; – consigliamo l’uso di talloniere di silicone per un buon appoggio del tallone nella calzatura, la quale deve avere suola morbida e tacco di almeno 2 centimetri. Nelle fasi acute è necessario applicare ghiaccio per almeno un’ora la sera e ricorrere ad una terapia di antinfiammatori per 3-4 giorni. Utili anche gli ultrasuoni associati a laserterapia oppure Tecarterapia” (Ndr: una nuova forma di terapia che riattiva i naturali processi riparativi e antinfiammatori senza proiezione di energia radiante dall’esterno: i tessuti vengono sollecitati agendo dall’interno.).

L’OPZIONE CHIRURGICA: RAPIDA E RISOLUTIVA

“Il trattamento non chirurgico è efficace nell’80% dei casi – spiega Santini – o addirittura nel 90-95% se accompagnato da 2-3 infiltrazioni cortisoniche, da non eseguire direttamente nella fascia plantare o nel tendine di Achille ma nell’inserzione fasciale sul calcagno (pazienti diabetici e ipertesi vanno trattati con cautela). Se però questo tipo di intervento fallisce, l’esperto potrebbe consigliare la chirurgia dopo aver eseguito esami radiologici di secondo livello come RMN o scintigrafia ossea trifasica. L’intervento consiste in una fasciotomia plantare o rilascio della fascia, ottenuto praticando  una piccola incisione di 3 centimetri sul tallone o una mini-incisione di 1 cm con tecnica percutanea, non invasiva. In entrambi i casi bastano un Day Hospital e l’anestesia periferica; il paziente dovrà usare le stampelle per 2-3 giorni e dopo 15 giorni potrà tornare alla guida e alle attività normali. L’attività sportiva invece è bandita per 2 mesi”.

IL CONSIGLIO DELL’ESPERTO

“E’ importante precisare che talvolta dolore al tallone e fascite plantare sono la spia di malattie reumatiche o sistemiche quali artrite reumatoide, psoriasi e gotta; in questi casi il trattamento dovrà tenere in considerazione anche la terapia della malattia di base”.

www.orthopedika.it