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Esperto Sime, ‘ritocchi ormai chiesti da millennials fino a over 85’

Roma, 17 mag. (AdnKronos Salute) –

“Dai millennials, i nativi digitali sempre col cellulare in mano, influenzati dall’immagine di sé restituita dai selfie, fino agli over 85, che sono sempre più in salute e rivolgono oggi attenzione anche all’estetica. Quello che richiede un ‘ritocco’ al medico estetico e’ ormai un pubblico davvero ampio, fatto di donne ma anche di molti uomini, giovanissimi e anziani, ai quali va spiegato quali sono i limiti per avere risultati soddisfacenti”. A spiegarlo e’ Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime), riunita da oggi fino a domenica a Roma per il XL congresso nazionale.

“Molto e’ cambiato – spiega – nelle richieste e nell’approccio del paziente nei confronti della medicina estetica. Dopo anni in cui il risultato naturale era considerato scontato, necessario, ma non reale, oggi di eccessi se ne vedono veramente pochi e si va verso un effetto di naturalezza vera. L’obiettivo e’ di arrivare a far portare bene la propria età e non ringiovanire a tutti i costi. L’età di chi si rivolge ai nostri studi sta avanzando, perché si vive di più e bene. Io ho pazienti anche oltre gli 85 anni, giocano a bridge, viaggiano e vogliono sentirsi bene. Non possono però fare le stesse cose di una 40enne, non possiamo pensare di combattere le rughe nell’anziano, ma possiamo gestirle, occupandoci della qualità della pelle, che ingrigisce, diventa opaca”. (Segue)

“Dall’altra parte – prosegue l’esperto – ci sono i millennials, donne e uomini nati nell’epoca dello smartphone: tutti si fanno i selfie, che però mettono in evidenza inestetismi che non ci sono, perché le inquadrature sono innaturali. E non sempre e’ necessario correggerli. Anche i filtri e le app alterano la nostra immagine, magari ci migliorano, ma poi non si può pensare di diventare veramente così, tutti delle star del cinema. Come medici estetici ci troviamo a dover spiegare che il difetto che ci viene mostrato in una foto è stato creato dalla prospettiva dell’inquadratura o dalla distorsione dovuta alla distanza focale dell’obiettivo, e che in realtà non esiste affatto. Non sono solo i tratti del volto a essere alterati dalle fotocamere degli smartphone, tutto il corpo viene modificato da questo tipo di obiettivo”.

“D’altro canto – conclude – non è raro chi sui social sappia sfruttare la propria ‘selfie face’ e in generale la propria immagine, riesca a farne una vera e propria carriera. Quindi sono in aumento le richieste di interventi mirati a ‘venire bene in foto’, più che all’apparire al meglio nella vita di tutti i giorni. Ma in fondo, anche quella sui social network è vita di tutti i giorni”.